“Quando si pensa al ruolo delle comunità energetiche (CE) all’interno della transizione energetica, non ci si riferisce solamente a ciò che possono comportare in termini di risparmio in bolletta, ma anche alla quantità di energia generata a livello locale e alla partecipazione attiva dei cittadini attraverso strategie di coinvolgimento. Inoltre, fondamentali sono il quadro politico, i budget e i fondi a disposizione, ma le CE possono incentivare soprattutto la parte dell’innovazione e della ricerca, perché transizione verde e digitale andranno di pari passo”. Con queste parole, Gianluca Fulli, deputy head of unit energy security, distribution and markets della Commissione Europea ha aperto la prima sessione della prima conferenza nazionale Ifec (Italian forum of energy communities) “Comunità energetiche leva di sviluppo economico per la transizione”, organizzata da Wec e Politecnico di Torino.
Accelerare la transizione energetica attraverso le CE
Daan Creupelandt, coordinatore di REScoop, hub delle CE a livello europeo che rappresenta 2mila cooperative energetiche ha parlato di queste realtà, che sono entità legali senza fini commerciali e raggruppano cittadini che cooperano a progetti di transizione energetica, basandosi su sette principi cardine.
Tra questi il fatto che l’adesione sia volontaria e aperta, il controllo da parte dei membri sia democratico e ci sia un continuo lavoro di formazione e informazione. Oltre ai cittadini possono aderire anche autorità locali e piccole e medie imprese. REScoop fa inoltre un lavoro di sostegno verso queste comunità, attraverso la pubblicazione di guide per favorire la comprensione del concetto stesso di comunità, anche rivolgendosi ai legislatori, in modo che definiscano meglio i concetti. Creupelandt ha fatto notare che finora l’Italia ha fatto propria solo la definizione di CE regionale e che esistono dei limiti come quello dei 200 kW e della prossimità geografica.
Le novità normative
Ma in merito, l’ad di Rse, Maurizio Delfanti, ha tenuto a precisare che i limiti a cui ci si riferisce sono relativi alla legislazione temporanea e che i cambiamenti in atto della normativa attuale e futura contemplano: impianti di generazione da fonte rinnovabile di potenza che passerà da 200 kW a 1 MW. Inoltre, nel caso dell’autoconsumo collettivo, tutti i consumatori sono localizzati nello stesso edificio o condominio. Nel caso delle comunità di energia rinnovabile (Cer), i punti di immissione e prelievo di energia dovranno essere connessi sulla rete in media tensione, sottesa alla stessa cabina primaria.
Il ruolo attivo della ricerca
Ogni realtà istituzionale e di ricerca avrà un ruolo nello sviluppo delle comunità energetiche: la fondazione Enel ad esempio, si mette a disposizione come piattaforma di conoscenze, anche attraverso le sue partnership, come quella con Legambiente, con cui hanno appena prodotto una pubblicazione sul tema delle CE. “Il loro sviluppo può diventare una grande sfida che rappresenta un nuovo modo di coinvolgere i cittadini durante la transizione, proponendo la partecipazione alla produzione e una maggiore attenzione all’uso efficiente dell’energia, e questo è già un buon motivo per incentivarle”, ha affermato Giuseppe Montesano, deputy director Enel Foundation.
Così Enea, che da circa tre anni ha lanciato un progetto di sviluppo delle comunità su cui lavorano 25 persone, con la strategia di costruire insieme un framework istituzionale e tecnologico per aiutare le CE a crescere, innanzitutto facendo una simulazione, come avviene con il tool Recon. Enea ha anche sviluppato due piattaforme complesse che permettono di confrontare i propri profili di consumo, oltre a queste, sta attualmente sviluppando un’altra piattaforma, basta su token sia dell’energia, che dei servizi sociali, per effettuare degli scambi all’interno di una comunità.
Un dubbio è stato espresso da Mauro Annunziato, responsabile della div. smart energy del dipartimento tecnologie energetiche e fonti rinnovabili di Enea, ovvero che con la nascita di tante CE forse c’è il rischio di creare tante isole, e allora è importante cercare uno standard, affinché si converga su di esso, per scommettere su una rete di CE e non sulla singola comunità, per quanto se ne debba preservare l’identità locale.
Le CE per combattere la povertà energetica
Alessandro Petruzzi di Federconsumatori ha sostenuto il ruolo che possono assumere le Associazioni consumatori, non solo deputato a gestire il contenzioso, ma anche ad acquisire competenze su un tema che può costituire uno strumento importante per combattere la povertà energetica, supportando i fragili veri e facendo sistema. Grazie alle CE infatti, si può risolvere il tema della povertà energetica in una forma democratica.
Petruzzi ha anche lanciato una proposta a Utilitalia per fare insieme una comunicazione mirata sui benefici delle CE, che è stata raccolta positivamente, data la volontà di favorire uno sviluppo più efficace delle comunità.
Alessandro Cecchi, membro giunta esecutiva di Utilitalia, ha sostenuto il ruolo centrale anche delle rinnovabili di piccola taglia per decarbonizzare e di nuove figure come gli aggregatori che andranno a crescere nel prossimo futuro, così come quello dei distributori che saranno sempre più dei facilitatori neutrali nella transizione ecologica. Infine, ha lanciato una riflessione sul fatto che si dovrà tenere conto degli accumuli e del loro sviluppo in un contesto di energia autoconsumata, in quanto le rinnovabili con accumulo consentono di avere percentuali di energia autoconsumata molto più elevata.
La scarsa consapevolezza dei cittadini italiani sulle comunità energetiche
“La consapevolezza dei cittadini italiani sul tema delle comunità energetiche è ancora scarsa, come emerge da un progetto internazionale che fa monitoraggio sull’implementazione delle CE in diversi Paesi”, ha affermato Lucia Ruggeri, direttrice della Scuola di specializzazione in diritto civile dell’Università di Camerino, rappresentante Ensiel. “Dai nostri questionari, continua Ruggeri, emerge una scarsissima conoscenza delle comunità energetiche e di concetti quali autoconsumo e prosumer. Le barriere alle CE che emergono dal nostro osservatorio sono diverse: l’eterogeneità dei componenti, il gap tecnologico e l’assenza di capacità di coinvolgimento. Utile sarebbe l’attività di drafting partecipativo, creando uno Statuto che venga condiviso e quindi coinvolgere al suo interno attività di formazione e informazione. Infine, condividere modelli cooperativi, non necessariamente come la cooperativa belga, ma utilizzando il nostro codice del terzo settore che ci può aiutare”.
Seppur con degli aggiustamenti che possono essere sempre apportati, sulla policy, sia per Eni che per Elettricità Futura, si sta andando nella giusta direzione. Secondo Andrea Zaghi, direttore generale di Elettricità Futura, “É positivo poter avere più impianti da 1 MW e non uno solo, e si sarebbe potuto osare anche con una taglia più grande di 1 MW. Inoltre, il parterre degli impianti si poteva estendere anche a quelli non solo rinnovabili, ma di microgenerazione, così da avere un’efficienza massima”.
La comunità energetica dell’anno
A chiudere la mattinata, l’assegnazione del premio come comunità energetica dell’anno alla Comunità collinare del Friuli e al Comune di San Daniele del Friuli. La regione ha elargito un finanziamento di ben 5,4 milioni di euro per realizzare decine di Cer nei prossimi anni.
Infine, il presidente di Arera, Stefano Besseghini, ha concluso elogiando l’iniziativa di Ifec e affermando che in quanto Autorità, si guarderà ovviamente ai risultati e, sulle criticità segnalate, tutto è superabile.
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