Nuova vita per lo storico murale che, dal 2014, si trova nel piazzale della stazione della metropolitana di Rebibbia, a Roma. Il “Mammuth”, questo il nome dell’opera di street art, era stato realizzato da Zerocalcare nell’ambito della collaborazione tra l’azienda per la mobilità della capitale (ATAC) e l’Associazione italiana editori (AIE), con la curatela di 999 Contemporary. Ora, a quasi dieci anni di distanza, si è trasformato in un eco-murale grazie al restauro effettuato con l’uso di ecopitture fotocatalitiche e purificatrici d’aria.
Il potere della street art
A curare il restauro, promosso dalla stessa ATAC e dalla no profit Yourban 2030, è stata Maria Bressan, in arte Rosmunda. Una giovane artista friulana che dedica le sue opere al rapporto fra uomo e natura e crede fermamente che la street art rappresenti un efficace strumento per creare appartenenza, risollevando le città e i loro abitanti dal degrado.
Le città e lo sviluppo sostenibile
“La street art rappresenta un linguaggio in grado di collaborare e dialogare con il territorio attraverso processi di rigenerazione urbana”, conferma Veronica De Angelis, fondatrice di Yourban 2030.
“Oggi, parlare di sviluppo sostenibile significa parlare di uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere le generazioni future. L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite è la piattaforma a cui si ispira la nostra mission. Per questo, quando l’ATAC ci ha chiesto un intervento sul Mammuth di Rebibbia, abbiamo colto al volo l’occasione di lanciare una nuova idea: intervenire sulla street art non solo con nuove opere di riqualificazione urbana, ma anche applicando tecnologie sostenibili a quelle già esistenti”, conclude De Angelis.
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