Regioni, aree metropolitane ed enti locali hanno un nuovo alleato nel contrasto, o meglio dire nell’adattamento, ai cambiamenti climatici. Si tratta delle Linee guida per le strategie regionali di adattamento ai cambiamenti climatici elaborate nell’ambito del progetto europeo Master adapt, acronimo per Main streaming experiences at regional and local level for adaptation to climate change.
Linee guida replicabili per l’adattamento ai cambiamenti climatici
Il progetto quadriennale Master adapt, da poco conclusosi, ha supportato i protagonisti di questi territori nell’elaborazione di una visione di sviluppo sostenibile, alla luce degli obiettivi internazionali di sostenibilità fissati dall’Agenda 2030 dell’Onu, che includano azioni di mitigazione dei cambiamenti climatici.
Master Adapt si è da poco concluso. Ha coinvolto 53 comuni suddivisi in quattro aree pilota: la Città metropolitana di Venezia; un’aggregazione di otto comuni a nord di Milano (asta fluviale del Seveso), la città metropolitana di Cagliari, la rete metropolitana del Nord Sardegna (Alghero, Porto Torres e Sassari) e l’unione dei comuni del Nord Salento.
Analisi delle differenze
Le aree si distinguono vocazioni socioeconomiche, forma e status giuridico. Sono state suddivise anche per dimensione, caratteristiche climatiche e geologiche, composizione morfologica oltre che per le dinamiche di sviluppo urbano.
Si è partiti individuandone le vulnerabilità e misurando la tipologia e il livello di rischio legati agli eventi climatici estremi: dalle esondazioni alle ondate e isole di calore, dagli incendi agli allagamenti urbani. Si è passati poi a valutare la capacità di reazione dei territori soffermandosi sulle risorse economiche disponibili, sull’attenzione delle politiche pubbliche, sulla presenza di fasce deboli della popolazione e sulla configurazione geomorfologica.
Pianificazione e programmazione condivise
Per riuscire a migliorare il sistema di governance e a inserire l’adattamento ai cambiamenti climatici negli strumenti di pianificazione e programmazione esistenti, alcuni comuni hanno aderito al Patto dei sindaci e sottoscritto il Piano d’azione sostenibile per l’energia e il clima (Paesc). Altri hanno redatto piani di adattamento locale. Capitolo a parte per la regione Sardegna, che è anche capofila del progetto, dove è stata adottata una Strategia regionale di adattamento.
In totale sono state messe in campo oltre 330 azioni locali nell’ottica di mettersi al riparo dai rischi previsti per i prossimi decenni. Tra queste, sono state adottate soluzioni ecosistemiche che prevedono una maggiore integrazione in città della componente naturale, ad esempio nuovo verde per mitigare le ondate di calore e le alluvioni meteoriche. Altri hanno lavorato per contenere i rischi siccità, puntando sul riutilizzo delle acque e sul risparmio idrico. Guardando alla permeabilità del suolo e al contenimento degli impatti ambientali delle attività agricole si è lavorato al drenaggio delle terre.
Alla fine sono state definite procedure standardizzate che in una valutazione quantitativa combinano la sensibilità dei territori in caso di eventi atmosferici straordinari alla loro capacità adattativa.
Coinvolgimento di tutti
Un percorso partecipativo è stato promosso in ogni area pilota. Si è puntato a coinvolgere i protagonisti del territorio: tra questi, amministrazioni, associazioni di categoria, associazioni ambientaliste, società civile e mondo accademico. Si sono susseguiti momenti di formazione per addetti ai lavori e amministratori locali, workshop e incontri pubblici.
Coordinamento Agende21 locali italiane, Ispra, fondazione Lombardia per l’ambiente, Ambiente Italia, università Iuav di Venezia e università degli studi di Sassari hanno offerto il loro contributo tecnico-scientifico. L’iniziativa è stata finanziata dal programma Life e realizzato anche grazie al contributo di fondazione Cariplo.
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