L’isola di Ventotene in provincia di Latina nel Lazio, con molta probabilità deve il suo nome al vento che la caratterizza e che lentamente ha tramutato l’antica Pandaria o Pandotira nell’attuale Ventotene. Presto però potrebbe diventare il sole con la sua energia a caratterizzarne la sua unicità. La cittadinanza è all’opera per realizzare una comunità energetica rinnovabile. Un progetto non sempre di facile realizzazione ma che ha visto mettere in campo forse una delle caratteristiche più peculiari dell’essere umano che non sempre viene considerata come il suo punto di forza, aggregazione sociale.
“Si chiamano comunità energetiche e non energie comunitarie perché il sostantivo sta nella comunità“, ne è convinto Gabriele Magni referente della comunità energetica di Ventotene che spiega a Canale Energia come la “sua” comunità energetica, nata da un progetto universitario, sia diventata una “nostra” comunità nel corso del suo sviluppo. “Forse la parte più bella di questo progetto”.
Quali sono le leve di ingaggio per realizzare la “comunità”
La parte più complessa da realizzare quindi non è l’aspetto tecnologico di una comunità energetica ma costruire la comunità sociale di persone che ne fanno parte e che mettono a disposizione i loro spazi, e in alcuni casi anche i loro fondi, per realizzare gli impianti necessari.
“A Ventotene la parte energetica si sta ancora sviluppando. Ad oggi abbiamo vinto un bando messo a disposizione della Regione Lazio per accedere ai fondi necessari a realizzare il piano di fattibilità. L’aspetto più difficile è stato, ed è, coinvolgere le persone che vivono sull’isola. Per farlo abbiamo realizzato diversi eventi pubblici, di cui l’ultimo lo scorso 10 giugno, in cui facciamo formazione e sensibilizzazione. Spieghiamo cosa è una comunità energetica e perché è importante per un territorio isolano e isolato come l’isola di Ventotene che non ha nessuna connessione energetica con la terra ferma. Spieghiamo come con una comunità, possiamo diventare una parte della soluzione al problema che non deve sempre necessariamente calare dall’alto“.
Il ruolo dei cittadini nella comunità energetica
Ci sono due ruoli in cui si possono coinvolgere i cittadini. Uno come produttore prosumer, che sarebbe chi decide di fare un impianto fotovoltaico sulla propria abitazione. Questa figura sa che potrà accedere a un risparmio economico.
Un secondo ruolo altrettanto importante e necessario è quello del consumatore. Cioè chi non può partecipare realizzando un impianto ma usando l’energia prodotta.
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“Queste persone non vedono grandi risparmi a fine anno. Per questo la spinta che diamo noi e di mettere quelle somme risparmiate a uso comune per valorizzare il territorio con azioni sul posto. Ad esempio sistemare il giardino dei bambini, acquistare ebike. Questa partecipazione in un gruppo che ha un ruolo di gestione e reinvestimento in progetti comunitari ha successo. Non promettiamo soldi alle persone, ma di essere parte di un gruppo che progetta per il territorio in cui vive. Lo dimostra il fatto che come quota di adesione chiediamo 20 euro una volta soltanto per farne parte per sempre della comunità”.
La storia della comunità energetica di Ventotene
Una governance bottom up la vera peculiarità di Ventotene
La comunità di Ventotene ha avuto un inizio difficile. Non solo per le le adesioni dei cittadini. Difatti nasce sotto l’egida del sindaco in carica il cui mandato viene sospeso e il comune commissariato. A seguito di questo fatto, invece di spegnersi, la fiammella della comunità di Ventotene si accende ancora di più. Ecco che il Comune resterà parte del progetto mettendo anche a disposizione un impianto esistente, ma non come capofila. Si candida un nuovo presidente della Comunità, un cittadino residente sull’isola. Lo stesso Gabriele Magni che a inizio dei lavori stava affrontando il tema della comunità energetica come lavoro di studi per la laurea, diventa Referente del progetto. “Si è venuto a realizzare un cambio di governance bottom up. Forse è questa la vera peculiarità di Ventotene”.
Cosa manca alle comunità energetiche per diffondersi sul territorio
“Ad oggi le comunità energetiche che stanno nascendo in Italia prendono il via da una iniziativa dei Comuni. Più complesso è fare una comunità bottom up come stiamo facendo noi. Credo che per avviare più comunità energetiche anche da gruppi di persone come stiamo facendo noi serve avere i decreti attuativi sulle comunità energetiche. Come avere accesso ai finanziamenti del PNRR e bandi regionali per realizzare gli impianti e gli studi di fattibilità necessari”. Serve insomma finanziare l’avvio della comunità che poi si riuscirebbe a mantenersi da sola.
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