“Cresce la consapevolezza delle imprese quotate italiane per il cambiamento climatico per quanto attiene alla mitigazione delle emissioni di gas serra”, dichiara Stefano Pareglio, professore ordinario e independent senior advisor di Deloitte Italia, presentando on line oggi 26 settembre i risultati di “La disclosure climatica nelle società quotate italiane”.
Il rapporto sullo stato d’attuazione delle “Raccomandazioni della task force on climate-related financial Disclosures (Tcfd)”, predisposto in collaborazione con il Dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell’Università di Pavia, è stato condotto sulla base di documenti pubblici aventi a oggetto la disclosure climatica di 236 società quotate, 212 delle quali appartenenti agli indici Ftse Mib, Ftse Italia Mid Cap, Ftse Italia Small e Ftse Italia Star.
Eni è l’unica tra le società dell’oil&gas coinvolta nei lavori di Tcfd fin dall’inizio e, da allora, ha continuato a contribuire allo sviluppo delle Raccomandazioni in materia di disclosure climatica.
La posizione e le azioni delle società quotate italiane
Le società quotate italiane sono in linea con i trend evidenziati dal rapporto globale “2021 Status Report” della Tcfd, da cui emerge che le imprese hanno una maggiore consapevolezza nei confronti del cambiamento climatico.
Ciò è testimoniato dal crescente interesse a mutare il proprio orientamento verso modelli di business che mettano al primo posto la transizione climatica ed energetica e dalla disponibilità a rendicontare in modo trasparente i risultati conseguiti.
“Il Rapporto”, continua Stefano Pareglio, “mette in luce la necessità di un’ulteriore, significativa evoluzione della governance e degli strumenti necessari a gestire la transizione energetica e climatica. Competenza specialistica degli amministratori, evoluzione dei modelli di business, coerenza nell’allocazione del capitale, qualità e ruolo dell’analisi di scenario, impegno stringente alla carbon neutrality, adozione di misure di adattamento: sono ancora molti gli spazi di miglioramento per le società quotate, non solo nel nostro Paese”.
I risultati dello studio
Emerge chiaramente che, il 94% del campione riconosce ormai nel cambiamento climatico un tema materiale e il 70% integra i rischi e le opportunità derivanti dal cambiamento climatico nei propri processi di gestione del rischio.
Il 29% delle società possiede una politica di remunerazione con obiettivi legati al cambiamento climatico e il 67% adotta processi atti a migliorare la propria catena di fornitura.
Inoltre, più della metà, il 57% delle società quotate dichiara di svolgere campagne di sensibilizzazione sul tema del cambiamento climatico e della sostenibilità.
Sulle metriche e i target, nonostante la quasi totalità delle quotate (93%) rendiconti le emissioni Scope 1 e 2, a rendicontare le emissioni Scope 3 è solo il 42% del campione.
Solo il 16% dichiara di aver identificato obiettivi quantitativi di riduzione delle emissioni Ghg connessi agli “Science based targets” e di aver assunto un target di neutralità carbonica. Se si considera il solo indice Ftse Mib, raddoppia arrivando a 38%.
“I temi della sostenibilità e della transizione energetica assumono un ruolo ancora più centrale nel contesto attuale, in cui sicurezza e accessibilità economica delle forniture sono diventate esigenze prioritarie. Oggi occorre operare con un approccio strategico per assicurare che la decarbonizzazione vada di pari passo con la sicurezza degli approvvigionamenti”, commenta Patrizia Rutigliano, executive vice president institutional affairs, Esg, communication & marketing, Snam.
Alcuni temi ancora aperti
Alcuni temi rimangono ancora aperti, come ad esempio la governance del cambiamento climatico: più della metà delle quotate ha costituito un comitato endoconsiliare sulla sostenibilità, ma solo il 32% dichiara che questo abbia compiti specifici in materia di cambiamento climatico. Solo nel 18% delle aziende quotate vi è almeno un consigliere di amministrazione che abbia competenze in materia di sostenibilità in senso lato.
Infine, il 76% delle quotate non sviluppa analisi di scenario e, meno della metà (43%) pubblica dettagliate informazioni metodologiche e quantitative.
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