Il gas viene spesso indicato come il “combustibile ponte” all’interno della transizione energetica, poiché emette circa la metà dell’anidride carbonica del carbone e molti Paesi lo prediligono nel passaggio alle fonti rinnovabili. Oltre a ciò, il fracking impiegato nella sua estrazione, lo ha reso facilmente ed economicamente accessibile, ma è ancora un combustibile fossile a tutti gli effetti che contribuisce alle emissioni.
Gas naturale: “combustibile ponte” o combustibile fossile?
“Il gas naturale non è un “combustibile ponte”. È un combustibile fossile”, ha detto al giornale inglese The Guardian, Bill Hare, amministratore delegato di Climate Analytics e autore principale del nuovo rapporto. “Il gas è il nuovo carbone. I governi, gli investitori e il settore finanziario devono trattarlo nello stesso modo in cui trattano il carbone: eliminarlo gradualmente il più presto possibile”.
Stati Uniti e Australia hanno incrementato l’uso del gas, presumibilmente ritenuto una fonte più pulita. Questa crescita ha inevitabilmente influenzato il riscaldamento globale, secondo il rapporto Climate Analytics infatti, il gas è stato la maggiore fonte di aumento delle emissioni di anidride carbonica negli ultimi dieci anni, aumentando del 42% e causando il 60% delle emissioni di metano dalla produzione di combustibili fossili. Il metano è un gas a effetto serra di breve durata, ma molto più potente della CO2 nell’intrappolare il calore.
Ridurre l’impiego del gas per contenere il riscaldamento globale
In vista dell’obiettivo di 1,5 gradi per contenere il riscaldamento globale, secondo il rapporto, l’utilizzo del gas dovrebbe essere già in declino, invece si prevede causerà il 70% dell’aumento delle emissioni di CO2 entro il 2030, se si continuerà con le politiche attuali.
Secondo l’analisi, il gas dovrà diminuire del 30% entro il 2030, ma rispetto ai valori del 2020 durante la pandemia, e poi subire una riduzione del 65% entro il 2040. Solo le energie rinnovabili dovranno subire un incremento e prendere il posto del gas.
Il “carbonio di lusso” emesso dall’1% più ricco della popolazione mondiale
Se poi si prende in considerazione il consumo di “carbonio di lusso”, ovvero le emissioni provocate dall’1% più ricco dell’umanità che si sposta con jet privati, megayacht e viaggi spaziali, arriveranno a rappresentare il 16% delle emissioni totali entro il 2030, mentre la metà della popolazione mondiale più povera rilascerà una tonnellata di CO2 all’anno.
In linea con gli obiettivi climatici di Parigi, ogni persona sulla Terra deve ridurre le proprie emissioni di CO2 a una media di 2,3 tonnellate entro il 2030, circa la metà della media odierna. Invece, secondo uno studio commissionato da Oxfam, una popolazione inferiore a quella della Germania potrebbe rilasciare 70 tonnellate di CO2 per persona all’anno, se il consumo attuale dovesse continuare.
“Una piccola élite sembra avere il lasciapassare per inquinare”, ha detto al Guardian Nafkote Dabi, responsabile delle politiche climatiche di Oxfam, che ha commissionato lo studio all’Istituto per le politiche ambientali europee (Ieep) e all’Istituto dell’ambiente di Stoccolma (Sei). “Le loro emissioni sovradimensionate stanno alimentando il clima estremo in tutto il mondo e mettendo in pericolo l’obiettivo internazionale di limitare il riscaldamento globale”, ha concluso.
Alla Cop26 ci si sposta col jet privato
Tra essi anche i grandi della Terra intervenuti a Glasgow, tra cui Boris Johnson, il principe Carlo e Jeff Bezos, che si sono spostati con il jet privato. Quest’ultimo poi è andato nello spazio con il suo razzo New Shepard così come Sir Richard Branson, arrivato ai confini dello spazio con il suo razzo Virgin Galactic e ancora la compagnia di Elon Musk promette di portare le persone su Marte.
Le emissioni di un singolo volo spaziale di 11 minuti ammontano ad almeno 75 tonnellate di CO2, che supererebbero le emissioni di tutta la vita di uno dei miliardi di persone più povere della Terra.
Pertanto, se si vuole realmente contenere il riscaldamento globale, urge limitare il consumo di “carbonio di lusso” come i megayacht, i jet privati e i viaggi spaziali e gli investimenti ad alta intensità di clima come le partecipazioni azionarie nelle industrie dei combustibili fossili.
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