Il settore della Smart home in Italia si caratterizza per una “dinamica di mercato positiva”, anche se lo “spazio di crescita” è ancora “ampio”. A parlare è Angela Tumino, direttore dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano che, questa mattina, ha presentato nella sede dell’ateneo i risultati della ricerca dedicata alla ‘casa intelligente’, durante il convegno ‘Smart home: dove c’è IoT, c’è casa’.
“C’eravamo lasciati un anno fa con un mercato smart home in Italia in forte crescita, pari a 380 mln di euro – ha spiegato Tumino – nel 2019 abbiamo continuato a rilevare un forte sviluppo di questo settore, che ha registrato un +40%, attestandosi su un valore 530 milioni di euro, un numero importante”.
Miglioramento qualitativo dell’offerta
Accanto a questo sviluppo significativo da un punto di vista quantitativo, la ricerca rileva inoltre come l’offerta di prodotti “stia maturando in termini qualitativi”. “Già l’anno scorso le aziende iniziavano a introdurre dei servizi che andavano oltre l’oggetto connesso – ha sottolineato il direttore dell’Osservatorio Internet of Things del Polimi – questo è un trend ancora in corso, che si sta rafforzando nel corso del 2019 con un focus sull’ambito dell’offerta di servizi. Si tratta di un elemento che entra sempre di più nelle logiche di marketing e comunicazione con cui le aziende propongono le loro soluzioni al consumatore”.
Confronto con gli altri mercati europei
Se si va a considerare il mercato italiano sugli scenari internazionali, emerge, ha aggiunto Tumino, che la crescita è “tutto sommato allineata con quella dei principali Paesi europei”. Tuttavia, allo stesso tempo,“in termini di valore assoluto, il dato italiano è molto più basso, anche se lo andiamo a rapportare alla dimensione del Paese”. La Germania e il Regno Unito si attestano, infatti, su un valore di 2,5 miliardi di euro, mentre per la Francia il dato è 1,1 miliardi di euro.
Un consumatore informato e consapevole
Dalla ricerca emerge inoltre l’identikit di un consumatore sempre più informato e più interessato ai prodotti della smarthome. In particolare, il concetto di casa intelligente risulta più familiare anche del termine domotica. “Il 68% del campione dichiara di aver sentito parlare almeno una volta di smart home, mentre per la domotica la percentuale è del 63%”, ha spiegato Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio internet of things. “Si tratta di un dato che continua a crescere negli anni – ha aggiunto – “abbiamo un 55% nel 2017, un 59% nel 2018 e un 68% nel 2019. Stiamo quindi assistendo a un’escalation in termini di evoluzione e di maggior vicinanza del consumatore alla smarthome”.
Tipologie di consumatore
Ma quali sono le tipologie di consumatori più attratte dal settore della smarthome? “Da una parte – ha sottolineato Salvadori – abbiamo i più giovani, appartenenti alla fascia 18-44 anni, che rappresentano un 77%. Dall’altra abbiamo la fascia 55-74 anni, dove la quota rimane comunque alta attestandosi su un 56%”.
Livello di familiarità con la tecnologia
Un altro elemento chiave è poi la il livello di familiarità con la tecnologia. “I tech advandced sono più vicini al mondo della smart home, il dato è infatti del 84%. Il livello di conoscenza del settore crolla invece al 45% per chi non ha questo conoscenze”, ha evidenziato Salvadori. Si tratta di un divario di competenze che si rispecchia anche sul piano anagrafico. “Se vogliamo andare ad ampliare il mercato della smarthome le aziende devono andare a toccare le corde giuste, includendo queste fasce di di età più lontane da questo mondo, ovvero quelle tra i 55 e i 70 anni. Il tutto con soluzioni più facilmente fruibili da persone distanti dal mondo tecnologico”.
A crescere nel 2019 è anche, secondo il rapporto, il numero di consumatori in grado di installare in autonomia gli oggetti smart acquistati, senza l’auto di un professionista. Si tratta del 64%, ovvero un +10% rispetto al 2018. “Questo dato è, da un lato, merito del consumatore, che si sta avvicinando sempre di più a questo mondo, ma dall’altro è anche merito di un’offerta che propone soluzioni auto installanti”, ha spiegato Salvatori.
La questione security
Tra le questioni relative alla smart home che più preoccupano i consumatori ci sono sicuramente rischi per la violazione della privacy. Il numero degli utenti restii a condividere i propri dati personali ha registrato infatti una continua crescita a partire dal 2016. Si è passati da un 44% a un 51% del 2017 e 2018, fino ad arrivare a un 54% a fine 2019.
I timori non riguardano solo le persone poco avvezze all’adozione di soluzioni tecnologiche, ma anche i più giovani. In quest’ottica, si legge nella ricerca, rassicurare i cittadini riguardo all’utilizzo di dei dati e garantire un’adeguata protezione rispetto a eventuali attacchi informatici da parte di soggetti esterni “è fondamentale per sostenere la diffusione di oggetti smart in futuro”.
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