L’anniversario della Legge di orientamento e modernizzazione del settore forestale, il D.Lgs n. 227 del 18 maggio 2001, è una buona occasione per redigere un bilancio sulle nuove opportunità imprenditoriali, occupazionali e di contrasto all’abbandono promosse negli ultimi venti anni in Italia.
Vent’anni di legge di orientamento e modernizzazione del settore forestale
Sul tema lo scorso 13 maggio si è svolto l’evento “Multifunzionalità forestale e Next generation EU: le best practices dell’Appennino Centrale”, organizzato da Svim Agenzia di sviluppo della regione Marche, regione Marche, fondazione UniVerde e Uncem, Unione nazionale comunità montane.
Il generale Davide De Laurentis, comandante del comando per la tutela della biodiversità e dei parchi, ha messo in risalto la portata del D.Lgs n. 227 del 18 maggio 2001, “concepito in un periodo in cui le foreste erano ricomprese in varie casistiche. Dopo ottant’anni di inerzia legislativa, la legge di orientamento ha assunto il valore di vera pietra miliare. Il bosco è un elemento importante e molto fragile, per questo occorre incentivare, da un lato, le attività produttive, e dall’altro, il pagamento dei servizi ecosistemici per il mancato utilizzo dei boschi perché, pur essendo privati, essi svolgono funzioni di pubblica utilità”.
La legge di orientamento ha rappresentato una svolta storica per l’agricoltura italiana, ha ricordato Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto del Senato, ed è stata un grande passo in avanti sulla via della modernizzazione del mondo agricolo e in particolare del settore forestale. La norma ha disciplinato le attività selvicolturali quale fattore di sviluppo economico e miglioramento per la tutela degli ecosistemi. “Purtroppo – afferma De Petris – su questo fronte c’è stata nel Pnrr una sottovalutazione, abbiamo però di fronte a noi ancora moltissime occasioni, costituite dai fondi ordinari e dai fondi europei”.
La norma è fondamentale anche nella gestione delle foreste nell’Appennino centrale e, in particolare, delle zone colpite dal sisma. Ne è convinto Giovanni Legnini, dal 2016 al 2017 commissario straordinario alla ricostruzione delle aree colpite dal terremoto del Centro Italia: “Abbiamo avviato lo studio sistematico di tutte le aree di frana appartenenti al cratere sismico, in collaborazione con le autorità di bacino e le università, e all’esito degli studi implementeremo un piano di contrasto al dissesto idrogeologico quale base per una ricostruzione sicura e sostenibile”, ha spiegato in sede d’evento.
Alfonso Pecoraro Scanio, oggi presidente della Fondazione UniVerde allora ministro delle Politiche agricole, ha rimarcato che “occorre investire sui centri minori, montani e dell’entroterra perché la tutela delle comunità locali e delle attività agro-silvo-pastorali apre margini più ampi al contrasto del dissesto idrogeologico e degli incendi boschivi”. La valorizzazione “dei contesti rurali, anche con la digitalizzazione, significa promuovere la consapevolezza del forte legame esistente tra attività agricole e azioni di conservazione dei paesaggi e della biodiversità, tra gestione sostenibile delle risorse e valorizzazione delle forme di turismo responsabile”, ha aggiunto.
Nell’ultimo decennio si è invertito un paradigma che ha visto un sistema assistenziale partire dal centro e arrivare sui territori, ha aggiunto Marco Bussone, presidente di Uncem. “L’evoluzione che abbiamo avuto è avvenuta grazie a una serie di attenzioni che la politica ha messo in campo a livello centrale e regionale, permettendo di concretizzare tutta una serie di percorsi virtuosi e lungimiranti, best practices che abbiamo sostenuto e promosso affinché anche altre regioni possano seguire lo stesso esempio”.
Gli interventi di sviluppo locale nelle Marche
Il vicepresidente della regione Marche, Mirco Carloni, ha parlato della rivalutazione ambientale e sociale promossa in ambito agroambientale per favorire la gestione del rischio idrogeologico e responsabilizzare all’uso delle aree boschive. “Con la legge per la rivitalizzazione economica, sociale e culturale dei piccoli borghi e dei centri storici si avvia un processo molto importante per la promozione e lo sviluppo del turismo diffuso e sostenibile”, ha affermato.
Durante l’evento, sono stati presentati gli interventi di sviluppo locale realizzati nelle aree interne e montane della regione Marche: le best practices, come sottolineato da Luca Possanzini, Massimiliano Pecci e Francesco Leporoni, hanno trovato modo di realizzarsi proprio grazie alla Legge di orientamento e modernizzazione del settore forestale.
Il primo ha introdotto gli obiettivi del modello di gestione del patrimonio agro-silvo-pastorale attraverso la Saf (Società agricolo forestale Marche), realtà attiva nella tutela e valorizzazione più produttiva delle terre. In particolare: interventi selviculturali di miglioramento a tutela della biodiversità e del valore paesistico ambientale, prevenzione degli incendi boschivi, difesa del suolo, delle acque e delle infrastrutture di servizio forestale.
Il secondo ha rammentato i risultati dell’Accordo di Programma Quadro firmato nel 2007 che ha stimolato la messa a terra di azioni di difesa e prevenzione del rischio idrogeologico, coordinate a livello regionale, e di attività di valorizzazione del patrimonio socio-culturale.
Leporoni ha descritto il Progetto “Appennino” che identifica le aree di montagna come occasione di sviluppo e occupazione e il Progetto Appennino Outdoor che mira a sviluppare circa 2.000 km di percorsi in bicicletta e cammini mappati sul territorio della Regione.
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