“L’utilizzo e l’immagazzinamento efficiente dell’idrogeno rappresentano un crocevia cruciale per settori importanti della tecnologia e della società nei prossimi decenni, come quelli dell’automotive e della sensoristica intelligente”.
A spiegarlo è Francesco Offi, fisico del Dipartimento di Scienze dell’Università Roma Tre. L’ateneo ha contribuito, insieme a CNR e altre università europee, a mettere a punto un innovativo sistema di stoccaggio del vettore energetico.
Lo studio, pubblicato a gennaio sulla rivista PRX Energy, si è concentrato sugli idruri metallici, materiali in cui siano stati immagazzinati atomi di idrogeno, potenzialmente utilizzabili “on-demand” in maniera regolabile e reversibile.
L’utilizzo di idruro di titanio e idruro di ittrio per immagazzinare idrogeno
“Combinando attività teoriche e sperimentali, siamo riusciti a identificare in due idruri metallici tecnologicamente rilevanti, l’idruro di titanio e l’idruro di ittrio, le loro proprietà elettroniche, la forza e la stabilità del legame chimico metallo-idrogeno”, spiega Giancarlo Panaccione, direttore del CNR-IOM.
“Questi risultati hanno permesso di ottenere il collegamento tra la struttura elettronica di questi materiali e le loro proprietà termodinamiche, fattore estremamente rilevante da un punto di vista applicativo ed energetico”, conclude Panaccione.
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L’argomento trattato rispecchia, inoltre, una delle tematiche che troverà sviluppo nel progetto “Antropocene 2.0” finanziato dal MUR al Dipartimento di Scienze dell’Università Roma Tre, quale Dipartimento di Eccellenza 2023-2027, e nel progetto Rome Technopole.
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