Eni SpA è stata condannata dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato, a pagare una multa di 5 milioni di euro per la diffusione di messaggi pubblicitari ingannevoli usati nella campagna promozionale sul carburante carburante Eni Diesel+.
È quanto ha stabilito l’Autorità nell’adunanza del 20 dicembre 2019, si legge in una nota stampa diffusa oggi, per aver provocato nel consumatore “confusione fra il prodotto pubblicizzato EniDiesel+ e la sua componente biodiesel HVO (Hydrotreated Vegetable Oil), chiamata da Eni ‘Green Diesel’, attribuendo al prodotto nel suo complesso vanti ambientali che non sono risultati fondati”.
Comunicazione ingannevole per due motivi: “l’affermazione del positivo impatto ambientale connesso al suo utilizzo” e le “caratteristiche di tale carburante in termini di risparmio dei consumi e di riduzioni delle emissioni gassose”.
L’uso dei termini “Green Diesel”, “componente green” e “componente rinnovabile” e dei claim “aiuta a proteggere l’ambiente. E usandolo lo fai anche tu, grazie a una significativa riduzione delle emissioni” rappresentano una comunicazione errata. “Un gasolio per autotrazione (…) per sua natura è altamente inquinante e non può essere considerato ‘green’”, si legge nella nota.
Le attività istruttorie, prosegue l’Autorità, non hanno confermato nessuna delle caratteristiche del prodotto pubblicizzate dalla società: la riduzione delle “emissioni gassose “fino al 40%”, dei consumi “fino al 4%” e delle “emissioni di CO2 del 5% in media”. Su quest’ultimo punto, prosegue la nota, “non era adeguatamente chiarito che il vanto di una riduzione delle emissioni di CO2 era riferito all’intero ciclo del prodotto”.
Un altro aspetto che non è risultato veritiero riguarda “la natura di prodotto orientato alla protezione dell’ambiente”: “Nei messaggi si lasciava intendere che le vantate caratteristiche migliorative del prodotto (…) fossero da attribuire in maniera significativa alla sua componente definita da Eni ‘Green Diesel'”.
Nel corso del procedimento la società ha interrotto la “campagna stampa e si è impegnata a non utilizzare più, con riferimento a carburanti per autotrazione, la parola ‘green'”, conclude la nota.
La risposta di Eni
In una nota stampa Eni Spa si è detta “sorpresa” della decisione dell’Autorità Garante: “L’Autorità non contesta queste risultanze tecniche ma ritiene, in via del tutto innovativa, che disporre di risultati indiscussi di minore impatto ambientale rispetto ai prodotti alternativi non sia sufficiente per vantare la valenza green del prodotto, che nella percezione del consumatore avrebbe un significato assoluto e non relativo. Non è dunque in discussione che Eni Diesel +, grazie alla componente HVO, abbia performance ambientali migliori rispetto ai carburanti tradizionali, ma si contestano le modalità espressive utilizzate e in particolare l’utilizzo del termine green, con argomentazioni puramente semantiche che Eni ritiene non condivisibili”.
L’azienda ha ribadito “che il tratto distintivo del prodotto Diesel+ è la sua componente HVO (Hydrotreated vegetable oil)”, cui sono da attribuire “proprietà assolutamente uniche sotto il profilo ambientale”, e ha precisato perché si può parlare di benefici ambientali. Per la produzione della componente HVO, ha ribadito Eni, sono utilizzate “solo basi rinnovabili certificate come ‘sostenibili’ dai più autorevoli schemi di certificazione riconosciuti a livello europeo” e “garantisce una riduzione delle emissioni climalteranti (CO2) almeno pari al 50% rispetto alla componente fossile”.
Eni Diesel+ è “l’unico prodotto disponibile a livello nazionale contenente il 15% di componenti rinnovabili, a fronte del limite tecnico di miscelazione del 7% (c.d. blending wall), che caratterizza gli altri carburanti, e che, ove superato, potrebbe compromettere lo stesso funzionamento dei veicoli”, precisa la nota soffermandosi sullo standard Well to Wheels, “una metodologia riconosciuta che lo stesso Centro di Ricerca della Commissione europea (JRC) utilizza proprio per valutare le emissioni di CO2 connesse al ciclo di vita dei carburanti”, con la quale si è quantificata una riduzione delle emissioni del 5%.
Ulteriori conferme sono arrivate con i test di performance condotti dal CNR – Istituto Nazionale Motori che “hanno confermato come l’Eni Diesel+, anche in fase di utilizzo da parte dei consumatori, comporti una significativa riduzione dei consumi e delle emissioni gassose inquinanti misurate allo scarico, a conferma che tutti i benefici rivendicati sono effettivi e documentati”.
Pur condividendo “il meritorio interesse” dell’Autorità “ad evitare che la crescente sensibilità dei consumatori alle tematiche ambientali sia strumentalmente sollecitata”, la società, conclude la nota, ritiene “che nel caso del prodotto Eni Diesel+ l’Autorità abbia chiaramente sbagliato obiettivo”. La società, che ritiene di aver già “illustrato nel corso del procedimento le ragioni per cui le contestazioni mosse dagli Uffici dell’Autorità devono considerarsi infondate e di aver presentato alcune decisive evidenze che confermano la correttezza metodologica e informativa della propria comunicazione commerciale”, si riserva comunque “di valutare le motivazioni del provvedimento ai fini della sua impugnativa al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio”.
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