Il Covid-19 sta cambiando abitudini e plasmando nuovi equilibri a una velocità che fin’ora la società moderna non conosceva. Fare la fila per salire sui mezzi pubblici con ordine e a distanza gli uni dagli altri, limitare gli spostamenti con la macchina e utilizzare i servizi della PA on line. “Abbiamo imparato ad andare in smart working in 24 ore” conferma Maria La Pietra assessore ai Trasporti del comune di Torino, nel corso del webinair organizzato da Motus-e ieri 7 aprile. “Ma la ripartenza non sarà facile. Abbiamo imparato che c’è del movimento superfluo, ma si userà di più il trasporto privato (dopo la pandemia ndr.) quindi serve favorire un mezzo privato sostenibile. E dovremo ripensare i mezzi pubblici”.

In questo i Piani urbani di mobilità sostenibile (Pums) svolgono un ruolo centrale. “Intanto con il Covid-19 si è realizzato un abbassamento del 67% di spostamenti in tutto il Paese sottolinea Anna Donati, responsabile mobilità Kyoto club, illustrando i dati dell’Osservatorio Pums di Euromobility che suggerisce: “Probabilmente dovremmo riconsiderare dei temi di questi Piani dopo la pandemia. Penso al trasporto pubblico distanziato, cosa comporterà? Di che aiuto avranno bisogno le aziende per fare l’offerta distanziata? C’è chi si sente più sicuro a spostarsi nella propria auto. Quindi tornerà ad aumentare l’uso della auto privata? Gli spostamenti a piedi e in bicicletta potrebbero in futuro avere un grande sviluppo. Abbiamo visto tutti l’esplosione dell’ecommerce e dei rider, ma servono delle regole. Il trasporto non paga i costi che genera”.
Una riflessione che, rispetto la sanificazione degli abitacoli, toccherà anche la sharing mobilty,di cui noi vorremmo un forte sviluppo. Infine abbiamo visto come il traffico si può ridurre anche grazie allo smart working”.

I Pums probabilmente dovranno tenere conto di queste riflessioni nel progettare la mobilità del futuro, post pandemia. Per quanto siamo ancora in una fase di incertezza in cui è difficile guardare troppo lontano.

Intanto, rispetto ai Pums in corso, le città italiane sono andate avanti: “Molte stanno lavorando intorno alla programmazione della mobilità sostenibile. Sono 164 le città che stanno affrontando un Piano di mobilità sostenibile di cui 35 già adottati e 36 sono stati approvati. Tra questi, quattro sono in grandi città, 17 in capoluoghi di Provincia e la restante parte in comuni con meno di 100mila abitanti. Significa che ci sono città che hanno una storia di programmazione importante e, nonostante non fossero obbligate a farlo, stanno lavorando con Pums anche molto interessanti” spiega Anna Donati. Diverse le città che guardano all’implementazione dei mezzi pubblico e dello sharing elettrico. Inclusa una forte crescita della infrastruttura di ricarica. Roma punta a 4mila punti di ricarica nel 2030. La stessa Torino, come evidenzia l’assessore La Pietra, non vuole farsi trovare impreparata sopratutto ora che la Fca sta per lanciare la 500 elettrica coinvolgendo il territorio storicamente legato alla casa automobilistica.

Intanto non si parla di sostituzione dell’auto privata termica con l’elettrico, come sottolinea Dino Marcozzi, segretario generale di Motus-e: “ma di ripensare la mobilità e il senso della proprietà del mezzo”.

Comunque Coronavirus o meno la direzione Bruxelles l’ha segnata: meno inquinamento.

Un quadro dei Pums in Italia

Pums 2020Alcune città hanno deciso di realizzare Pums di area comunale, mentre altre preferiscono lavorare su Pums di area metropolitana come Genova (approvato a luglio 2019), Bologna (approvato novembre 2019), Firenze (adottato ad agosto 2019). Venezia ha avviato un bando di gara per la redazione avviato a febbraio 2019, Milano ha avviato a gennaio 2019 con le linee guida e a gennaio 2020 ha effettuato un piano con le prime considerazioni. A Roma è in corso il bando di gara per la redazione del Pums della Città Metropolitana, Torino ha invece annunciato l’accordo per la redazione con la Città metropolitana.

La Donati evidenzia come le linee guida del Mit abbiano dato “la lista degli indicatori ma non i target da raggiungere (progressivi e differenziati)” e come molti Pums non abbiano gli “obiettivi ambientali in linea con il Piano di azione energia e clima (-33% di CO2 entro il 2030)“. Le stesse indicazioni delle emissioni per la qualità dell’aria sono generiche. Infine la mobilità elettrica non risulta essere un obiettivo cogente tra i Pums perché impostati su “carburanti alternativi”. Fatto evidente nelle diverse scelte intraprese dalle città. Roma, ad esempio, per i mezzi pubblici prevede un 80% di metano, ibrido o elettrico al 2030, senza specificare le rispettive quote.
Non solo, la mobilità a piedi e in bicicletta non aumenta significativamente, anzi in alcuni casi diminuisce. Tutte scelte che potrebbero essere stravolte dalle nuove abitudini imposte dalla pandemia in corso.

Il dettaglio di Milano, Genova, Bologna, Roma e Palermo

Milano prevede una conversione del trasporto pubblico e privato in elettrico, con investimenti verso la realizzazione di paline e bandi per acquisto di mezzi di trasporto pubblici elettrici. Inoltre ha target elevati di diminuzione dei veicoli dei privati.

Genova ha obiettivi elevati sul piano intermodale, meno sul piano ambientale con una riduzione di CO2 da 1,6 t ad abitante a 1,5 t in dieci anni. Una diminuzione prevista per l’uso dei veicoli privati dal 44,88% al 39,49% e un incremento forte del trasporto pubblico dal 25,4% al 31,4% con quattro nuove linee elettriche.

Bologna ha un piano molto improntato alla sostenibilità: prevede di chiudere la ztl permettendo l’accesso solo per i veicoli elettrici. Un aumento di 4 linee elettriche di trasporto pubblico in più ed dal 2020 solo nuovi autobus elettrici. Le auto dovranno passare dal 57% al 41% con una crescita delle biciclette dal 5% all’8%. L’obiettivo è di raggiungere meno 40% di CO2 al 2030.

Roma: prevede una riduzione di CO2 del 18% e del 20% di NOx. Come autovetture, ne propone un ridimensionamento dell’uso dal 39 al 37% e sta valutando una tassa di accesso per i veicoli più inquinanti all’interno dell’anello ferroviario. Per i mezzi pubblici prevede un 80% di metano, ibrido o elettrico al 2030 senza specificare le rispettive quote. Anche lo sharing al 2030 sarà convertito per il 50% in metano, ibrido o elettrico. Mentre prevista una grande crescita dei punti di ricarica da 300 a 700 entro il 2020 a 4mila entro il 2030. Cala un pò gli obiettivi dell’andare a piedi.

Palermo: punta su trasporto pubblico e riduzione delle auto con nuove linee tranviarie previste. Prevede al 2030 auto sopratutto ibride e solo un 2-3% in elettrico.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.