Dopo la bomba d’acqua che ha colpito la regione Marche la notte tra il 15 e il 16 settembre, Confagricoltura Marche si è mobilitata immediatamente per supportare le proprie aziende nel fare una stima dei danni.
“Il primo pensiero, sottolinea il presidente di Confagricoltura Marche, Federico Castellucci, va alle vittime di questa tragedia e ai loro familiari, a cui Confagricoltura esprime il proprio profondo cordoglio. È stata una bomba d’acqua di violenza inaudita, che ha colpito principalmente le province di Ancona e Pesaro e in particolare le vallate dei fiumi Nevola e Misa”.
“Gli uffici provinciali stanno raccogliendo le segnalazioni dei nostri associati e presto saremo in grado di avere un quadro esaustivo. Confidiamo, continua Castellucci, che poi con la Regione, che ovviamente in queste prime ore ha ben altre emergenze da affrontare legate all’assistenza alla popolazione, si possa avviare un confronto per capire come sostenere le aziende che hanno subito i maggiori danni”.
I primi bilanci
Ingenti i danni per il Consorzio Agrario di Ancona, dove l’acqua ha invaso due centri di raccolta dei cereali e distribuzione merci, rispettivamente di Pianello di Ostra e Casine. Sono andati perduti quintali di girasole ammassato per essere immesso nei silos; completamente allagati magazzini e centri vendita e, si riscontrano diversi problemi strutturali ad un muro di cinta.
“Di fronte all’ennesimo evento, in questo caso così grave da causare vittime, aggiunge il presidente nazionale di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, è evidente che è prioritario intervenire con un piano di infrastrutture idriche che possa svolgere un ruolo importante nel trattenere le ondate di piena e, al momento necessario, garantire gli approvvigionamenti. Troppe volte si è rimandata la questione. Non c’è più tempo. Il cambiamento climatico è in atto, i rischi idrogeologici per l’Italia sono alti in tutto il territorio nazionale”.
Wwf: “Approvare subito una legge sul clima e una legge per arginare il consumo di suolo”
Che la crisi climatica costituisca la maggiore minaccia alla sicurezza dei cittadini, lo sostiene da tanti anni il Wwf, che esprime tutta la sua vicinanza alle famiglie delle vittime e solidarietà ai cittadini marchigiani colpiti dalle conseguenze delle violentissime precipitazioni e dell’alluvione improvvisa di ieri sera.
Secondo Wwf, il moltiplicarsi di eventi estremi e violenti evidenzia l’incapacità di saper affrontare le cause e le conseguenze del riscaldamento globale. Infatti, taglio delle emissioni e adattamento al cambiamento climatico dovrebbero essere in cima ai programmi elettorali, ma questo non avviene.
“Occorre agire subito e bene, commenta l’Associazione in nota stampa, ma per farlo è necessario approvare subito una legge sul clima e una legge per arginare il consumo di suolo, senza perdere altro tempo prezioso”.
Il problema del consumo di suolo
Sottolinea l’Associazione, come sia necessaria un’azione di cura, messa in sicurezza del territorio e recupero delle aree di esondazione naturale dei fiumi, sacrificate dal consumo di suolo.
“Dopo un evento analogo, cinque anni fa, si sono ricostruiti alti argini a monte, spendendo anche molti soldi, senza pensare che questo avrebbe significato velocizzare l’afflusso di acqua a valle in caso di precipitazioni ingenti. Manca un piano territoriale che agisca sia sul fiume Misa (rinaturazione e restauro, zone di espansione ecc.) e sugli altri corsi d’acqua che sui territori circostanti, per esempio interagendo in modo partecipato con gli agricoltori perché le colture vicine al corso d’acqua non impermeabilizzino il terreno, aumentando l’impatto dei fenomeni. Anche i sistemi di allerta vanno potenziati e resi più efficaci: bisogna sviluppare in modo sistematico e ragionato le competenze in tal senso”.
La regione Marche negli ultimi ha compiuto degli interventi per la manutenzione dei fiumi, come il taglio della vegetazione ripariale che ha aumentato la vulnerabilità del territorio, il dissesto idrogeologico e con elevati impatti sulla biodiversità. “Esempio di cosa non si debba realizzare come manutenzione del territorio”.
In Italia manca un Piano nazionale di adattamento
Segnala il Wwf che nel nostro Paese, manca un Piano nazionale di adattamento, che si trova nei cassetti dell’ora MiTE dal 2018; non solo, mancherebbe anche una cultura diffusa e partecipativa dell’adattamento che va creata al più presto.
“Le fonti rinnovabili, il risparmio e l’efficienza energetica costituiscono la prospettiva di affrancamento dai combustibili fossili e quindi, per far fronte alla crisi climatica, ma anche gli strumenti più economici e veloci per affrontare l’emergenza energetica”.
“Bisogna dare avvio a una mobilitazione nazionale per risparmiare gas ed energia. È assurdo che non si pensi a come evitare di farne uso, né si emanino i provvedimenti necessari per favorire la diffusione veloce delle fonti rinnovabili, da quelli per le comunità energetiche, attesi da mesi, a quelli sulle aree idonee”, conclude l’Associazione.
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