caro energia ceramica energy intensive

Il caro energia sta mettendo a dura prova la tenuta del sistema imprenditoriale italiano: infatti, sono 881.264 le micro e piccole imprese con 3.529.000 addetti a rischio, secondo Confartigianato.

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Il devastante impatto su energivori e settore manifatturiero

Il rapporto dell’Associazione rivela il devastante impatto dei prezzi di energia e gas sulle aziende di 43 settori. Le più esposte sono quelle energy intensive: ceramica, vetro, cemento, carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo. 

Ma, a soffrire, sono anche altri 16 comparti manifatturieri che comprendono il settore tessile, la lavorazione del legno, le attività di stampa, la produzione di accumulatori elettrici e di apparecchi per uso domestico, di motori e accessori per auto, la fornitura e gestione di acqua e rifiuti.

La crisi dei servizi

Secondo Confartigianato, nemmeno il settore dei servizi viene risparmiato dall’ondata di rincari: si tratta del commercio di materie prime agricole e di prodotti alimentari, ristorazione, servizi di assistenza sociale residenziale, servizi di asili nido, attività sportive come piscine e palestre, parchi di divertimento, lavanderie e centri per il benessere fisico. 

A questi, vanno aggiunti i settori del trasporto colpiti dall’aumento del costo del gasolio: dal trasporto merci su strada ai servizi di trasloco, taxi, noleggio auto e bus con conducente, trasporto marittimo e per vie d’acqua. 

A soffrire anche la logistica, con attività come il magazzinaggio e le attività di supporto ai trasporti che hanno visto lievitare le proprie bollette per le attività di refrigerazione delle merci deperibili.

La geografia della crisi dovuta al caro energia

Se si fa una mappatura delle regioni maggiormente esposte agli effetti del caro energia, quella maggiormente a rischio è la Lombardia, con 139mila aziende e 751mila addetti.

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Segue il Veneto, dove a soffrire sono 77mila piccole imprese con 376mila occupati. A breve distanza l’Emilia-Romagna (72mila piccole imprese con 357mila addetti), il Lazio (79mila imprese e 304mila addetti), il Piemonte con 62mila aziende che danno lavoro a 262mila addetti, la Campania (77mila imprese con 240mila addetti), la Toscana con 63mila imprese e 228mila addetti, la Puglia (57mila piccole imprese e 177mila addetti) e la Sicilia (63mila imprese con 165mila occupati).

Marco Granelli, presidente di Confartigianato, dichiara: “Rischiamo un’ecatombe di imprese. Servono interventi immediati ma anche altrettanto rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare una crisi senza precedenti”.

Le misure d’emergenza suggerite dal presidente di Confartigianato

Tra le misure d’emergenza, Granelli indica: “l’azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, la proroga e l’ampliamento del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore. Inoltre, va fissato un tetto europeo al prezzo del gas e va recuperato il gettito calcolato sugli extraprofitti, per non aggravare la situazione del bilancio pubblico”.

Il presidente dichiara infine che, vanno sostenuti gli investimenti in energie rinnovabili e nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento, in particolare per creare Comunità energetiche e per incrementare l’autoproduzione. Tra gli altri interventi sollecitati dal presidente, anche la riforma della tassazione dell’energia che oggi tocca il 51% della bolletta e che penalizza con maggiori oneri proprio le piccole imprese che consumano meno, in barba al principio “chi inquina paga”.


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