Il 79% degli italiani ritiene che le applicazioni di prenotazione on-line di alberghi e ristoranti consentano di scoprire mete alternative, al di fuori delle destinazioni ordinarie, supportando in questo modo gli operatori più piccoli. Tuttavia, allo stesso tempo, per il 68% degli intervistati queste stesse applicazioni concentrano l’attenzione del turista sui posti più popolari, favorendo gli operatori più grandi. Un altro dato significativo è che il 73% non è disposto a spendere di più per strutture green.
Sono alcuni dei risultati dell’indagine presentata il 30 giugno dalla fondazione per la Sostenibilità digitale in occasione dell’evento web Sustainable tourism summit.
Turismo e tecnologie digitali
Secondo i dati rilanciati dalla fondazione, il settore turistico occupa circa 1,7 milioni di addetti e conta 32.730 esercizi alberghieri, 185.597 esercizi extra-alberghieri, oltre ad un flusso di clienti pari a circa 437 milioni di presenze.
Il 30% degli italiani ritiene che le tecnologie digitali non siano utili nel contrastare il fenomeno del sovraffollamento turistico. Un dato che riflette una scarsa consapevolezza rispetto al potenziale ruolo del digitale nell’ambito del turismo: un quarto della popolazione (25%) è convinto che l’uso delle tecnologie digitali non abbia migliorato la propria esperienza in questo settore.
Differenze significative sulla prenotazione delle strutture green si notano rispetto al titolo di studio e all’età: chi ha un titolo di studio elevato è maggiormente disposto a spendere di più (60%) rispetto a chi ne ha uno basso; a non voler spendere di più sono in misura maggiore le persone tra i 45 ed i 64 anni (76%) rispetto a quelle tra i 18 ed i 44 (70%).
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Vacanze green: scarsa attitudine alla sostenibilità
Se oltre la metà degli italiani utilizza strumenti di prenotazione on-line di alberghi o altre strutture ricettive, solo il 26% di essi sceglie applicazioni che danno importanza alla sostenibilità delle strutture presenti, con un 8% che dichiara di farne un uso regolare, rispetto ad un 27% di utenti delle applicazioni tradizionali.
La diffidenza verso il digitale penalizza anche le intenzioni d’uso futuro. Se il 23% del totale degli intervistati conta infatti di incrementare in futuro il proprio livello di adozione di tali strumenti, tale percentuale si dimezza per gli insostenibili analogici, per arrivare invece al +29% dei sostenibili digitali. In altri termini, le persone più orientate al digitale assumono comportamenti sostenibili anche se distanti dai valori della sostenibilità di quanto non facciano gli individui più convinti dell’importanza della sostenibilità, anche se lontani dalle tecnologie.
Per tutti i cluster, in particolare quelli dei sostenibili, ad essere indicativa è la percentuale di persone che, pur dichiarando di conoscere alcune soluzioni, non le utilizzano. Percentuale che oscilla tra il 25% dei sostenibili digitali al 37% dei sostenibili analogici. Secondo il rapporto, il 19% degli italiani usa app o siti di monitoraggio della sicurezza sociale dei paesi che visita: il dato sale al 33% per i sostenibili digitale e scende all’8% degli analogici, siano essi sostenibili o insostenibili.
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