I venti di guerra e l’idea (almeno per qualcuno) di essere inconsapevolmente grandissimi finanziatori della Russia, in virtù della dipendenza dai prodotti energetici dell’Unione Europea -gas naturale e petrolio-, hanno smosso le coscienze di tantissimi cittadini del Vecchio Continente.
Potremmo fare a meno dei prodotti energetici russi e infliggere un colpo importante al regime di Mosca e all’invasione dell’Ucraina, rinunciando a tali forniture e assestando nel contempo un colpo da centinaia di miliardi di euro all’anno al Cremlino?
Una domanda che anche la commissione Europa si è posta, analizzando la situazione energetica continentale rispetto alle forniture russe.
Quanto è importante il gas russo per l’Europa
Per comprendere quanto sia importante il gas Russo per l’Europa e l’Italia iniziamo l’analisi sottolineando che il gas naturale è la seconda risorsa “energetica primaria” nell’area dell’euro, dopo i prodotti petroliferi.
Negli ultimi trent’anni il gas ha rappresentato e rappresenta una delle fonti energetiche fondamentali per il Vecchio Continente. Dal grafico che segue si evince come questa fonte sia estremamente importante nel mix energetico dell’Unione.
Secondo i recenti dati Eurostat l’energia ha rappresentato il 62% delle importazioni UE dalla Russia lo scorso anno, vedi grafico sopra. Si tratta di pari a 99 miliardi di euro. Valori importanti per quanto ci sia un calo significativo di 14,2 punti percentuali (pp), rispetto al 2011, quando l’energia rappresentava quasi il 77% delle importazioni UE dalla Russia (148 miliardi di euro).
Come viaggia il gas nel mondo
Non è solo l’Europa a utilizzare questa risorsa. Gli scambi di gas naturale a livello planetario sono fondamentalmente divisi in due categorie: il gas trasportato attraverso i gasdotti e il gas trasportato via mare con le navi sotto forma di LNG (Gas Naturale liquefatto).
Per l’Europa rappresenta la più importante fonte di energia nel settore manifatturiero. Di questo oltre il 90% del gas consumato nell’area dell’euro viene importato.
L’Unione è fortemente dipendente anche dalle importazioni anche dei derivati dal petrolio, mentre le energie rinnovabili e l’energia nucleare sono prevalentemente prodotte internamente (grafico A – a ).
Dal punto di vista dell’intera economia nei trasporti il traino lo fa il petrolio.
Il gas rappresenta la fonte di energia primaria più consumata nel settore industriale e dei servizi (non di trasporto) e delle famiglie (Grafico A – b).
Il ruolo del gas nella generazione energetica da fonti rinnovabili
Il gas svolge un ruolo centrale anche come risorsa energetica marginale chiave nella generazione di elettricità. Necessario per la flessibilità delle centrali elettriche a gas e dell’intera infrastruttura del gas (es. interconnessioni di rete, capacità di stoccaggio e terminali di gas naturale liquefatto) nel rispondere alle fluttuazioni della domanda di elettricità.
La dipendenza di gas dell’Italia
In Italia la dipendenza dal gas estero è quasi totale. Su 76 miliardi di metri cubi consumati nel 2021 solo 3 derivano da produzione nazionale e dei restanti 73 circa 30 miliardi provengono dai giacimenti Russi. L’utilizzo del gas in Italia è concentrato per circa il 60% tra usi residenziali, terziario e la generazione di energia elettrica mentre per un settimo nella produzione industriale.
Se analizziamo i flussi energetici attraverso i dati del Ministero Transizione ecologica si evince l’importanza di questo vettore energetico per il funzionamento del nostro Paese e la sua indispensabile presenza.
La transizione verso le energie rinnovabili, dove l’offerta dipende da modelli meteorologici variabili, ha accresciuto questa dipendenza.
Le azioni dell’Europa verso una indipendenza energetica
L’Unione sta prendendo alcuni provvedimenti rispetto a uno scenario catastrofico di eliminazione immediata delle fonti energetiche Russe. Attraverso un nuovo “Energy Compact” che dovrà accelerare la diffusione delle rinnovabili, con misure per il riempimento degli stoccaggi gas e con la diversificazione delle forniture (puntando sul Gnl). In discussione la possibilità di tassare gli extra profitti delle società energetiche (con paletti ben precisi) per finanziare investimenti in tecnologie pulite.
Queste sono le principali iniziative che la Commissione europea presenterà nella nuova comunicazione sul caro energia, attesa per la prima metà di Marzo, focalizzata sulle soluzioni – sia a breve termine sia sul lungo periodo – per ridurre la dipendenza Ue dalle forniture di gas russo e aumentare la sicurezza energetica dei 27 Stati membri.
In Italia il fotovoltaico diventa “Manutenzione ordinaria”
Intanto il Governo italiano si è mosso in anticipo e il primo marzo in gazzetta ufficiale è stato pubblicato il decreto Energia.
In termini di semplificazioni, il decreto prevede che l’installazione, con qualunque modalità, di impianti solari fotovoltaici e termici sugli edifici o su strutture e manufatti fuori terra diversi dagli edifici, nonché la realizzazione delle opere per la connessione alla rete elettrica, sia da considerare intervento di manutenzione ordinaria e non è quindi subordinata all’acquisizione di permessi, autorizzazioni, atti amministrativi di assenso e autorizzazione paesaggistica (tranne per alcuni casi).
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Anche il fotovoltaico in area agricola godrà di semplificazioni, sia per gli impianti con moduli a terra che per quelli agrovoltaici. In entrambi i casi gli impianti hanno il vincolo di non occupare più del 10% della superficie agricola aziendale e, per i soli sistemi agrovoltaici, che siano dotati di sistemi di monitoraggio che verifichino e attestino la continuità dell’attività agricola e pastorale sull’area interessata.
Per gli impianti a fonte rinnovabile di potenza compresa tra 50 e 200 kWp sarà possibile utilizzare il modello unico semplificato previsto dal recente decreto legislativo 199/2021 attuativo della Direttiva RED II.
In conclusione: “Rinunciare al gas Russo è possibile, ma non nel breve termine”!
In Italia se volessimo ridurre del 50% le importazioni dalla Russia, stiamo parlando di 15 miliardi di metri cubi annui, dovremmo creare infrastrutture per produrre energia da fonti Rinnovabili installando decine di GW, creare accumuli sufficienti per poter contrastare la non programmabilità di tali fonti e “imporre” un cambio di paradigma anche negli usi quotidiani del gas all’interno delle nostre abitazioni, sia nella produzione di calore per il riscaldamento domestico e la produzione di acqua calda sanitaria, via le caldaie per dare spazio alle pompe di calore elettriche, sia nella cottura dei cibi, via i fornelli a gas per sostituirli con quelli a induzione.
Stesso discorso nel terziario e anche nel mondo industriale dove è possibile utilizzare il vettore elettrico in sostituzione del gas naturale.
Infine dovremmo provvedere a incrementare la quantità di gas da importare attraverso il trasporto marittimo (LNG), implementando l’infrastruttura dei rigassificatori, attualmente non sufficiente ad accogliere tutto il gas che sarebbe necessario. In conclusione: “Rinunciare al gas Russo è possibile, ma non nel breve termine”!
Tutto ciò non può essere realizzato in pochi mesi ma, sempre se non ci diamo da soli la zappa sui piedi, migliorando una burocrazia ottocentesca che blocca ogni iniziativa o che la rallenta, forse riusciremmo in un quinquennio, anche attraverso un’impennata del miglioramento dell’efficienza energetica in tutti i settori, a ridurre le importazioni e ad essere più liberi e indipendenti rispetto a nazioni come la Russia, per poter arrivare all’obiettivo del 2050 in cui l’utilizzo delle fonti fossili dovrebbe essere quasi scomparso del tutto.
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