Il ruolo dello smart building nel percorso italiano di transizione ecologica

Presentato il 4 maggio il primo rapporto strategico della Community Smart Building di The European House – Ambrosetti.

Smart Building

Rinnovare il parco immobiliare italiano per renderlo più efficiente e più tecnologico assicurerebbe al Paese un risparmio di 14 miliardi di euro l’anno (circa 230 euro pro capite), pari al 20-22 per cento delle bollette a carico delle famiglie nel 2022. È quanto emerge dal rapporto strategico della prima edizione della Community Smart Building, avviata l’anno scorso da The European House – Ambrosetti.

“Con questa community abbiamo voluto creare una piattaforma di confronto per delineare una visione comune sul tema dello smart building, che rappresenta un’opportunità strategica per il Paese. In un anno, abbiamo già lanciato diverse iniziative: un sito web, un logo dedicato, una campagna di comunicazione sui media e una campagna social”, ha dichiarato Lorenzo Tavazzi, partner The European House – Ambrosetti, che ha introdotto il webinar del 4 maggio.

La definizione di smart building

Ad oggi esistono diverse definizioni di smart building, incapaci però di descrivere il concetto nel suo complesso. Serve invece una visione olistica e inclusiva. Ecco perché la community ha elaborato la seguente definizione:

Un hub di servizi automatizzati real time e adattivi, integrabile con l’organismo edilizio e l’ecosistema esterno, dotato di tecnologie connesse, interoperabili e sostenibili che permettono l’ottimizzazione nell’utilizzo delle risorse idriche ed energetiche, dei costi di realizzazione e gestione e la massimizzazione del wellbeing e della sicurezza degli individui.

In accordo con la nuova definizione, la community ha ricostruito anche la filiera industriale alla base dello smart building. In Italia coinvolge 35 settori e 180 sottosettori, e 350mila aziende.

I benefici della riconversione degli immobili

La riconversione degli edifici in ottica smart può garantire importanti benefici ambientali ed economici. L’obsolescenza del parco immobiliare italiano genera infatti una spesa annua di 47 miliardi di euro per consumi termici ed elettrici. Ogni anno, nello scenario di fattibilità, l’efficientamento può ridurre i consumi energetici del 20-24 per cento e quelli idrici del 4-5 per cento, assicurando 12-14 miliardi di benefici netti di sistema. Alla riduzione delle emissioni climalteranti, compresa fra il 19 e il 28 per cento, si affianca l’aumento della qualità della vita dei cittadini. Non bisogna dimenticare, poi, che gli edifici smart sono gli elementi costitutivi della smart city.

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Le policy necessarie

La community ha stabilito una roadmap in cui si evidenziano, tra i fattori abilitanti, policy di breve-medio periodo – definizione degli standard associati all’edificio intelligente e sviluppo di un modello operativo per la sostenibilità degli investimenti – e policy di lungo periodo, come la creazione di un organismo di coordinamento interministeriale trasversale sui temi della transizione energetica nel settore dell’edilizia.

“L’Agenda 2030 è lo strumento delle Nazioni Unite che coinvolge tutti i Paesi del mondo per costruire un futuro condiviso, sano, per il nostro pianeta e anche per noi. È proprio al futuro che dobbiamo pensare, puntando sull’efficienza energetica, ma anche sull’economia circolare. Bisogna lavorare su End of Waste ed Ecodesign, in modo da progettare degli edifici più sostenibili nell’intero ciclo di vita”, ha commentato Silvia Grandi, direttrice generale Economia circolare, MASE.

Il peso della Direttiva EPBD

L’obiettivo, a livello comunitario, è di ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55 per cento entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. In quest’ottica, nel 2020 è stata lanciata la Renowation Wave per raddoppiare i tassi di ristrutturazione degli edifici entro il 2050. La Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (EPBD) stabilisce degli interventi ben precisi. E – come ha spiegato Marco Morini, policy officer Unità edifici e prodotti, DG ENER, Commissione europea – prevede quattro ambiti di intervento: “Ristrutturazione del parco edilizio esistente, decarbonizzazione, digitalizzazione, finanziamenti (volti soprattutto a sostenere le persone in povertà energetica)”.

Nell’ambito della digitalizzazione, c’è anche l’obiettivo di aumentare la diffusione di smart technologies, come i Building Automation and Control Systems (BACS) e i sistemi tecnici per l’edilizia. Lo Smart Readiness Indicator è uno strumento che permette di valutare la predisposizione degli immobili all’adozione di queste tecnologie, stimandone anche le potenzialità.

Smart Building

La tecnologia per il risparmio delle risorse

“In Italia ci sono più di un milione di condomini, la maggior parte dei quali non è di recente costruzione. Si parla spesso di transizione ecologica e digitale, ma raramente di sicurezza. Io la metterei al primo posto”, ha sottolineato Francesco Burrelli, presidente ANACI nazionale. Pensiamo ai terremoti, così come agli effetti della crisi climatica, fra cui le alluvioni che hanno appena colpito l’Emilia-Romagna. L’urgenza di misure di adattamento e mitigazione risulta davvero evidente.

“Partecipare alla community ci ha permesso di acquisire il punto di vista degli attori principali della filiera dell’edilizia e di rafforzare le nostre competenze nell’ambito della digitalizzazione. Un vero efficientamento è possibile solo con l’applicazione della tecnologia e lo smart building è una grande risorsa per le imprese”, ha detto Massimo Colombo, presidente ANCE – Associazione nazionale costruttori edili – Varese.

“Non dobbiamo dimenticarci di quello che c’è all’interno degli edifici: anche gli elettrodomestici devono essere moderni, efficienti e sostenibili. Aspetti che migliorano la qualità della vita dei consumatori e permettono di risparmiare risorse, come l’energia. In Italia, solo il 3 per cento degli elettrodomestici appartiene a una classe energetica di nuova generazione: c’è tantissimo lavoro da fare per rinnovare il parco installato e arrivare al 30 per cento di risparmio energetico nelle case”, ha quindi aggiunto Paolo Lioy, presidente APPLiA – Associazione produttori elettrodomestici.

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Una transizione inclusiva

E non bisogna scordarsi, viene da dire in conclusione, che gli edifici non sono scatole vuote, ma sono popolati di persone. Che hanno doveri, ma anche diritti, e devono essere tutelate. Proprio su questo si è concentrato l’intervento di Ilaria Bertini, direttrice del Dipartimento efficienza energetica dell’ENEA.

“Fondamentale l’aspetto della condivisione: la responsabilità dev’essere comune. Decisioni prese consapevolmente, in maniera condivisa, dai vari player del settore. Fondamentale che ogni protagonista abbia il suo ruolo e rispetti quello degli altri. Detto questo, non dobbiamo dimenticarci del consumatore: non c’è tecnologia che funzioni se non c’è alla fine un consumatore che la sceglie e la utilizza. Importante, in questo senso, è l’educazione dei cittadini che, per avere un risparmio, devono prima fare un investimento”.


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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.