Una buona qualità dell’aria a scuola è il risultato di un processo che coniuga l’adozione di corrette soluzioni per l’abbattimento degli inquinanti e il monitoraggio attivo delle concentrazioni dei composti. Questi aspetti sono intrinsecamente legati alla gestione del rischio negli ambienti scolastici, in modo da mettere in sicurezza il più possibile l’attività didattica, lo sviluppo cognitivo e il rendimento degli studenti.
Partendo da questi propositi, i ricercatori del progetto Qaes hanno recentemente presentato i risultati di un’analisi sull’efficacia delle abitudini di comportamento e sull’uso di tecnologie idonee e performanti per migliorare l’indoor nelle classi, fornendo indicazioni preziose.
Canale Energia ha approfondito gli esiti del progetto con il consulente per l’innovazione sostenibile di Idm Südtirol Alto Adige e project manager di Qaes, Carlo Battisti.
Il problema della scarsa qualità dell’aria negli edifici scolastici è un tema ben noto già prima della pandemia da Covid-19: si pensi al fenomeno dell’esposizione alle polveri, a sostanze nocive volatili, virus e batteri. Dalle misurazioni da voi effettuate sulle 12 scuole campione dell’Alto Adige e del Ticino, cosa è emerso?
Quali sono le migliori soluzioni, secondo un approccio integrato, per garantire i migliori standard di salubrità e di sostenibilità ambientale nelle classi?
Secondo la vostra analisi, l’impiego delle migliori tecnologie e l’efficacia dei sistemi di monitoraggio attivi sono aspetti tra loro correlati. Va però tenuto conto della corretta gestione dell’edificio insieme ad altre variabili, come ci ha spiegato. In quest’ottica, il progetto Qaes quali strumenti e quali linee guida ha messo a punto per garantire una buona qualità dell’aria interna negli ambienti scolastici?
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