I ghiacciai conservano e restituiscono eventi ed elementi preziosi per ricostruire la storia dei secoli trascorsi e le evoluzioni del clima. Per svelare i segreti custoditi dai ghiacci dell’Adamello parte la seconda fase di ClimAda, il progetto di fondazione Lombardia per l’ambiente che vede partner pubblici e privati raccolti attorno all’obiettivo comune di studiare il ghiacciaio per approfondire gli effetti del cambiamento climatico sull’arco alpino e sui territori circostanti.
L’iniziativa ha permesso l’estrazione di 224 metri di materiali attualmente in fase di analisi nei laboratori dell’EuroCold Lab della Bicocca, finalizzate a ricostruire le condizioni climatiche ed ambientali della parte centrale delle Alpi, che permetterà di andare indietro di circa 1.000 anni.
Regione Lombardia per l’ambiente
Tra i sostenitori del progetto scientifico c’è anche la Regione Lombardia che annuncia “un importante stanziamento per i prossimi due anni, a favore dell’attività di ricerca per la ricostruzione climatica e ambientale dell’area dell’Adamello. A conferma della necessità di un lavoro continuo, che Regione Lombardia sta portando avanti sui temi ambientali, sul cambiamento climatico, sullo studio della biodiversità. Sempre in un’ottica di sviluppo sostenibile, guardando al futuro e alle tecnologie innovative”, ha commentato in una nota stampa l’assessore regionale all’Ambiente e Clima, Raffaele Cattaneo.
Il ghiaccio estratto è custodito presso l’EuroCold Lab di Milano-Bicocca: a bassissimi livelli di contaminazione, permette di simulare le condizioni presenti in alta montagna e nelle regioni polari. È poi proseguita la raccolta di dati provenienti dalla fibra ottica installata lungo la verticale di estrazione del ghiaccio: dalla loro posa si misurano spostamento e temperatura lungo tutta la verticale di sondaggio, restituendo informazioni preziose per comprendere come si muove il ghiacciaio dell’Adamello e quale sarà il suo futuro.
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Adamello, clima e futuro del ghiacciaio
Il responsabile dell’EuroCold Lab, Valter Maggi, nella nota stampa ha spiegato che “stiamo definendo un piano di taglio della carota. Saranno campionate sezioni di ghiaccio destinate alle misure degli isotopi stabili, necessarie per ricostruire l’origine delle masse d’aria che provocano le precipitazioni nevose sull’Adamello. In parallelo verranno effettuati campionamenti per le misure delle polveri fini atmosferiche, dei pollini e dei macroresti vegetali e per le misure dei black carbons di origine antropica. Sono previste anche datazioni di differente tipo (come radiocarbonio e Argon) necessarie per meglio capire la sequenza temporale degli eventi”.
Queste misurazioni sono fondamentali per comprendere l’evoluzione del ghiacciaio dell’Adamello negli ultimi secoli, ricostruire le condizioni del clima ed ambientali che si sono succedute fino ad ora, e fornire dati per gli scenari futuri sia sul ghiacciaio stesso che nelle Alpi centrali. In particolare la ricostruzione degli eventi climatici ed ambientali si concentrerà su quattro periodi specifici:
- il periodo industriale;
- la prima Guerra mondiale, per valutare l’impatto delle situazioni belliche in aree montane;
- la parte della piccola Età glaciale, del periodo pre-industriale;
- la parte basale della carota consentirà infine di comprendere l’evoluzione climatico-ambientale di un periodo stimato intorno a 000 anni dal presente.
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Il movimento del ghiacciaio seguito dalla fibra ottica
L’inserimento di quattro cavi in fibra ottica all’interno della perforazione ha permesso di monitorare l’evoluzione temporale del profilo termico e deformativo del ghiacciaio lungo la verticale fino alla profondità di 225 metri, con un elevato dettaglio spaziale.
Si tratta di un sistema di monitoraggio mai applicato a un ghiacciaio alpino prima d’ora e potrà fornire preziose informazioni che saranno utili a geologi e glaciologi per prevedere la futura evoluzione del più grande e profondo ghiacciaio d’Italia. Le misure del sensore a fibra ottica saranno successivamente integrate da dati satellitari, per seguire anche lo spostamento superficiale del ghiacciaio. L’integrazione di questi dati permetterà di stimare i parametri del modello termofluido dinamico e quindi di ottenere una descrizione più affidabile del ghiacciaio, simulandone il comportamento.
Le misure effettuate tramite il progetto ClimAda potranno ridurre le incertezze delle stime e gettare maggiore luce sugli impatti del cambiamento climatico sulla criosfera e il regime dei deflussi nei bacini alpini glacializzati.
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