“Una sentenza storica“. Sono queste le parole utilizzate dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, per commentare il recente verdetto del Tribunale di Roma con cui il ministero della Difesa è stato condannato a risarcire i familiari di un marinaio della marina militare che ha perso la vita a 55 anni per un mesotelioma pleurico legato all’esposizione continuativa all’amianto nell’esercizio della sua attività lavorativa. Con questa decisone, ha spiegato Bonanni, legale della famiglia del marinaio nel processo, “è stato accertato che la vittima aveva svolto compiti operativi che prevedevano l’esposizione a polveri e fibre di amianto in assenza di cautele e precauzioni”.
Equiparazione alle vittime del terrorismo
Oltre al risarcimento dei danni per la famiglia dell’uomo, il tribunale ha stabilito anche che fosse riconosciuto un ulteriore indennizzo legato all’equiparazione allo status di vittima del terrorismo.
L’assoluzione del Tribunale di Padova
La sentenza del Tribunale di Roma è arrivata a pochi giorni da una sentenza sul tema amianto che ha fatto discutere: l’assoluzione del Tribunale di Padova nei confronti di 8 ammiragli della Marina Militare Italiana. Il procedimento riguardava l’assenza di adeguate protezione contro gli effetti nocivi di questa fibra killer.
Per il Ministero della Difesa la questione è prioritaria
Il Ministero della Difesa ha sottolineato come la questione dell’amianto sia un tema considerato prioritario. Nello specifico si sta lavorando a un tavolo tecnico volto a creare una vera e propria banca dati in cui archiviare le sentenze passate relative a problemi di salute causati dall’esposizione all’amianto.
L’indagine del 2013
Nel 2013 il pubblico ministero Raffaele Guariniello della procura di Torino diede il via a un’indagine per comprendere i motivi della presenza di amianto sugli elicotteri militari e del fatto che la comunicazione di questa situazione al ministero fosse avvenuta solo in un secondo momento. L’inchiesta portò all’iscrizione nel registro degli indagati di circa 50 persone. Tra questi anche ex-dirigenti di AgustaWestland e Piaggio Aerospace, insieme a funzionari della direzione delle Forze Armate che si occupava degli acquisti.
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