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In Italia è sempre più diffusa la consapevolezza sui benefici della mobilità elettrica, tanto è vero che si registra un aumento del numero di vetture immatricolate negli ultimi mesi.

Il 2020 è stato complessivamente un anno positivo, totalizzando una vendita di 32.538 mezzi elettrici e registrando un incremento del +207% rispetto al 2019.

Inoltre, da un’indagine svolta da reichelt elektronik, uno dei più grandi distributori europei online di elettronica e di tecnologie IT, in collaborazione con l’istituto di ricerca OnePoll, si evince che il campione di mille intervistati percepisce la mobilità elettrica come fattore fondamentale per la riduzione delle emissioni di CO2 e la salvaguardia dell’ambiente.

Il 79% dei rispondenti ha in programma l’acquisto di una vettura elettrica, nella consapevolezza che i costi sono ancora elevati rispetto alle corrispettive tradizionali. L’acquisto è rimandato a quando si assisterà alla diminuzione dei prezzi per il 63% degli intervistati. Il 67% riconosce l’importante contributo a favore dell’ambiente, il 43% afferma di essere vincolato agli incentivi statali, seguito da un 42% che vede nella mobilità elettrica dei benefici in termini di riduzione dell’inquinamento acustico.

Gli elementi di criticità della mobilità elettrica

Nonostante la consapevolezza dei benefici ambientali e del fatto che questo è il futuro, dall’indagine emergono alcuni punti di criticità, tra cui la mancanza di punti di ricarica e i ritardi nella diffusione capillare dell’infrastruttura.

Infatti, il 47% ritiene che le colonnine di ricarica non siano ancora ben distribuite sul territorio e il 42% valuta l’Italia come un Paese con l’infrastruttura più obsoleta rispetto ad altri paesi europei. Vi sono poi altri elementi che non incentivano l’acquisto di auto elettriche: i tempi di ricarica troppo lunghi (18%); la necessità di dover pianificare la logistica in base alla collocazione dei punti di ricarica (13%); i costi di ricarica non abbastanza chiari (11%). Oltre a ciò, solo il 20% potrebbe ricaricare nel parcheggio di casa e per il 28% installare il dispositivo di ricarica sarebbe a dir poco problematico.

Altra criticità messa in rilievo dagli intervistati è la batteria, su cui si sono così suddivisi: per il 42% l’estrazione di materie prime come il litio e il cobalto danneggia l’ecosistema; il 30% afferma che le auto elettriche possono essere caricate soltanto con materie prime fossili; per il 22%, a causa delle batterie, la produzione di auto elettriche produce più CO2 rispetto ai veicoli tradizionali. Il 53% crede nella necessità di dover smaltire in modo adeguato le batterie e il 72% sostiene che si debba investire di più in energia eolica e solare. Comunque, il 56% crede fermamente che l’e-car sia certamente più rispettosa del clima.

Per quanto riguarda l’autonomia di percorrenza, il 42% sostiene che sia ancora troppo breve, anche se in media si aggira sui 375 chilometri grazie alle ultime innovazioni e nel 2020, l’autonomia media tra tutti i veicoli elettrici è cresciuta fino a 415 km. Secondo i dati dell’Ufficio americano per l’efficienza energetica e le energie rinnovabili, entro il 2024 si arriverà ad un livello in cui tutti i veicoli elettrici non avranno alcuna differenza a livello di autonomia di guida.

“Alla luce dei prossimi provvedimenti previsti dal governo italiano per il processo di transizione ecologica ci auspichiamo che si possano arginare i principali elementi di criticità che, ad oggi, ostacolano l’acquisto di una vettura elettrica, come quello economico e quello relativo alla difficoltà di ricarica”, ha dichiarato Jan-Christoph Pakusa, product manager di reichelt elektronik.

Entro 6 anni le e-car costeranno meno delle convenzionali

Secondo lo studio di Bloombergnef, tra il 2025 e il 2027 il crollo del costo delle batterie determinerà la maggiore convenienza delle e-car rispetto a quelle a motore termico, a prescindere dall’incentivazione o meno all’acquisto attraverso sussidi.

Ovviamente, secondo questa previsione contenuta nel rapporto, l’Unione europea dovrà incentivare questo passaggio e diffondere le infrastrutture di ricarica, anche perché entro sei anni i veicoli elettrici avranno un prezzo inferiore rispetto a quelli con motore a combustibile fossile e bisognerà essere pronti ad accoglierne la diffusione.

Secondo lo studio Bnef commissionato dalla federazione europea Transport & Environment (T&E), i primi veicoli elettrici a diventare più convenienti di quelli tradizionali saranno quelli commerciali leggeri, a seguire già nel 2026 saranno le berline elettriche e i Suv di tutte le dimensioni. Le ultime saranno le auto più piccole.

T&E sottolinea l’importanza di prevedere degli obiettivi vincolanti intermedi al 2027, oltre quelli già previsti al 2025 e 2030, per poter così raggiungere la definitiva eliminazione di nuovi veicoli convenzionali nel 2035.

Lo studio Bnef riporta che i veicoli elettrici saranno entro 6 anni alla portata di tutti perché più economici dei motori a combustione interna.

Il costo delle nuove batterie dovrebbe crollare del 58% entro il 2030, rispetto ai prezzi del 2020. In seguito a ciò, i furgoni leggeri che ad oggi costituiscono appena il 2% delle vendite, saranno proprio quelli che a breve costeranno meno.

Lo studio Bnef prevede anche che, se l’Unione europea non dovesse contemplare obiettivi più rigorosi per incentivare la transizione e si lasciasse fare solo al mercato, le auto elettriche a batteria raggiungerebbero una quota di mercato dell’85% e i furgoni solo dell’83% entro il 2035, con una conseguente permanenza dei veicoli più inquinanti ed una mancata decarbonizzazione al 2050. Quindi, deve essere presente una forte spinta e un forte indirizzo politico che favorisca questa transizione.

“Con le giuste politiche, le auto e i furgoni elettrici possono raggiungere il 100% del mercato entro il 2035 in Europa”, afferma Veronica Aneris, direttrice Italia T&E. “Il Governo italiano deve favorire questa transizione storica, da un lato sostenendo in Europa obiettivi di riduzione di CO2 più stringenti per i costruttori e introducendo il 2035 come data di fine vendita dei motori a combustione interna, dall’altro accelerando la diffusione dei veicoli elettrici nella flotta italiana”.

A giugno, la Commissione europea potrebbe fissare una data che metterà fine alle vendite di auto a combustibili fossili. Per spingere in questa direzione, 27 società europee di diversi comparti industriali, tra cui Volvo, Uber, Coca Cola Europe, Enel X, Ikea e Sky, hanno sottoscritto un appello che chiede di fissare al 2035 il phase-out.

Attualmente, sette case automobilistiche e dieci paesi europei hanno annunciato dei piani per eliminare gradualmente le auto a combustibile fossile, ma senza un preciso indirizzo da parte dell’Unione europea, tali obiettivi rimarranno su base volontaristica.


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