Una nuova tecnica, basata sull’ingegneria chimica, atta a razionalizzare la produzione di biocarbranti consolidandone i passaggi chiave e facilitandone dunque lo sviluppo di settore. Il progetto è di un team di ricerca svizzero,
Come descritto da Michael Studer della Bern University of Applied Sciences, “è imperativo trovare delle alternative ai combustibili fossili e in questo senso i biocarburanti di seconda generazione sono una valida soluzione. In contrasto con i biocarburanti di prima generazione, però, ottenuti da colture commestibili come la canna da zucchero o il mais, la risorsa per tali biocarburanti avanzati è la biomassa lignocellulosa, il materiale organico più diffuso sulla terra. Purtroppo le tecniche di lavorazione per la raffinazione sono molto più elaborate e costose rispetto a quelle relative ai biocarburanti di prima generazione. Di conseguenza, siamo di fronte a un’importante sfida scientifica“.
I ricercatori sono a lavoro sull’introduzione di una fase del processo chiamata “consolidated bioprocessing” che non faccia ausilio della modificazione genetica dei microorganismi ma, in alternativa, applichi l’uso di una miscela di robusti ceppi microbici industriali che crescono in un reattore. L’obiettivo di arrivare a dei progetti pilota entro 3 – 5 anni.
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