“Da un lato, tutelare e migliorare la salute delle foreste esistenti, in particolare quelle primarie; dall’altro, espandere in modo significativo la superficie forestale mondiale, all’insegna della sostenibilità e della biodiversità”. Sono questi i due obiettivi principali di una comunicazione adottata dalla Commissione Europea lo scorso 24 luglio. Un documento con cui viene delineato un nuovo quadro di azioni volte a proteggere e ripristinare le foreste del pianeta.
Le cinque priorità fissate
La Commissione ha individuato in particolare cinque priorità:
- ridurre l’impronta dei consumi dell’UE sul suolo e incoraggiare il consumo di prodotti provenienti da catene di approvvigionamento che non contribuiscano alla deforestazione nell’UE;
- collaborare con i paesi produttori per diminuire la pressione sulle foreste e spingere l’UE verso una cooperazione allo sviluppo che non sia causa di deforestazione;
- rafforzare la cooperazione internazionale per arrestare la deforestazione e il degrado forestale e promuovere il ripristino delle foreste;
- riorientare i finanziamenti verso pratiche più sostenibili di uso del suolo;
- sostenere la disponibilità, la qualità e l’accesso alle informazioni sulle foreste e le catene di approvvigionamento dei prodotti e promuovere la ricerca e l’innovazione
Foreste, polmone verde del pianeta
“Le foreste sono il polmone verde del pianeta ed è nostra responsabilità prendercene cura – sottolinea in una nota Frans Timmermans, Primo vicepresidente responsabile per lo Sviluppo sostenibile – se non le proteggiamo sarà impossibile raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati in materia di clima. Benché le più grandi foreste primarie al mondo non si trovino sul territorio dell’Unione, il comportamento di ciascuno di noi e le nostre scelte politiche possono fare la differenza. Oggi abbiamo dimostrato ai nostri cittadini e ai partner mondiali che per i prossimi cinque anni e oltre l’UE è pronta ad assumersi un ruolo di primo piano in questo settore.”
Deforestazione, fenomeno in crescita
La deforestazione è un fenomeno in continua crescita su scala globale. Tra il 1990 e il 2016 sono andati persi 1,3 milioni di chilometri quadrati di superficie forestale, equivalenti a circa 800 campi da calcio l’ora. Tra i principali responsabili di questa situazione c’è la domanda di alimenti, mangimi, biocarburanti, legname e altri prodotti. Le emissioni di gas serra connesse a questa pratica sono la seconda causa di cambiamento climatico.
Olio esausto da cucina e deforestazione
Secondo uno studio condotto da NNFCC – The Bioeconomy Consultants, recentemente si è verificato una crescita rilevante della quantità di olio da cucina esausto, per lo più di palma, che viene importato dall’Asia nel Regno Unito. Da questo olio si ottiene poi il biodiesel, un biocarburante con un ridotto impatto ambientale. Tuttavia, spiegano gli esperti, il timore è che la massiccia richiesta di olio di palma in queste zone favorisca il disboscamento e il conseguente aumento delle emissioni di CO2. Uno scenario allarmante se si pensa che l’olio esausto da cucina riveste un ruolo chiave nella produzione di biodiesel nel Regno Unito e nel resto dei Paesi Europei. Nello specifico tra il 2011 e il 2016 c’è stato un aumento del 360% nell’uso di olio esausto da cucina per la produzione di questo tipo di carburante green.
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