Il fotovoltaico in Italia e nel mondo ha vissuto diverse vite ad oggi, se pensiamo ai boom dei primi Conti energia alle problematiche di concorrenza con l’estero. A fine 2020 viene annunciata la nascita della Alleanza per il fotovoltaico. Se pensiamo al passato alle richieste del settore e alle difficoltà che ha avuto la filiera italiana a contrastare il dumping cinese e ai cambiamenti legislativi dei Conti energia.
Perché solo nel 2020 pensare ad un’Alleanza per il fotovoltaico che guardi all’intera filiera?
Canale energia lo ha chiesto ad Andrea Cristini spokesperson dell’Alleanza.
“La nascita dell’Alleanza risale a metà 2020 su stimolo della velocità delle opportunità di innovazione legislativa impresse dall’iniziativa europea e poggia le sue fondamenta sulla consapevolezza, da parte dei suoi membri, che l’Italia sta vivendo un passaggio cruciale per il proprio futuro e il settore fotovoltaico, in questo contesto, può aiutare a una svolta positiva per la definizione di nuovi modelli di sviluppo sostenibile.
Sebbene in Italia esistano già associazioni di categoria attive nel settore delle energie rinnovabili (citiamo ad esempio Anie rinnovabili, Italia solare, Elettricità futura – di cui alcuni membri dell’Alleanza fanno parte), l’Alleanza rappresenta un “unicum” in quanto ha fatto sin dall’inizio la scelta consapevole di non vincolarsi ad alcuna forma giuridica. Si tratta, infatti, di una Alleanza di scopo e, in quanto tale, aperta a tutte le aziende che perseguono l’obiettivo di contribuire allo sviluppo del Sistema paese. Questa scelta implica la capacità di agire in velocità, per contribuire in modo concreto alle esigenze di nuove opportunità di crescita economica del Paese“.
Nella vostra mission rientra il “definire un nuovo modello normativo che sia in grado di superare le criticità attuali del sistema e in tal modo consentire investimenti privati sul territorio nazionale” ci può spiegare cosa suggerite nel dettaglio e come intendete di raggiungerlo?
Ad oggi gli impianti per lo sfruttamento delle energie rinnovabili “utility scale” (compresi i sistemi di accumulo) intraprendono un iter autorizzativo le cui tempistiche sono molto lunghe. Tale dilazione temporale non si concilia né con lo sviluppo del mercato né con gli obiettivi del Pniec. Le tempistiche dell’iter sono tali
da mettere seriamente a rischio gli investimenti già effettuati e in taluni casi l’impossibilità di realizzare impianti già assegnati dalla procedura dei bandi (il riferimento è al bando del capacity market ed a quello della Fast reserve, di prossima pubblicazione).
In questo contesto si colloca la richiesta, avanzata dall’Alleanza per il fotovoltaico, di razionalizzare, semplificare e accelerare gli iter garantendo tempi certi per un mercato, quello delle fonti rinnovabili, che traina una molteplicità di filiere di produttori di componenti e di fornitori di servizi anche in ambito di infrastrutture energetiche, di sistemi di accumulo e di digitalizzazione.
In particolar modo abbiamo proposto, già per il DL Semplificazioni di agosto 2020, l’adozione del procedimento autorizzativo della Pas (Procedimento autorizzativo semplificato) più celere del Paur (Provvedimento autorizzatorio unico regionale) oppure dell’AU (Autorizzazione unica) o dell’AU con Via (Valutazione di impatto ambientale) per gli impianti fotovoltaici a terra su area agricola in progetti integrati con l’agricoltura, per impianti fotovoltaici su cave, discariche e aree Sin bonificate e ripristinate, nonché per i sistemi di accumulo.
Questa semplificazione nel breve periodo fungerà da volano alla ripresa economica grazie agli investimenti in impianti fotovoltaici a terra “utility scale” e in sistemi di accumulo in market parity, che consentiranno a loro volta l’incremento degli investimenti e dell’occupazione.
Questo cambiamento renderà necessaria un’azione di reskilling e upskilling delle tradizionali competenze della forza lavoro, che dovrà gradualmente abbandonare comparti industriali ormai non più competitivi, verso produzioni più efficienti.
Un prossimo step dell’Alleanza per il fotovoltaico potrebbe essere uno sguardo all’Europa?
Senz’ombra di dubbio l’Alleanza nel corso del 2021 intende avviare un dialogo anche con le Istituzioni europee, che – come specificato nel Next generation EU, hanno posto il tema delle energie rinnovabili tra gli architravi dell’Europa del futuro.
Questo strumento finanziario, di 750 miliardi, prevede lo stanziamento di 100 miliardi per la transizione “verde”. A loro volta, questi investimenti potranno portare alla creazione di nuovi posti di lavoro in un arco temporale trentennale. L’Italia senza dubbio è una “attenzionata” speciale a Bruxelles e il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) cui il Governo italiano sta lavorando in queste settimane rappresenta sicuramente una pietra miliare per le politiche sulle rinnovabili. Per questo l’Alleanza sta seguendo con molta attenzione l’evoluzione delle proposte del Governo italiano relative alle politiche green inserite nell’attuale bozza del Pnrr, nel quale viene però conferito maggior spazio, e dunque maggiori investimenti, sul tema dell’idrogeno. Una scelta quasi obbligata alla luce degli sviluppi internazionali e della direzione intrapresa da Bruxelles con l’adozione della strategia UE per l’idrogeno.
Quanta industria italiana e quanta occupazione per l’Italia c’è nel comparto?
L’Alleanza è fortemente consapevole della capacità del settore delle fonti rinnovabili di generare nuova occupazione e di valorizzare il capitale umano. In particolare, nella nostra visione proprio la valorizzazione del capitale umano è uno dei driver di crescita economica e sociale dei territori in cui opera. Questo discorso acquista ancora più forza e valore se guardiamo le regioni del Sud Italia, da sempre molto più deboli rispetto al Nord per quanto riguarda l’offerta di lavoro.
A tal proposito, uno studio dell’Istat ha dimostrato la stretta correlazione positiva tra politiche a supporto delle energie rinnovabili e loro incidenza sul Pil nel Mezzogiorno. La maggiore incidenza delle energie rinnovabili sulla produzione del Pil regionale è giustificata anche dalle condizioni climatiche di gran lunga favorevoli del Sud, sebbene qui si registrino investimenti di gran lunga inferiori rispetto alle Regioni del Nord nella formazione e valorizzazione del capitale umano utilizzato nel settore delle rinnovabili. Un gap che l’Alleanza intende colmare.
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