Le nuove linee guida europee sui Piani urbani di mobilità sostenibile (Pums) saranno presentate ai principi di ottobre nel corso del congresso olandese organizzato da Civitas, la rete di città che promuove un trasporto pubblico più pulito. Questa seconda versione, la prima risale al 2013, vuole aiutare i professionisti della pianificazione del trasporto urbano a coniugare innovazione tecnologica e novità normative. Una bozza è già disponibile e non dovrebbero esserci troppi cambiamenti. “Si stanno ultimando le parti grafiche”, anticipa a Canale Energia Florinda Boschetti, senior project manager di Polis, partner del consorzio che coordina lo svolgimento della Settimana europea della mobilità sostenibile, e coordinatrice della 6° conferenza europea sui Pums (17- 18 giugno, Groningen, Paesi Bassi). “Le modifiche riguarderanno soprattutto i termini perché queste linee guida devono essere scritte in un linguaggio semplice e comprensibile a tutti”. Inoltre, potrebbero essere invertite le fasi che compongono il ciclo di pianificazione di un Pums (foto di seguito).
Le nuove linee guida, spiega la Boschetti, sono frutto di una consultazione in due fasi. Alla prima, durata un anno fino a giugno 2019, hanno partecipato centinaia di architetti, ingegneri, ricercatori ed esperti di trasporti che lavorano sui piani della mobilità e hanno avuto modo di confrontarsi durante seminari, simposi, conferenze, etc. La seconda, durata da giugno ad agosto 2019, ha raccolto i pareri degli esperti che non hanno potuto partecipare a questi incontri.
Questo “esercizio europeo”, che è iniziato nel 2011 e nel 2013 ha prodotto la prima versione delle linee guida, “vuole invitare a riflettere sulla migliore pianificazione della mobilità, dei beni e servizi, dell’uso dello spazio pubblico, della qualità dell’aria e della vita”. L’auspicio, evidenzia la Boschetti, è che l’”Italia e gli altri Paesi europei rivedano il sistema normativo nazionale alla luce delle nuove linee guida”. Proprio come era avvenuto nel 2011 quando “l’Italia aveva i Piani urbani del traffico e i Piani urbani della mobilità” e ha dovuto scoprire “l’aspetto latente della sostenibilità“.
Esiste il “principio di sussidiarietà”, ricorda la Boschetti, che lascia le decisioni sulla mobilità urbana alle autorità locali. L’Italia mostra grosse disparità. “Non tutte le città dispongono delle stesse risorse in termini finanziari e di tempo per sviluppare un piano sulla mobilità. Nelle realtà più piccole ci si rifà a consulenti esterni che sono aggiornati sul mondo pubblico e delle innovazioni”, precisa la Boschetti. E’ bene ricordare che per le Città Metropolitane, gli Enti di area vasta e i Comuni singoli e aggregati che superano i 100.000 abitanti adottare il Pums è obbligatorio.
Anche a livello europeo i Paesi sono disallineati: “C’è chi ha una lunga e solida abitudine alla pianificazione della mobilità sostenibile, come la Francia e la regione delle Fiandre in Belgio, e chi guarda all’acquisto dell’auto privata come un’affermazione dello status quo, non solo l’Italia ma in genere i Paesi del Sud e dell’Est Europa”, evidenzia la Boschetti. A causare questo divario anche il livello di preparazione dei pianificatori: “Siamo nel 2019 ma tanti tecnici che ho incontrato non conoscono il significato di mobilità sostenibile. Si affacciano per la prima volta ai termini che riguardano i Pums”. I più formati sono quelli che operano in realtà medio-piccole dove si è molto puntato sulla formazione. “Vienna, Londra e le città scandinave sono esemplari per la rapidità con cui hanno approvato gli investimenti e hanno attuato le i politiche di mobility management”.
Increasing #RoadSafety in #Europe! Join @Bulc_EU and cities across Europe committing to #VisionZero. Apply for the #RoadSafety Award and join the #MobilityWeek campaign 2019 for active and #SustainableMobility! #WalkWithUs pic.twitter.com/SEVhIfwLqg
— EUROPEANMOBILITYWEEK (@mobilityweek) September 16, 2019
Vera novità della nuova edizione delle linee guida sui Pums sono le 18 linee guida tematiche su temi tutti da declinare: dai veicoli a guida autonoma al Mobility as a Service dei trasporti. E’ qui che si gioca la vera partita della sostenibilità. “Sono concetti nuovi per alcune città, ma consolidati in altre che già pensano a legiferare in proposito. In Belgio, Paesi Bassi, Germania, ad esempio, si stanno già sperimentando i droni per il trasporto di persone e merci”.
Al momento i pedoni e i ciclisti sono i più deboli sulla strada. A loro bisognerà dedicare particolare attenzione quando, nella pianificazione della mobilità urbana, bisognerà tenere conto del crescente grado di automazione dei trasporti. “L’industria è prontissima”, commenta la Boschetti, “le auto a guida autonoma potrebbero circolare tra 5 anni” ma per allora le ossatura normative non saranno pronte. Tante altre le incognite: “Gli enti locali non hanno investito in infrastrutture di cui non conoscono i benefici”, non è stato definito “come e quanto cambierà il ruolo del traffic manager che gestisce la semaforica stradale” e, cosa più importante, “non esiste uno standard europeo per la segnaletica verticale e orizzontale. Come si fa ad adattare un software sul veicolo?”.
Sui pericoli di attacchi cyber la Boschetti è fiduciosa nel connubio tra la rete 5G e il sistema di posizionamento Galileo “con cui l’Europa punta ad essere più forte nella difesa dagli attacchi cibernetici”.
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