Stop agli allagamenti. Nella Capitale arriva il tombino intelligente

SmartmanholePrevenire gli allagamenti, eventuali ostruzioni e i furti attraverso un sistema di monitoraggio elettronico dello stato dei tombini. La città di Roma Capitale affronta quella che è una delle piaghe maggiori della quotidianità cittadina: l’allagamento delle strade. E lo fa con il progetto Smart Manhole. Ne parliamo con Augusto Pifferi, Responsabile sede di Roma dell’Istituto di Cristallografia del Cnr.

Quali sono state le promesse del progetto?

L’Aci Consult, società del Gruppo Aci, e il Cnr hanno formalizzato una convenzione per lavorare congiuntamente al futuro della smart city. Non c’è stata la richiesta dell’uno o dell’altro, ma un connubio di esigenze che fatto seguito al confronto di idee: ne è emersa la volontà di collaborare per risolvere situazioni di emergenza sul territorio. Siamo partiti dai tanti problemi della Capitale e abbiamo optato per quello dell’allagamento delle strade e della manutenzione dei tombini, spinti anche dall’abbassamento dei costi della componente elettronica. Questo è stato un fattore fondamentale di scelta, anche in vista della replicabilità massiva del dispositivo.

Parliamo della tecnologia: ci può spiegare in dettaglio il suo funzionamento?

Fermo restando il problema della manutenzione (determinante per il corretto funzionamento del tombino), abbiamo pensato di applicare una grata sul tombino e dei sensori per il rilevamento dell’acqua. I dati così raccolti vengono trasmessi via radio a delle stazioni dislocate nelle strade cittadine consentendo di monitorare quanto accade nella caditoia. Inoltre, i sensori sono programmati per informare la centrale nel caso in cui venga asportata la grata o se c’è bisogno di manutenzione. Non vogliamo proporre il classico tombino in ghisa – rubato e rivenduto al mercato nero -, ma adoperare un materiale composito, il Kienxt, dotato di pesantezza, qualità tecniche e resistenza simili al più tradizionale, ma in confronto privo di valore perché  non può essere riciclato o rifuso.

I dati raccolti potranno essere adoperati anche per altri scopi, ad esempio il controllo delle acque di run-off stradale o la gestione della city logistic?

Certamente, le informazioni riguardanti il territorio potranno essere usati per altri scopi. I punti di accesso possono accogliere diversi sensori in modo da rilevare, ad esempio, il livello di inquinamento acustico o atmosferico o altro ancora.

Avete riscontrato dei problemi finora?

Dal punto di vista tecnologico è tutto risolvibile, il problema è studiare quali sono i falsi positivi su un numero elevato di tombini: possono verificarsi situazioni di allarme non reale e dobbiamo evitare che ci sia un ingolfamento di dati anomali. Dopo che i dati vengono inviati alla centrale, sta a chi li riceve valutare quale sarà il passo successivo da compiere.

Si può definire un progetto unico al mondo?

Sì, non esiste un sistema simile, autonomo anche dal punto di vista energetico. Ogni griglia verrà dotata di uno “smart brain”, un computer a bassissimo consumo, capace di sfruttare i fenomeni cittadini per la propria alimentazione. Infatti, non sarà necessario collegarlo a cavi elettrici, ma verrà alimentato da batterie ricaricate attraverso le vibrazioni della strada o i sistemi elettromagnetici. L’altra particolarità riguarda i diritti sul progetto che apparteranno alle parti firmatarie del contratto: il Comune si addossa la sperimentazione e avrà diritto a delle royality sull’oggetto (potrebbe, ad esempio, sfruttarlo in altre realtà).

Quando verrà sperimentato sulle strade della Capitale?

Finora abbiamo condotto dei test su alcuni prototipi e i risultati sono stati soddisfacenti; aspettiamo delle indicazioni dall’amministrazione per iniziare al più presto con le sperimentazioni in uno dei municipi di Roma. Sarà il Comune, infatti, che dovrà indicarci dove lavorare, prendendo in esame una serie di condotte che fanno riferimento ad un unico bacino in modo da monitorare e analizzare il flusso dell’acqua.

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