Ilpatrimonio immobiliare europeo è responsabile di una quota importante di emissioni di gas a effetto serra, che potrebbero essere ridotta con l’utilizzo del vettore idrogeno. Il dibattito sulle opportunità di decarbonizzazione degli edifici è aperto.
Il Fuel cell and joint undertaking(Fch Ju), partnership pubblico-privata europea, ha finora supportato in 12 anni 84 progetti per oltre 1 miliardo di euro. Alle celle a combustibile ha riservato 278 milioni di euro, ripartiti in 84 progetti distinti tra quelli di ricerca e innovazione e quelli di azione innovativa. La micro-cogenerazione a celle a combustibile alimentate a idrogeno, spiega Antonio Aguilo Rullan project officer del Fch Ju, durante l’evento “Decarbonising buildings: the role of hydrogen” promosso da Cogen Europe, può contribuire a efficientare il sistema di riscaldamento fino al 95% e del sistema elettrico fino al 60%.
I benefici, aggiunge Aguilo Rullan, sono molteplici: si va dall’utilizzo flessibile del vettore al bilanciamento della rete, ma soprattutto c’è assenza di combustione. I prodotti a ridotto impatto ambientale adoperabili negli edifici sono molteplici e disponibili, gli operatori della filiera hanno maturato conoscenze. L’unico dubbio, conclude Aguilo Rullan, riguarda la capacità delle nazioni di supportare e incentivare queste tecnologie a basso impatto ambientale e, di rimando, i nuovi modelli di business che si andranno delineando.
Guardando al target europeo della neutralità climatica al 2050, Simon Minett, managing director di Challoch Energy, società di consulenza con sede in Belgio, ha detto che bisogna considerare la complessità del sistema elettrico e pensare in maniera sinergica a tre aspetti chiave: la riqualificazione immobiliare, l’efficientamento della rete e la crescita della mobilità elettrica.
La via della transizione energetica, rimarca Minett, prevede una soluzione concreta: miscelare l’idrogeno al gas naturale e trasportarlo nell’infrastruttura esistente.
La riqualificazione, ha sottolineato, stimolerebbe l’installazione massiva delle pompe di calore e, di conseguenza, cui corrisponderebbero costi elevati per i Tso. La soluzione più economica, nonché facilmente attuabile, sembra appunto essere un approccio ibrido, basato sulla miscelazione dell’idrogeno nella rete gas e sull’utilizzo di un mix di celle a combustibile e pompe di calore.
Eva Henning, di Thuga ed Eurogas, ha illustrato le diverse posizioni sul blending, tra chi lo guarda come soluzione sicura per l’utilizzo dell’idrogeno e chi è ancora dubbioso. Al di là di queste, ha aggiunto, c’è da dire che la miscelazione è un’opportunità concreta subito attuabile. Certo, ha rimarcato, c’è da lavorare sulla sensibilità del consumatore e sulla richiesta di energia.
Il tutto alla luce delle differenze geografiche, climatiche, infrastrutturali degli edifici in particolare, come rimarcato da Federica Sabbati, segretario generale dell’Industria europea del calore. Scenario che favorisce l’adozione di più soluzioni a favore della neutralità tecnologica, anch’essa fortemente sostenuta dall’Unione europea.
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