- Oltre il 50% delle imprese sta investendo in processi di trasformazione sostenibile, motivo per cui è alla ricerca di forza lavoro qualificata.
- Confindustria, Federmanager e 4.Manager hanno lanciato un progetto volto a strutturare percorsi di formazione e promuovere l’incentivazione delle imprese che si dotano di competenze manageriali green.
Nel nostro sistema industriale, la richiesta di figure manageriali dotate di specifiche competenze nel settore della sostenibilità è aumentata del 5 per cento l’anno. Un mercato che dal 2021 è cresciuto del 19 per cento, secondo i dati dell’Osservatorio 4.Manager che si basano sull’esperienza di oltre quattromila imprese. È proprio per questo che Confindustria e Federmanager, ideatori della piattaforma, hanno lanciato un progetto incentrato sulla figura del sustainability manager. L’obiettivo dell’iniziativa, presentata il 10 febbraio a Venezia, è quello di individuare le competenze richieste e strutturare un percorso di formazione dedicato.
Quali sono le figure più ricercate
Oltre il 50 per cento delle grandi e medie imprese sta investendo in processi di trasformazione sostenibile, motivo per cui è alla ricerca di professionisti che sappiano adottare le migliori strategie in termini di pianificazione e gestione. In particolare, le aziende prese in esame hanno dichiarato di aver acquisito, nel corso degli ultimi tre anni, competenze manageriali (64%); competenze scientifiche (45%); competenze tecniche (73%). In quanto a ruoli, i dati raccolti su LinkedIn evidenziano una maggiore richiesta di figure come Responsabile sostenibilità (+52%), Sustainability Specialist (+43%) e Consulente sostenibilità (+34%). Le città che registrano la più alta concentrazione di questi professionisti sono Milano, Roma e Torino.
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L’importanza dei criteri ESG
Tra il 2023 e il 2026, tanto le imprese quanto la PA avranno necessità di circa quattro milioni di lavoratori con competenze green di alto e medio profilo. Secondo i partner del progetto, alla figura del sustainability manager si affiancheranno quella dell’environmental manager, del social manager e del governance manager (in modo da soddisfare i criteri ESG). Entro il 2030, le aziende non attente a questi fattori rappresenteranno la parte residuale di un mercato in cui beni e servizi sostenibili saranno la norma.
“Per accompagnare le imprese in questo cambio di paradigma del fare impresa, dove l’innovazione si fonde con le componenti della transizione sostenibile, è assolutamente necessario avviare un nuovo, ambizioso piano di politica industriale che valorizzi e incentivi gli investimenti dedicati alla transizione verde e sostenibile, includendo gli aspetti della formazione e delle competenze”, ha dichiarato Katia Da Ros, vicepresidente di Confindustria per l’Ambiente, la Sostenibilità e la Cultura.
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Le opportunità derivanti dalla transizione ecologica
“La crescita della domanda di figure come il Sustainability Manager dimostra non solo che innovazione e sostenibilità sono intrinsecamente connesse, ma soprattutto che la sostenibilità ha assunto un ruolo strategico per lo sviluppo del Paese”, ha aggiunto Stefano Cuzzilla, presidente 4.Manager e Federmanager. “Per questo è importante che le istituzioni sostengano, anche sotto forma di incentivazione, tutte le aziende che inseriranno al loro interno figure specializzate in temi di ESG che, grazie al loro know-how, saranno in grado di traghettare il nostro Paese verso un’economia della sostenibilità non solo ambientale, ma anche economica e sociale”.
Su questo punto ha concordato Vannia Gava, viceministra dell’Ambiente, secondo cui il raggiungimento degli obiettivi green è possibile solamente governando nella maniera corretta il processo di transizione che stiamo vivendo, che deve sicuramente essere affrontato con le giuste tempistiche ma anche, e soprattutto, con strumenti adeguati.
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