Nel 2017 la produzione di rifiuti urbani si conferma in calo con 29,6 milioni di tonnellate, confermando il trend dell’ultimo quinquennio che registra una produzione annuale inferiore alle 30 milioni di tonnellate. Dal 2013 al 2017 le uniche eccezioni sono state il brusco calo registrato nel 2011/2012, dovuto alla contrazione del PIL e dei consumi delle famiglie, e l’aumento nel 2015/16, per l’inclusione degli inerti nella quota dei rifiuti urbani.
Sono alcuni dei dati relativi a produzione, raccolta differenziata, gestione, inceneritori, termovalorizzatori, import-export dei rifiuti prodotti nelle città italiane, contenuti nel Rapporto Rifiuti Urbani 2018, presentato il pomeriggio del 10 dicembre scorso dall’Ispra alla Camera dei Deputati.
Suddivisione in macro aree
Il decremento risulta piuttosto omogeneo nella macroaree geografiche: -1,7% al Nord, -2,2% al Sud e -2% al Centro. Forte contrazione in Umbria (-4,2%), Molise (-3,1%) e Basilicata (-2,8%). All’opposto, produzione maggiore nelle province dell’Emilia Romagna per l’assimilazione alla quota dei RU di quelli derivanti da attività commerciali, aziende artigianali e di servizio: Rimini fa registrare una produzione di 727 kg/abitante, rispetto ai 740 kg del 2016, Ravenna di 721 kg/abitante e Forlì Cesena di 710 kg/abitante.
Le diverse tipologie
Nello specifico, si registra un aumento dell’8,2% della raccolta di legno, per un totale di 800 mila tonnellate, e metallo, con +8% e quasi 320 mila ton complessive. Incremento inferiore a quello degli anni precedenti quello della frazione organica che nel 2017 cresce solo dell’1,6%.
Il costo del ciclo dei rifiuti urbani
Il costo totale medio pro capite annuo nel 2017, risultato dall’analisi dei dati MUD di 6.345 comuni, è di 171,19 euro/abitante: 151,16 euro/abitante al Nord, 206,88 euro/abitante al Centro e 182,27 euro/abitante al Sud. Inoltre, da un’analisi condotta su 341 comuni con popolazione di 2.520.117 abitanti, le realtà che applicano il regime della tariffazione puntuale presentano un costo medio pro-capite a carico del cittadino inferiore rispetto ai comuni a Tari normalizzata.
Raccolta differenziata
Importante sottolineare che la raccolta differenziata nel 2017 raggiunge il 55,5% con 13 Regioni che raccolgono in maniera differenziata oltre la metà dei rifiuti urbani prodotti complessivamente. La medaglia d’oro va al Nord Italia che supera la media nazionale toccando punte del 66,2%, seguita dal Centro con il 51,8% e dal Sud con il 41,9%. Su scala regionale sul podio troviamo il Veneto (73,6%), il Trentino Alto Adige (72%) e la Lombardia (69,6%). A livello provinciale, infine, le migliori performance si sono avute a Treviso (87,8%), Mantova (86,6%) e Belluno (83,4%); ultima in classifica la città di Enna (11,3%) anche se nel Sud Italia le città di Siracusa (15,3%) e Palermo (17,3%) hanno registrato un aumento di 6 punti nell’ultimo anno.
Regioni che, grazie alla crescita di 6 punti percentuali, hanno fatto pendere l’ago della bilancia verso la media nazionale del 55,5% sono state: Basilicata (45,3%), Puglia (40,4%), Calabria (39,7%), Molise (30,7%) e Sicilia (21,7%).
Percentuale raccolta differenziata rifiuti urbani per Regione 2017 |
||
Veneto |
73,6% | |
Trentino Alto Adige | 72,0% | |
Lombardia | 69,6% | |
Friuli Venezia Giulia |
65,5% | |
Emilia Romagna | 63,8% | |
Marche | 63,2% | |
Sardegna | 63,1% | |
Umbria | 61,7% | |
Valle d’Aosta | 61,1% | |
Piemonte | 59,3% |
Export e import
Austria e Ungheria i paesi dove è stata esportata la quota maggiore delle 355 mila ton di rifiuti, prevalentemente combustibile solido secondario (CSS) derivante dal trattamento di rifiuti urbani (rappresenta il 37,1% dei rifiuti esportati). Delle 213 mila ton di rifiuti importati, la maggior parte, il 33,6% equivalente a 72 mila tonnellate arriva dalla Svizzera, per la maggior parte imballaggi in vetro destinati a impianti collocati per lo più in Lombardia, il 19,7% dalla Francia e il 15,2% dalla Germania.
Impianti di trattamento, discariche e inceneritori
I rifiuti urbani prodotti sono stati trattati in 644 impianti. Per il 47% sono stati riciclati: il 20% è costituito dal recupero di materia della frazione organica (umido+verde) e oltre il 27% dal recupero delle altre frazioni merceologiche. Per il 23% sono stati inviati in discarica con un dato in calo del 6,8% dovuto al fatto che le discariche operative sono state 11 in meno dell’anno precedente.
5,3 milioni le tonnellate di rifiuti urbani trattate nei 39 inceneritori (2 in meno rispetto al 2016). In quasi tutti si recupera energia per un totale di 4,5 mln di MWh di elettricità e 2 mln di MWh di calore. Il 70% dei rifiuti viene incenerito al Nord, il 19% al Sud e l’11% al Centro.
Discariche per rifiuti non pericolosi |
|||
n. |
% |
||
Nord |
51 |
41 |
|
Centro |
27 |
22 |
|
Sud |
45 |
37 |
|
Italia |
123 |
100 |
Incenerimento rifiuti urbani |
||
n. |
% |
|
Nord |
26 |
67 |
Centro |
7 |
18 |
Sud |
6 |
15 |
Italia |
39 |
100 |
Il confronto con l’UE
Analizzando i valori pro capite relativi a produzione e gestione dei rifiuti urbani nel 2016, rispetto all’Unione europea l’Italia produce più rifiuti e ne destina meno alle quattro forme di trattamento finale individuate da Eurostat: riciclaggio, compostaggio e digestione anaerobica, incenerimento e discarica. Soprattutto su quest’ultimo punto c’è un divario enorme tra gli Stati Membri: si va dall’1% di Belgio, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Svezia all’82% della Grecia e al 92% di Malta.
Gli obiettivi UE
Rispetto agli obiettivi per la preparazione, il riutilizzo, il riciclaggio dei rifiuti, fissati con direttiva 2018/851/UE, del 50% al 2020, 60% al 2030 e 65% al 2035 in Italia si registra il 43,9% considerando tutte le frazioni contenute nei rifiuti urbani e il 49,4% per organico, carta e cartone, vetro, metallo, plastica e legno.
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