Le certificazioni ambientali costituiscono uno strumento in grado di migliorare la competitività delle imprese, soprattutto sugli scenari internazionali, ma restano per i cittadini un settore ancora poco conosciuto nonostante, a livello di consumi, si registri una sempre maggiore sensibilità verso il settore green. E’ il quadro emerso dallo studio ‘Certificare per competere’, realizzato da Fondazione Symbola e Cloros in collaborazione con Accredia, che è stato presentato venerdì 26 febbraio nella sede di Assolombarda a Milano. In particolare Il report, che ha preso in esame i quattro settori tradizionali del made in Italy (automazione, abbigliamento, arredocasa e alimentari), mostra come nel quinquennio 2009-2013, le imprese che hanno optato per una certificazione ambientale abbiano registrato un aumento di fatturato del 3,5%, 1,5% in più rispetto a quelle che non si sono avvalse di questi strumenti, rimaste invece al 2%. I vantaggi sono riscontrabili, inoltre, sul fronte occupazione che cresce del +4% nel caso di aziende certificate rispetto alle altre che rimangono allo 0,2%. Stesso trend anche per quanto riguarda l’export: le aziende certificate registrano una percentuale dell’86% contro il 56% di quelle non certificate. Numeri positivi che diventano particolarmente rilevanti se riferiti ad aziende di dimensioni medio – piccole (fino a 50 dipendenti) con il +4% di fatturato contro il + 1,1 delle aziende di medie dimensioni (fino a 250 addetti) e lo 0,6% delle realtà più grandi. “I vantaggi derivanti dalla certificazione – ha spiegato Riccardo Caliari, amministratore delegato di Cloros – sono legati non solo alla possibilità di aprire nuovi mercati, al green public procurement, ma anche a facilitazioni su iter burocratici, aumenti di quote di mercato, reputazione, innovazione, quindi la certificazione ambientale fa bene a 360°”. (nel video l’intervista integrale)
Questo quadro è suffragato dal sempre maggior interesse per il settore green dei cittadini italiani che non solo ritengono le filiere sostenibili detentrici di un valore aggiunto, ma sono anche disposti a pagare di più per questo tipo di prodotti manifestando, nell’80% dei casi, come testimonia il sondaggio Ipsos contenuto nella ricerca, familiarità e fiducia nei confronti delle certificazioni ambientali. Tuttavia qualche criticità emerge sul fronte della reale conoscenza di questi strumenti. Solo nel 39% dei casi, infatti, gli intervistati sono in grado di indicare spontaneamente marchi di certificazione conosciuti, percentuale che si abbassa al 15% se si considerano i casi in cui nelle risposte sono indicati nomi di certificazioni esistenti mostrando come sul fronte comunicazione sia necessario intervenire in maniera rilevante.
Affrontare la questione delle certificazioni prendendo in considerazione aspetti legati alla semplificazione, al controllo e a un ragionamento sul futuro “è il punto chiave” della questione, ha spiegato a Canaleenergia il presidente di Fondazione Symbola Ermete Realacci che ha sottolineato come “le certificazioni siano uno strumento per orientare l’Italia verso la qualità, verso gli obiettivi di Parigi, verso il contrasto ai mutamenti climatici, verso un’economia che innova e scommette sulla qualità”.
Sugli aspetti legati a una maggiore conoscenza relativa alle certificazioni si è espresso anche Giuseppe Rossi, presidente di Accredia, secondo cui “ è giusto sottolineare la positiva decisione di introdurre, nella legge sulla green economy da poco entrata in vigore, riconoscimenti per le imprese che decidono di ricorrere alla certificazione accreditata, ma è altrettanto indispensabile richiedere l’attenzione del legislatore per un miglioramento nel corretto richiamo agli standard esistenti e a quelli nuovi, specifici per i diversi settori, implementando le attività di sensibilizzazione delle imprese e dei consumatori verso uno sviluppo sostenibile”. (nel video l’intervista)
Sulla stessa linea anche Marco Frey, presidente del comitato scientifico di Fondazione Symbola che ha ribadito la correlazione tra certificazione e competitività spiegando come per i consumatori questi strumenti rappresentino “ancora un mondo molto confuso in cui, per i marchi, che sono troppi, non è facile trasmettere il messaggio corretto permettendo a questa capacità competitiva esistente di raggiungere un risultato più siginficativo” . In quest’ottica ha aggiunto Frey “è quindi necessario essere più chiari e semplificare concentrando su alcuni marchi della certificazione uno sforzo maggiore per far sì che al consumatore arrivi un messaggio chiaro”. (nel video l’intervista integrale)
Ad offrire, nel corso del dibattito, il punto di vista delle imprese lombarde è stato Vittorio Biondi, direttore competitività territoriale, ambiente ed energia di Assolombarda. Le imprese della regione, ha spiegato Biondi, sono “in testa a tutte le classifiche relativamente all’utilizzo delle varie forme di certificazione ambientale, perche’ in Lombardia c’è un tessuto molto vivace, molto esposto alle esportazioni e innovativo. L’incontro di oggi ha dimostrato che l’interesse c’è e che questi strumenti possono servire sia per migliorare l’efficienza interna delle nostre imprese associate sia per competere in modo migliore con aziende europee e internazionali”(nel video l’intervista integrale).
Qui di seguito le interviste video
Giuseppe Rossi, presidente di Accredia
http://www.youtube.com/watch?v=VF-Fbl0FaFI
Marco Frey, presidente del comitato scientifico di Fondazione Symbola
Riccardo Caliari, amministratore delegato di Cloros
http://www.youtube.com/watch?v=-jg6Z0LlH9k
Vittorio Biondi, direttore competitività territoriale, ambiente ed energia di Assolombarda
http://www.youtube.com/watch?v=succZ11zrAc
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