Pensare alla nostra vita dopo il Covid 19 e cominciare a farlo da adesso, durante la pandemia. Come mettere più distanza tra le persone nei trasporti pubblici, come favorire l’uso del mezzo privato senza congestionare la città e magari un ruolo ancora più preponderante della mobilità dolce. Senza dimenticare quanto abbiamo appreso sul potenziale dello smart working.
Questi i temi emersi nel corso del primo dibattito con stakeholder di categoria organizzato dal M5s per guardare alla tematica della mobilità sui trasporti e della distanza sociale e fisica su cui ricostruire il sistema Paese. L’iniziativa che prende il nome “Superare le distanze” del 17 aprile ha aperto l’incontro dal tema: “La mobilità delle persone dopo l’emergenza Coronavirus”.
All’incontro in diretta streaming su Facebook, moderato dal promotore dell’iniziativa, Diego De Lorenzis, vicepresidente della commissione Trasporti della Camera dei deputati, hanno partecipato: Andrea Gibelli presidente Asstra (Associazione trasporti); Paolo Magri presidente Ancma (Associazione nazionale ciclo motociclo accessori); Cristina Nadotti, La Repubblica; Paolo Scudieri presidente Anfia (Associazione nazionale filiera industria automobilistica); Angelo Sticchi Damiani, presidente Aci (Automobile club d’Italia). Ha concluso i lavori Roberto Traversi, sottosegretario ministero delle Infrastrutture e trasporti.
La sharing mobility in crisi
Sharing dei mezzi, servizi di taxi e trasporti pubblici sono i mezzi su cui si sta fondando la nuova mobilità e che ora diventano i più critici da gestire nella fase di ripresa. Il primo e il secondo devono risalire la china per il timore di contagi e sterilizzazione dato dall’uso promiscuo. “Da un’indagine da noi effettuata è emerso come solo lo 0,2% degli intervistati userebbe un taxi” spiega Paolo Scudieri presidente Anfia “pochi di più si fiderebbero del car sharing”.
Come può cambiare il trasporto pubblico
“Serve un cambiamento a monte” spiega Andrea Gibelli, presidente Asstra, “sono 5,4 milioni le persone che in Italia si muovono su trasporto pubblico. Questo spostamento non può essere declinato interamente su auto privata”. Un elemento che si potrebbe invece gestire se si ripensassero gli orari di lavoro e di studio, oltre che con la limitazione degli spostamenti dati dallo smart working. “Il trasporto pubblico ha due momenti di crisi: prima mattina e metà pomeriggio. Se le due fasce di picco si spalmassero nel corso della giornata, l’attuale offerta di trasporto sarebbe in grado di servire un sistema più diluito di lavoro. Con un abbassamento delle concentrazioni e degli assembramenti in stazioni, pensiline e metropolitane. Azioni che vanno pianificate” sottolinea il presidente Asstra, “e per cui serve avere il prima possibile una time line di quanto accadrà a settembre, ad esempio nella gestione delle lezioni in scuole e università”. Gibelli ricorda quindi i limiti fisici per produrre nuovi mezzi di trasporto: “se volessi un nuovo treno, al netto delle autorizzazioni e dei bandi, mi servono 22 mesi di produzione”, e magari tra 22 mesi questa emergenza è anche superata.
Occasione per rinnovare il parco auto nazionale
“Potrebbe essere una buona occasione per rivedere vecchie abitudini e ripensare a vecchi problemi” commenta Angelo Sticchi Damiani, presidente Aci. “Ad esempio il rinnovo del parco auto. Molti mezzi che sono stati poco usati, spesso euro zero, torneranno a muoversi. Siamo convinti che possa essere un’occasione per incentivare la demolizione di un parco auto vecchio con incentivi efficaci. Riteniamo anche poco utili gli incentivi per le auto storiche. Sono una risorsa che potrebbe essere usata per altro. E chissà, forse tutta questa chiusura forzata favorirà anche il ritorno al voler andare a piedi”.
Il ruolo delle due ruote e della mobilità dolce
Non sfugge anche il vantaggio che possono dare le due ruote, motorizzate ibride e non. Un comparto che in Italia non ha i numeri delle quattro ruote ma che rappresenta comunque 5 miliardi di fatturato e 60mila addetti. “In questi due mesi abbiamo perduto dal 25 al 30% delle vendite dell’anno con una perdita tra il 50 e 80% sull’intero anno” in quanto questo è il periodo di picco del settore spiega Paolo Magri, presidente Ancma. Inoltre le due ruote occupano molto meno spazio su strada e nei parcheggi rispetto le cugine automobili. “Una motocicletta occupa un sesto dello spazio di un’automobile e una bicicletta un quindicesimo”. Per favorirne il tragitto si potrebbe pensare, suggerisce Magri, a “corsie preferenziali anche solo temporanee su strada. Magari utilizzando le corsie dei mezzi pubblici. Sarebbe una azione volta sopperire ai prossimi 12, 13 mesi che sono ancora critici. Andrebbero poi aumentate le zone di parcheggio per le due ruote. Azione per cui servono interventi non enormi. Abbiamo davanti sei mesi di pieno utilizzo delle due ruote, anche da un punto di vista meteorologico” conclude Magri.
Intermodalità e logistica cittadina
“Pensare ad aumentare gli snodi di interscambio nelle città”, suggerisce Scudieri di Anfia, individuando “un ordine, in termini geografici, dei layout” dei centri urbani per studiare i migliori hub di interscambio tra diversi mezzi. “Penso ad automobili, monopattini, biciclette elettriche e mezzi pubblici”.
La pianificazione politica
Insomma serve una pianificazione politica che tenga conto dei limiti strutturali del Paese, delle possibilità date dalle tecnologie e anche dell’opportunità di cogliere un cambio di passo. “Siamo certi che anche grazie alla tecnologia possiamo cogliere questa situazione come un’accelerazione tecnologica”, conclude Roberto Traversi, sottosegretario ministero dei Trasporti. “Finora la situazione da gestire per il ministero è stata regolare il poco che viaggia. Abbiamo dovuto tagliare il più possibile. Riducendo al minimo i servizi. Ma nella ‘Fase 2’ o ‘Fase 3’, sarà importante sapere quante ne avremo perché significherebbe adeguare i mezzi pubblici. Ci serve un piano temporale” sottolinea Traversi. “Il fattore tempo è fondamentale”. Intanto una cosa certa su cui ricominciare a costruire: il lavoro a distanza, per cui tutti hanno avuto un adeguamento veloce, “secondo me è la cosa che ci rimarrà dentro” spiega Traversi.
“Questo problema ci fa capire che lavorare a casa o sfasare gli orari ci potrebbe essere una soluzione. Come usare le app per prenotare lo spazio in un mezzo pubblico o sapere se c’è posto all’orario in cui ne ho bisogno. Secondo me è una sfida enorme che, se saremo in grado di gestirla sotto il profilo tecnologico, possiamo vincere!”
Un fenomeno, quello del Covid-19, che ci ha costretti a fare i conti con il blocco culturale di fronte a determinate opportunità tecnologiche e superarlo. Speriamo che, solo questo, non passi.
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