Elettricità Futura chiede l’attenzione dell’Europa. L’associazione non ci sta su quanto sta accadendo in Sardegna è ha presentato una denuncia alla Commissione europea per sollecitare l’avvio di una procedura di infrazione rispetto la Legge Regionale n. 5/2024. Con essa difatti la Regione Sardegna istituisce il divieto di realizzare nuovi impianti di produzione e accumulo di elettricità rinnovabile fino a 18 mesi.
Nella denuncia viene illustrato come la moratoria sia “in insanabile contrasto con l’intero quadro giuridico europeo in materia di produzione di energia rinnovabile”.
Gli articoli europei a contrasto con la legge della Sardegna:
- il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (articoli 4, 49, 56 e 194);
- la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (articolo 16);
- la Direttiva UE 2018/2001 (“Direttiva RED”, articoli 15, 16 ter e 16 septies).
Quest’ultimo prevede “L’obbligo per gli Stati membri di attuare il principio della prevalenza dell’interesse alla realizzazione e all’esercizio di impianti rinnovabili rispetto a interessi concorrenti sino al raggiungimento della neutralità climatica. Si tratta di un principio di Diritto comunitario per il quale una norma di uno Stato membro adottata in violazione di esso – come è la moratoria della Sardegna – dovrebbe indurre le Amministrazioni, tra cui il MASE, e i Giudici a disapplicarla” spiega la nota stampa dell’Associazione.
La sfida climatica chiede azione
“Se già nel complesso il nostro Paese non è certo vicino alla neutralità climatica”, dichiara Agostino Re Rebaudengo, presidente Elettricità Futura, “lo è ancora meno la Sardegna, che oggi soddisfa i suoi fabbisogni elettrici per oltre il 70% con fonti fossili, tra cui il carbone, uno dei combustibili più inquinanti e climalteranti a cui dovrà dire addio entro il 2028 proprio grazie agli impianti rinnovabili e ai sistemi di accumulo di cui oggi vieta lo sviluppo”.
Intanto Elettricità Futura plaude alla impugnazione della moratoria sarda da parte del Governo definendola: “un segnale a tutte le Regioni, tenute ad emanare le leggi attuative del DM Aree Idonee”.
“Auspico che le Regioni vi leggano una chiamata alla responsabilità e lavorino per sviluppare i nuovi impianti rinnovabili necessari a raggiungere i target regionali fissati dal DM Aree Idonee. Nel caso della Sardegna, l’obiettivo è installare oltre 6 GW aggiuntivi al 2030 (rispetto a quanto installato al 31 dicembre 2020): per raggiungerlo dovrebbe installare 1 GW all’anno, quando invece negli ultimi anni ne ha installato circa 0,2 GW all’anno. Cioè dovrebbe fare 5 volte di più all’anno, anziché bloccare tutto” aggiunge Re Rebaudengo.
Perché una moratoria climatica
“Abbiamo ritenuto opportuno denunciare la moratoria alla Commissione europea, in primis, perché contrasta con l’ordinamento europeo, ma anche per mandare un messaggio chiaro e di portata più ampia: l’Italia è tenuta ad attuare le Direttive europee, RED II e RED III, emanando provvedimenti con esse coerenti.
Duole constatare che non solo la moratoria della Sardegna, ma anche gli ultimi provvedimenti del Governo, come il DL Agricoltura, il DM Aree Idonee e il D.lgs sui regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili (da alcuni chiamato Testo Unico delle rinnovabili), sono in contrasto con la normativa europea e rendono impossibile il raggiungimento del target rinnovabili 2030. Il Pianeta è sull’orlo del baratro, anche secondo l’allarme appena ribadito dall’ONU. È incredibile l’ostinazione del nostro Paese nel frenare la transizione energetica”.
L’Associazione aggiunge che “farà valere, in ogni possibile sede, la necessità che l’Italia e le sue Regioni rispettino pienamente le norme europee”.
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