La transizione verso la mobilità elettrica non spaventa la filiera automotive italiana ma mancano le professionalità necessarie. Questo è quanto emerge dall’Osservatorio TEA, impegnato nell’analisi della trasformazione dell’ecosistema automotive italiano. E’ guidato da CAMI, Center for Automotive & Mobility Innovation, del Dipartimento di Management – Università Ca’ Foscari Venezia e CNR-IRCrES.I dati sono stati divulgati in occasione dell’ambito dell’evento “Presente e futuro delle filiera automotive italiana” che si è svolto ieri 13 dicembre presso il ministero delle Imprese e del Made in Italy.
I dati dell’Osservatorio TEA
L’analisi è frutto dell’indagine condotta su un campione rappresentativo composto da 217 aziende.
- Il 48,4% degli intervistati considera che le trasformazioni dell’ecosistema automotive “non avranno alcun effetto sul portafoglio prodotti”.
- Il 30,9% considera che avranno addirittura un impatto positivo
- Solo un 20,7% non esclude potenziali riflessi negativi
Nel complesso le imprese più fiduciose sono quelle di taglia “media” e “micro”, con l’83,6% e l’80% dei rispondenti che si aspetta un impatto della transizione positivo o nullo.
Dall’analisi emerge come la maggioranza delle aziende della filiera automotive italiana fornisce prodotti o servizi invarianti rispetto all’alimentazione dei veicoli.
Occupazione in crescita, ma mancano le figure professionali
A livello occupazionale il 55,5% delle aziende prevede un impatto nullo sul numero dei propri dipendenti. Anzi il 27,7% si dice convinta di poter aumentare i livelli occupazionali grazie all’elettrificazione del sistema. Il 16,8% teme eventuali riflessi negativi.
Le micro imprese sono le più fiduciose di poter aumentare il numero degli occupati (il 51,7% degli intervistati), davanti alle aziende piccole (il 33,3%) e a quelle più grandi (il 31,3%).
Per le aziende di medie dimensioni il 67,6% degli intervistati è certo che l’impatto sui posti di lavoro sarà nullo.
In testa la Lombardia dove stando alle risposte del questionario si prevede un incremento occupazionale nel settore automotive del 6,3%. Che vede un +3,1% del Centro – mitigato dalle previsioni su Nord-Est (-4,3%) e Sud (-3,5%) A livello nazionale il dato è di un +0,6% degli occupati totali della filiera.
Competenze un modo tutto da costruire
A seconda dei ruoli dei dipendenti, dal 40 al 50% del campione denuncia grandi difficoltà nel reperimento delle professionalità richieste.
Soprattutto le grandi imprese attive in Italia ma a controllo estero e quelle del Sud. A mancare sarebbero sia ruoli operativi sia specialistici e gestionali, ma anche tecnici specifici e di gestione del cambiamento e innovazione.
Su questo le stesse imprese della filiera manifestano una richiesta di supporto e guida da parte del Governo in questa trasformazione con misure come la defiscalizzazione delle assunzioni di personale giovane (il 65,4% la ritiene importante o molto importante) ed esperto (64,4%).
Altra richiesta del 58% delle imprese i bonus per l’acquisizione di tecnologie e la riconversione produttiva mentre il 54,3% pone l’accento sulle agevolazioni per la formazione dei lavoratori.
Infine dall’Osservatorio emerge come le professioni con una istruzione universitaria più alta sia richiesta soprattutto dalle grandi imprese e dalle aziende operanti sulle infrastrutture di rete ad essere più sensibili alla transizione, aspettandosi le modifiche più rilevanti al business e alle competenze di cui necessiteranno in futuro.
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