In periodo di pandemia il tema del mobility management, che prevede lo studio e la pianificazione degli spostamenti tra casa e lavoro, si è arricchito di nuovi stimoli, soluzioni che prima potevano essere considerate avveniristiche, ed elementi di analisi.
Mobility management: gli esempi
Agenzia delle entrate
Alcuni casi pratici sono stati presentati oggi durante l’evento digitale “Reti di mobility manager nel pubblico: strumenti e progetti in tempo di cambiamenti”, promosso da Ispra e Snpa. Romeo Piazza, mobility manager dell’Agenzia delle entrate, ha descritto l’articolato lavoro di coordinamento della rete composta da 85 mobility manager. “Fondamentale è la condivisione di informazioni”, ha detto, per il quale è molto utile l’uso di un software, messo a disposizione dalla stessa Agenzia, con cui intervistare i dipendenti di tutte le sedi. Questo serve a “definire il programma di spostamenti” e a stimolare nuovi interventi negli uffici. Ad esempio, l’installazione di rastrelliere, l’adozione di convenzioni con le società di trasporto pubblico locale, lo stimolo al car pooling in sicurezza.
Il problema, ha proseguito, è che spesso la persona che si occupa di mobility management in azienda non lo fa in maniera esclusiva, non ha un budget dedicato e non è sempre partecipativo. Invece, soprattutto l’analisi ai tempi del Covid-19, “è un’opportunità: la trasformazione che abbiamo delle modalità di spostamento, dalla penetrazione di veicoli elettrici alla costruzione di piste ciclabili, anche temporanee, può dare un ruolo maggiore alla utilità di mobility management”.
Istat
Un altro esempio importante è stato presentato da Patrizia Grossi, mobility manager dell’Istat dallo scorso luglio, che ha analizzato le differenti modalità e fasce orarie di spostamento tra i dipendenti. “Il 26,5 % dei dipendenti ogni giorno percorrono meno di 10 km, andata e ritorno, per raggiungere la sede di lavoro. Abbiamo situazioni critiche: il 3,2% dei dipendenti che percorrono fino a 600 km, l’1% oltre i 600. Più del 60% è abbastanza agevolato: ne percorrere al massimo 20 km”. Per quanto riguarda la modalità di trasporto quello pubblico locale è il preferito.
Anche secondo la Grossi è stato molto importante il confronto e la diffusione delle informazioni con gli altri mobility manager. “Roma Capitale si è fatta promotrice di una serie di tavoli tecnici interessanti concentratisi sulla gestione del Tpl, sull’estensione della rete ciclabile, sulle azioni per favorire la mobilità condivisa, in sharing e bus navette”. Le principali leve individuate sono state: il consolidamento del lavoro agile, l’organizzazione di bus navette e di car sharing e pooling.
Arpa Veneto
Ketty Lorenzet, mobility manager di Arpa Veneto, ha spiegato che la bicicletta è ancora poco usata dai dipendenti, si ferma al 15%, soprattutto perché “il tragitto da coprire è troppo lungo o non è considerato sicuro”. Fenomeno che riflette la situazione di molti dei lavoratori in tutto il territorio nazionale. C’è da sottolineare, però, che molte persone “si dicono disposti a cambiare mezzo se ricevono un incentivo”, ha aggiunto, ma ciò riflette la mancanza di una scelta etica e sociale. Tra le soluzioni indicate dalla Lorenzet per stimolare forme di spostamento a ridotto impatto ambientale: “avere permessi orari suppletivi, sedi Arpa più vicini a casa, punti di ricarica elettrica nella sede dell’agenzia, un ritorno economico della trasferta o un incentivo all’acquisto”.
Ispra
Sull’approccio comportamentale al mobility management si è concentrata Giovanna Martellato, mobility manager dell’Ispra, “perché è un facilitatore di scelte per la mobilità sostenibile”. “Non sempre prendiamo le nostre decisioni in modo consapevole – ha spiegato – ma seguiamo abitudini”. In questo senso è utile “considerare i meccanismi cognitivi, i fattori sociali e le attitudini”, queste ultime molto importanti perché “ogni volta che si propone un cambio viene messa in gioco una predisposizione mentale”. Per smuovere il cambio, ha aggiunto, si può far ricorso a una comunicazione con un linguaggio naturale e a dati riferiti alle persone.
Sostenibilità e intrattenimento
Nel corso dell’evento sono seguiti gli interventi dei mobility manager delle Università che hanno dato un altro punto di vista sulla gestione degli spostamenti: Maria Rosa Ronzoni per Bergamo, Matteo Colleoni per Milano Bicocca, Stefano Carrese per Roma Tre.
A chiusura anche gli interventi sugli strumenti del mobility manager d’area, con Andrea Pasotto di Roma Servizi per la mobilità, e sulla cassetta degli attrezzi per il mobility manager, di Valerio Piras di Euromobility.
Domenico Schillaci, fondatore di Muv, ha portato una ventata di freschezza e dimostrato che è possibile coniugare sostenibilità e intrattenimento. La start up e B-corp, finanziata da Horizon 2020, parte dall’assunto che “una mobilità più sicura e sostenibile è necessaria oggi”. Per costruirla bisogna “agire su due aspetti: cambiare le abitudini delle persone e i piani, il modo in cui le aziende e le amministrazioni pubbliche sviluppano le politiche di mobilità urbana”. Su Muv, ha assicurato Schilaci, si fanno entrambe le cose attraverso il gioco: “Si trasforma la mobilità sostenibile in uno sport tramite gamification”. La start up ha ricevuto la certificazione Iso 14064-2 nel 2019 per la CO2 risparmiata e mette a disposizione i dati raccolti a comuni, aziende, università che ne fanno richiesta. A riprova dell’importanza per il mobility management, ma non solo, dello scambio di informazioni e della chiarezza di comunicazione.
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.