Come trasformare l’idrogeno in un pilastro della decarbonizzazione

Il nostro Paese, in particolare, necessita di una strategia di più ampio respiro: i risultati delle ricerche condotte dall’Osservatorio H2 Verde Agici-Fichtner.

Treno a idrogeno
Treno a idrogeno © Pixabay

Nel 2023, i progetti italiani legati all’idrogeno sono aumentati del 93 per cento rispetto al 2022. Un risultato raggiunto soprattutto grazie ai finanziamenti pubblici: ammontano infatti a 1,14 miliardi di euro i fondi allocati con il PNRR nel 2023 (su un totale di 3,9 previsti). È quanto emerge dagli studi effettuati dall’Osservatorio H2 Verde Agici-Fichtner, giunto alla sua seconda edizione.

Gli argomenti affrontati al workshop annuale dell’Osservatorio H2 Verde Agici-Fichtner

Le ricerche, presentate nella città di Milano al workshop annuale del 26 ottobre, hanno riguardato:

  • il mercato italiano dell’idrogeno e il panorama internazionale;
  • le tecnologie (fra cui elettrolizzatori e fuel cells);
  • le infrastrutture;
  • il quadro normativo e finanziario;
  • le principali strategie degli operatori.

Il ruolo dell’idrogeno nel percorso di transizione ecologica

Il contributo che il vettore in questione potrà dare alla transizione ecologica riguarda soprattutto la decarbonizzazione del settore dei trasporti e delle industrie hard to abate (fra cui quelle che lavorano il vetro e la ceramica, le acciaierie, le cartiere).

“A livello europeo, l’idrogeno ha buone prospettive di crescita nell’ambito dei trasporti. Abbiamo dei regolamenti che sono ormai definiti, fra cui quello sulla realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi, che setta dei target per la costruzione di stazioni di rifornimento e pone quindi le basi per una domanda crescente, soprattutto da parte dei mezzi pesanti. Abbiamo anche un regolamento che fissa degli obiettivi per l’uso di carburanti sostenibili, molti dei quali sono a base idrogeno, nel settore dell’aviazione e in quello marittimo”, ha spiegato Matteo Azzimonti, Officer-Transport Policy, Hydrogen Europe.

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La tavola rotonda che ha coinvolto Matteo Azzimonti © Elisabetta Scuri/Canale Energia

Fra i vari casi studio che riguardano i settori hard to abate, c’è il progetto Hybla di Sasol Italy, Snam, Edison e Sonatrach Raffineria Italiana. Si basa su circa 80 MW di elettrolizzatori che producono sia idrogeno verde, sia monossido di carbonio “verde” a partire dalla cattura della CO2; così facendo si viene a costituire il syngas, una molecola fondamentale nell’industria chimica e petrolchimica.

Il contributo dell’Italia allo sviluppo di un mercato internazionale

L’evento del 26 ottobre ha rappresentato anche l’occasione per discutere del ruolo che l’Italia potrà ricoprire nei prossimi anni per favorire lo sviluppo di un mercato internazionale dell’idrogeno. Sarà essenziale ridurre i costi operativi, stimolare ulteriormente gli investimenti e delineare una chiara visione strategica.

“Grazie alla sua posizione geografica, l’Italia può giocare un ruolo fondamentale dal punto di vista della diffusione del vettore, diventando un hub per il trasporto dell’idrogeno proveniente dall’Europa meridionale”, ha commentato Giovanna Pozzi, Head of Decarbonization Business Analysis and Design di Snam.


“Un esempio di successo è il corridoio SoutH2. Una volta completato, avrà una lunghezza di 3.300 chilometri e una capacità di quattro milioni di tonnellate l’anno, e trasporterà idrogeno verde fra il Nordafrica e tre Paesi europei: l’Austria, la Germania e l’Italia.

Un’opportunità da cogliere

“La Germania, così come il Regno Unito, i Paesi Bassi e gli Stati Uniti, ha programmi ben definiti riguardo all’idrogeno. L’Italia non ha una visione altrettanto lungimirante. La sua è una visione orientata alla produzione nazionale, che guarda a piccoli progetti, in grado di raggiungere gli obiettivi minimi fissati dal PNIEC”, ha puntualizzato Stefano Clerici, consigliere delegato di Agici.

“Il rischio è che il nostro Paese perda il treno europeo, senza riuscire a integrarsi nel mercato comunitario, laddove avrebbe grandi opportunità legate alla sua posizione sul Mediterraneo e alle sue caratteristiche di produttore di energie rinnovabili”, ha ribadito Clerici.

Il commento delle istituzioni

Proprio su questo tema è intervenuto Luca Ventorino, membro della segreteria tecnica del Ministero dell’Ambiente, fornendo alcune rassicurazioni al riguardo e rimarcando l’importanza di valorizzare le specificità dell’Italia per trasformare le iniziative di carattere locale in progetti di più ampio respiro.

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L’intervento di Luca Ventorino, membro della segreteria tecnica del Ministero dell’Ambiente © Elisabetta Scuri/Canale Energia

L’obiettivo del governo è far sì che sicurezza energetica e riduzione delle emissioni di gas serra vadano di pari passo, nel rispetto del principio della neutralità tecnologica: anziché parlare unicamente di un piano per l’idrogeno, ha detto Ventorino, bisognerebbe puntare su una strategia per la decarbonizzazione dei settori più impattanti.


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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.