Nel Mediterraneo sta nascendo il primo parco eolico offshore e avrà sede al largo di Taranto. Renexia parte dalla Puglia come avamposto per la creazione di una filiera italiana operante nella realizzazione e nella gestione industriale di impianti rinnovabili a mare.

In questi giorni è stata completata l’installazione delle prime quattro turbine eoliche sulle dieci previste dal progetto. L’area interessata è di circa 131 mila metri quadrati e il parco che sorgerà rappresenta un esempio di transizione energetica verso gli obiettivi del nuovo Piano nazionale energetico che prevedono per l’Italia 114GW di energia da fonti rinnovabili entro il 2030. Non solo, perché la società prevede anche il rilancio di Taranto, oltre che in ottica sostenibile, anche dal punto di vista sociale e inclusivo.

Canale Energia ne ha parlato con il direttore generale di Renexia, Riccardo Toto.

Foto Riccardo Toto, Renexia
Nella foto, Riccardo Toto.

Quali sono le particolarità che fanno di Beleolico un’infrastruttura con caratteristiche di innovazione e sostenibilità?

Beleolico rappresenta il primo parco eolico a mare d’Italia e dell’intero Mediterraneo. Produrrà energia, senza rilascio di emissioni, pari a circa 58 mila MWh, il fabbisogno annuo di circa 60 mila persone. Nei 25 anni della concessione consentirà un risparmio di circa 730 mila tonnellate di CO2. Strutturalmente è composto da 10 turbine installate al largo del molo polisettoriale di Taranto e della diga foranea.

È sostenibile dal punto di vista ambientale perché, oltre a non occupare suolo, punta a sfruttare la maggiore forza e stabilità del vento che il posizionamento in mare garantisce, rispetto a un impianto di terra. È un’alternativa concreta alle centrali climalteranti e per noi è un ideale punto di partenza per la transizione energetica del nostro Paese come richiesto dall’Europa.

Siamo i primi a realizzare nel mar Mediterraneo un tale impianto e da questo punto di vista ci poniamo come first mover: ci auguriamo che il nostro impegno sia uno stimolo per incentivare la produzione di energia pulita grazie alle nuove tecnologie offshore.

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L’impianto prevede il rilancio di Taranto in ottica socialmente inclusiva. In che modo?

Nel periodo di durata della concessione di Beleolico vogliamo avviare un percorso per diventare parte della città che ci sta ospitando, Taranto, a cui siamo grati e a cui forniremo energia. Ci stiamo perciò impegnando per creare una filiera industriale intorno al parco, per valorizzare le risorse imprenditoriali e professionali già presenti nell’area e far nascere una filiera italiana specializzata nella gestione di parchi eolici offshore.

Taranto potrebbe diventare così un punto di riferimento di questo settore in forte espansione. Stiamo inoltre studiando la possibilità di nuovi progetti nell’area che nel caso in cui dovessero essere autorizzati consentirebbero alla città di avere anche un ruolo di primo piano nella filiera relativa alla costruzione dell’eolico offshore.

Il progetto di Beleolico è stato avviato nel 2008 e solo in queste settimane sono state installate le prime quattro turbine delle dieci che sorgeranno a 2 km dalla costa. Siete passati per vicende complesse, cosa si può fare per snellire gli iter autorizzativi?

Sicuramente c’è la necessità di semplificare l’iter autorizzativo dei progetti. Si sta andando in questa direzione anche se i tempi sono effettivamente ancora lunghi, e la certezza nei tempi di realizzazione è centrale per gli investitori privati. Mi rendo conto che si tratta di tecnologie innovative per cui anche chi deve concedere le autorizzazioni ha bisogno di valutare al meglio le proposte perché molti progetti non sono né sostenibili né realizzabili.

Noi, da questo punto di vista, abbiamo invertito il paradigma: prima di procedere valutiamo attentamente la fattibilità di un impianto dal punto di vista ambientale e sociale, ascoltiamo il territorio e solo in un secondo momento pensiamo all’economicità dell’opera.

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Le prime quattro turbine di Beleolico.

Il conflitto in Ucraina è il segnale che occorre fare decisivi passi in avanti sulla strada dell’indipendenza energetica basata sulle rinnovabili?

Il conflitto in corso sta generando un notevole aumento del prezzo del gas e dell’energia. La politica energetica di un Paese come il nostro dovrebbe prevedere un energy mix, in cui le rinnovabili possono rappresentare una fetta importante.

I mari italiani offrono un grande potenziale per l’eolico offshore e, grazie alla sempre più radicata attenzione all’ambiente, le fonti rinnovabili nel loro complesso sono considerate fondamentali per la transizione verde del nostro sistema energetico, anche se non tutte hanno gli stessi margini di incremento quanti-qualitativo. Anche la rete elettrica nazionale deve essere potenziata per poter gestire la sempre crescente produzione di energia da fonti rinnovabili, con investimenti che richiedono tempi di programmazione e realizzazione medio lunghi.

Gli impianti rinnovabili, per essere davvero efficienti, dovranno raggiungere appropriate economia di scala. Contribuire al perseguimento degli obiettivi posti dal Governo con il Green deal non è semplice, siamo in ritardo ma è ancora possibile, l’importante è che gli operatori siano messi nelle condizioni di poter realizzare i progetti.

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Freelance nel campo della comunicazione, dell’editoria e videomaker, si occupa di temi legati all’innovazione sostenibile, alla tutela ambientale e alla green economy. Ha collaborato e collabora, a vario titolo, con organizzazioni, emittenti televisive, web–magazine, case editrici e riviste. È autore di saggi e pubblicazioni.