La transizione energetica è diventata la parola d’ordine delle scelte tecnologiche tema da cui non sono esimati i trasporti marittimi.
Secondo il rapporto 2021 “Italian Maritime Economy” di Intesa Sanpaolo e Srm, il 90% delle merci a livello globale viaggia per mare. Questo dato spiega come i porti e le infrastrutture connesse siano un attore indispensabile nella transizione.
Il dott. Pasqualino Monti, presidente dell’Autorità di Sistema portuale del mare di Sicilia occidentale, spiega il futuro dell’Autorità, sempre più sostenibile, connessa ed efficiente.
Come si sta organizzando l’AdSP mare di Sicilia occidentale per ridurre le emissioni climalteranti nelle attività portuali (es. il cold ironing)?
I porti della Sicilia occidentale hanno messo al centro della loro azione il tema della sostenibilità ambientale e dell’innovazione tecnologica. Strumenti imprescindibili per lo sviluppo e la crescita economica, con interventi capaci di generare nuova qualità urbana nel contesto in cui si inseriscono. Fin dal 2018, abbiamo iniziato a ragionare con il mercato su quali potessero essere le misure da affrontare per arrivare nel 2025/26 a zero emissioni nei nostri porti.
Il primo passo fatto è stato quello di sondare il mercato circa l’efficientamento energetico, fino a sottoscrivere un accordo di partenariato pubblico/privato con una società e presentare un piano di investimenti per arrivare in quattro anni a zero emissioni. Attraverso una parte di cogenerazione e una di fotovoltaico, tutte energie derivanti da rinnovabili che consentono la riduzione dell’impatto e delle emissioni. Un innovativo project financing, che introduce un vero e proprio modello in ambito portuale, denominato “Smart Port”, e che prevede la realizzazione di interventi integrati di efficientamento energetico delle strutture portuali di Palermo, Termini Imerese, Trapani e Porto Empedocle, e l’introduzione di tecnologie smart e IoT (Internet of things) all’avanguardia.
La concessione, del valore di oltre 22 milioni di euro, è stata siglata lo scorso anno tra l’AdSP del Mare di Sicilia occidentale e RTI, il raggruppamento di imprese costituito da Free Energy Saving srl, Luxmaster srl e Free Energia spa, società specializzate nella progettazione e nello sviluppo di soluzioni innovative incentrate sui temi delle smart city, della sostenibilità e dell’economia circolare. Materializzando così, in un progetto concreto, la visione innovativa di creare dei porti in transizione verso un modello di gestione sostenibile e connesso. Il progetto – che fa camminare insieme pubblico e privato, dimostrando la capacità di attrarre investimenti di chi crede nelle potenzialità degli scali siciliani, sempre più orientati a una crescita sostenibile e attenta ai temi dell’ambiente – fa da apripista nel processo di transizione energetica in atto, tracciando la rotta e diventando precursore di azioni concrete e immediate per rendere sostenibili e smart i porti del network occidentale attraverso l’innovazione, la digitalizzazione dei sistemi logistici portuali, l’efficientamento energetico degli scali e le energie rinnovabili.
Già prima della pandemia ci siamo premuniti di progetti per elettrificare le banchine. L’arrivo della pandemia, il Pnrr e i 700 milioni di investimenti nel settore, ci hanno portato a indagare su quanto il mercato davvero risponda a una eventualità di elettrificazione delle banchine e siamo arrivati alla determinazione di passare alla fase di realizzazione della fattibilità, fermo restando che il valore assoluto di ritorno di questo investimento si avrà solo se lo stesso verrà messo a terra in tempi contenuti e se il famoso permitting autorizzativo sarà anch’esso veloce.
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Abbiamo ragionato anche sul gas, sia sulla parte di deposito per stoccare il combustibile, sia discutendo con il governo e la Regione siciliana per ottenere, da parte del ministero, il porto di Gela. È nota la presenza, a 60 chilometri da Gela, nel Canale di Sicilia, di due giacimenti di gas, “Argo” e “Cassiopea”: come Autorità di Sistema portuale del Mare di Sicilia occidentale siamo molto felici di assicurare le aree logistiche, garantendo all’Eni tutti gli asset infrastrutturali utili all’estrazione nel più breve tempo possibile, verificando, inoltre, la possibilità di predisporre un deposito nel porto di Porto Empedocle.
La situazione politica in nord Africa è in evoluzione. Quali sono le prospettive di sviluppo per una collaborazione con i paesi rivieraschi (penso soprattutto a combustibili fossili per superare la dipendenza da quelli provenienti dalla Russia)?
Oggi il principale fornitore di gas per l’Italia è l’Algeria, a dimostrazione del fatto che i paesi del Nordafrica, che possiedono quantitativi importanti di risorse, rappresentano una valida alternativa nella diversificazione dei fornitori del gas necessario a coprire i consumi del nostro paese.
Siamo un paese che consuma 76 miliardi di mc gas ma ne produce 3,3 e il 50% di questa differenza arriva dalla Russia: abbiamo bisogno di abbattere tale dipendenza, per cui ben vengano rapporti, nuovi o consolidati, con altri stati. Almeno fin quando l’Italia non sfrutterà i suoi giacimenti in Sicilia, la possibilità di ragionare con Tunisia, Algeria e Libia è fondamentale.
La guerra che dilania l’Ucraina avrà dei riflessi sulle rotte marittime, si parla addirittura della chiusura del Bosforo?
Sì, il mercato dello shipping sta già risentendo dell’effetto delle sanzioni. Ci sono grandi realtà non più disponibili a toccare i porti russi, così come è venuta meno la disponibilità a ragionare con i russi anche rispetto ad altri settori che, comunque, fanno riferimento allo shipping.
È ancora troppo presto per capire quali saranno gli effetti complessivi che questa terribile vicenda bellica porta con sé. Se continuerà l’escalation, anche le misure di contrasto all’invasione della Russia in Ucraina saranno proporzionali e subiranno un inevitabile adeguamento.
Prima di chiudere, ritenete gli avvenimenti di cui sopra uno stimolo verso una politica, energetica ma non solo, proiettata a sfruttare con maggiore intensità il confine meridionale del Mediterraneo?
Me lo auguro, perché significherebbe, anche da parte dell’Europa, il riconoscimento della centralità del Mediterraneo, un mare importante al cui interno il meridione d’Italia è centrale.
Il recupero di questa centralità, abbinato alla possibilità che i processi di democratizzazione nei paesi del Nordafrica si concludano nel più breve tempo possibile, ci consegnano la concreta opportunità di un interscambio con essi da parte dell’Italia del sud, rafforzando così la posizione del Mezzogiorno e, di conseguenza, quella del Paese.
Un ringraziamento particolare alla dott.ssa Barbara Gazzale per la pazienza e l’attenzione dedicate al completamento dell’intervista.
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