I piccoli comuni e le frazioni d’Italia sono ottimi laboratori per l’innovazione, culturale e tecnologica. Talvolta la loro crescita è minata dalle divergenze tra il sistema legislativo, che non partorisce decreti attuativi per il loro sviluppo, e le capacità pratiche di associazioni, imprese, organismi di volontariato del territorio.
Il punto è stato fatto in occasione dell’evento “Voler bene all’Italia 2019. Da piccoli comuni a smart land”, svoltosi nella mattinata del 29 maggio a Roma e promosso da Legambiente, Uncem, Unpli, Anci e Symbola.
Per quanto riguarda la normativa, in sala sono state citate la legge n. 158 del 2017 per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, anche detta legge Realacci dal nome del primo firmatario allora presidente della commissione Ambiente della Camera, la legge 221 del 2015 per la promozione di azioni di green economy e la Strategia nazionale aree interne. Restano, però, alcuni dubbi sollevati in apertura della tavola rotonda da Marco Bussone, presidente Uncem. “La strategia aree interne prevede 72 progetti pilota. Si ferma lì o consentirà di avere una visione di spesa più estesa?”. Domanda cui ha fatto seguito un’altra provocazione: “I circa 2.000 sindaci eletti domenica scorsa e i circa 2.000 confermati saranno effettivamente in grado di governare e di sviluppare il capitale umano nei piccoli comuni?”.
Per alimentare lo spirito di crescita dei piccoli comuni, ha ricordato Bussone, a novembre 2018 è stato siglato l’accordo tra Uncem e Poste Italiane: “Abbiamo dimostrato che è possibile lavorare anticipando i decreti attuativi”, ha commentato il presidente Uncem. “L’ad Matteo del Fante ha deciso di cambiare rotta. Nella scorsa legislatura si è presentato alle commissioni riunite della Camera Ambiente e Trasporti per mostrare il cambio di rotta. L’accordo con Uncem stabilisce la non chiusura degli uffici nei comuni sotto i 5.000 abitanti”, ha evidenziato Luigi Antonio Madeo, responsabile rapporto con le istituzioni centrali e locali di Poste Italiane.
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Poste e telecomunicazioni sono due ingredienti fondamentali nella ricetta della buona crescita. Andrea Falessi di OpenFiber ha citato le risorse regionali del POR FESR Lazio 2014-2020 per il rilancio delle cosiddette aree grigie. Qui la fibra ottica a 1 Gbps dovrebbe arrivare entro il 2025.
“Ieri si è chiuso il bando della Regione Lazio rivolto ai piccoli comuni. Abbiamo ricevuto 200 domande da parte di 254 piccoli comuni”, ha commentato Cristiana Avenali, responsabile Ufficio di scopo per i piccoli comuni, Presidenza Regione Lazio. “Il bando prevede risorse da 2.000 a 40.000 euro, ma con il presidente Nicola Zingaretti siamo già d’accordo di mettere in campo nuove risorse”. Tra le azioni in essere ha citato anche l’istituzione di “tavoli di lavoro per la sperimentazione sui territori” i quali hanno ad oggetto, ad esempio, il miglioramento del trasporto pubblico che collega i piccoli comuni alle grandi città.
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Come riuscire a non spegnere l’entusiasmo alimentato dalla legge sui piccoli comuni del 2017? Alcune riflessioni con il primo firmatario Ermete Realacci.
Nelle aule del Parlamento la discussione sulla legge per i piccoli comuni è durata molti anni. Quali effetti ha determinato la sua entrata in vigore? Ha dimostrato di cogliere le potenzialità delle singole realtà italiane?
Nel corso della mattinata ha evidenziato come la crescita dei piccoli comuni non debba basarsi solo sulla disponibilità dei fondi ma debba puntare sull’attuazione di politiche di respiro regionale o istituzionale e sulla replicabilità delle buone pratiche. Può spiegarci meglio?
Come si pone l’attuale legislatura per lo sviluppo dei piccoli comuni?
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