Investimenti privati da 100 miliardi di euro al 2030: è quanto c’è da realizzare, nel settore elettrico, per raggiungere l’obiettivo della transizione energetica. Il mancato conseguimento di questi target avrebbe impatti molto negativi sul sistema energetico ed economico italiano, in termini di competitività delle imprese e oneri per i consumatori. Per il settore elettrico, questo si traduce nel taglio sulle emissioni pari a 50 milioni di tonnellate di CO2.
Se le misure di semplificazione saranno davvero efficaci, questo lo si potrà valutare solo nei prossimi mesi. In tale contesto, il webinar “Decreto Semplificazioni: le novità per la transizione ecologica”, promosso da Elettricità futura imprese elettriche italiane di Confindustria, è stato un’occasione per fornire un approfondimento utile sulle novità del provvedimento. L’analisi del quadro di settore ha messo a confronto le osservazioni tecniche del comparto elettrico e, sul fronte della governance, l’esame degli indirizzi forniti da Claudio Contessa, capo ufficio legislativo al ministero della Transizione ecologica.
Il settore elettrico e la transizione energetica: l’Italia è in ritardo
L’Italia non deve restare indietro sulla via della decarbonizzazione. Su questo punto è stato chiaro Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità futura: “Gli operatori si aspettano molto. Rispetto ai target al 2030, dobbiamo coerentemente creare e costruire più impianti rinnovabili. Significa installare 70 GW di nuova potenza rinnovabile nei prossimi dieci anni. Nel 2020 abbiamo installato solo 1 GW di nuovi impianti rinnovabili, invece dei 7 GW che dovremmo realizzare ogni anno. Se continuiamo con questo ritmo, raggiungeremo il target nel 2090”.
Oltre alle regole per la governance del Pnrr, il dl Semplificazioni introduce diverse misure in materia di ambiente e energia che riguardano sia le fonti rinnovabili sia l’efficienza energetica. In merito al giudizio di valore sul provvedimento, il punto di vista del comparto elettrico è “positivo ma poteva essere più coraggioso, per noi è una promozione con riserva”, ha sottolineato Andrea Zaghi, direttore generale di Elettricità futura.
Snellire le procedure: le proposte del comparto elettrico
A entrare nel merito delle misure, dei contenuti e delle modifiche introdotte dal dl Semplificazioni, sono state le relazioni tecniche di Cosetta Viganò, Iulca Collevecchio e Luisa Calleri della divisione Affari normativi e regolatori di Elettricità futura.
Nello specifico, per il settore elettrico, il problema del ritardo italiano sulla via della transizione energetica è di natura autorizzativa.
Nel corso delle relazioni tecniche, è stata sottolineata la necessità di ulteriori semplificazioni nel settore, che si traduce in:
- Semplificare le procedure ambientali e ridurre i tempi dei procedimenti vigenti.
- Semplificare i processi autorizzativi per la costruzione di nuovi impianti a fonti rinnovabili, repowering degli esistenti e i sistemi di accumulo.
Per quanto riguarda le procedure di Valutazione di impatto ambientale, le relazioni tecniche sottolineando le due distinte discipline di Via statale che prevede il provvedimento: una speciale, relativa ai progetti Pnrr-Pniec; l’altra, ordinaria relativa a tutti gli altri progetti. Un punto controverso, per Elettricità futura è rappresentato dall’eliminazione del preavviso di rigetto per i procedimenti e la verifica di assoggettabilità a Via.
Dl Semplificazioni: piano di riforma, linee di continuità e di intervento. Il punto del Mite
Sul lato della governance e delle istituzioni, le principali novità del decreto sono state messe in luce da Claudio Contessa, capo ufficio legislativo al ministero della Transizione ecologica. In particolare, concentrando l’attenzione sulla materia della valutazione ambientale per i progetti di Pnrr e Pniec.
Le principali linee di intervento del provvedimento legislativo riguardano: l’introduzione del Testo unico ambientale; la sostituzione della commissione tecnica Pniec con la nuova che assimila i progetti Pnrr–Pniec; l’introduzione dell’autorità competente per la Valutazione di impatto ambientale, nel caso di procedure complesse tra Stato e Regione; l’individuazione di criteri di priorità nell’esame dei dossier ordinari e speciali; la scelta di riportare la Via alle funzioni della tecnostruttura e non più al ministro.
Sulla questione dell’operatività pratica, circa l’entrata in funzione del nuovo modello, Contessa ha precisato che “il decreto n. 92 del 2021, il cosiddetto decreto Mite, fissa la data spartiacque. È stato reso che la nuova procedura di Via speciale si sarebbe applicata alle istanze presentate dopo il 31 luglio. La procedura è già applicabile alle istanze presentate dall’1 agosto e stiamo accelerando al massimo l’insediamento della commissione”.
Il sistema funzionerà? Contessa chiede ottimismo: “La nuova commissione è concepita per operare a tempo pieno, dando prevalenza alle professionalità tecniche rispetto a quelle giuridiche. Si è poi cercato di superare passaggi critici per lo svolgimento delle procedure di Via”.
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