Perchè il Pnrr dia davvero nuova linfa al nostro Paese ha bisogno del contributo della commissione Via-Valutazione impatto ambientale e Vas-Valutazione ambientale strategica. Attualmente è costituita da 38 commissari e opera in composizione plenaria e nelle due sottocommissioni, una per la Via e l’altra per la Vas. L’attuale commissione si è insediata il 25 maggio 2020 e ad oggi ha esitato 650 pareri.
Il ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, si è detto molto soddisfatto del lavoro dell’attuale commissione per l’accelerazione impressa, ringraziandola pubblicamente alla prima delle due giornate sugli Stati generali della Via e della Vas tenutasi online in data odierna. “Il fatto di dover installare 70 GW nei prossimi anni aumenterà notevolmente il carico di lavoro della commissione e rischiamo di perdere i soldi anche se uno solo dei progetti si ferma. L’Europa non ammette ritardi ingiustificati”, continua il ministro. “Velocizzare non significa allargare le maglie, la valutazione rimane rigorosa ma i tempi strettissimi ci impongono un vincolo. Tutti hanno sentito il cambiamento di passo e notato la forte accelerazione e la tempistica netta data ai progetti nuovi. Da 1.250 giorni il permitting si ridurrà ai 120 col decreto Semplificazioni. Oltre a scrivere un buon progetto bisogna essere in grado di farlo. Le misure poste in atto saranno rispettose dei tempi, quindi grazie al presidente della Commissione Via Vas, Massimiliano Atelli, dato che so quanto lavorano e lavorerann,o e sono a disposizione per fluidificare il lavoro per il tempo che rimarrò. Anche un solo giorno può essere importante, dato che dobbiamo far partire 1200 progetti, quindi per la prima volta, gli iter autorizzativi saranno celeri e compatibili con gli elevati standard europei”.
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Perché gli Stati generali della Via e della Vas
Il presidente Atelli ha spiegato il perché degli Stati Generali della Via e della Vas. Alla base c’è la scarsa conoscenza del lavoro svolto, che ha generato qualche diffidenza, oltre alla scarsa consapevolezza delle ricadute sul territorio in termini di opportunità, lavoro e ricchezza. “È un lavoro che sta in bilico tra il vecchio e il nuovo ed è un lavoro per cui ringrazio i 37 colleghi della commissione che stanno lavorando in mezzo a difficoltà di carattere burocratico, nonostante il supporto fondamentale di Ispra. Ringrazio il ministro che non ha mai fatto mancare sostegno alla commissione Via Vas e le quattro commissioni parlamentari, nostro punto di riferimento”.
La complessità della Via, dove aspetto tecnico e politico si fondono
Il presidente della Corte Costituzionale, Giancarlo Coraggio, ha ben spiegato la complessità della Via e della gestione del valore dell’ambiente, centrale in questo procedimento. Ha pertanto illustrato il caso dell’impugnazione da parte dello Stato di una legge della regione Molise, dove lo Stato ha perso, in quanto la Corte Costituzionale si è espressa per la non incostituzionalità della norma che prevedeva l’attribuzione alla Giunta regionale del potere di adottare la Via.
In questo caso, seppur l’ambiente sia di competenza esclusiva dello Stato dopo la riforma del Titolo V della Costituzione, i limiti delle competenze non sono definiti con assoluta chiarezza da parte del legislatore. Scelta, anche questa voluta, di lasciare un minimo di elasticità nella distribuzione delle competenze.
La sentenza mette sostanzialmente in evidenza la complessità della Via, valutazione che secondo la sentenza “a verifiche di natura tecnica circa la compatibilità ambientale del progetto, possono affiancarsi e intrecciarsi complesse valutazioni che assumono indubbiamente un particolare rilievo politico”.
Quindi, ha affermato il presidente Coraggio, è “proprio la varietà degli interessi che entrano in gioco e la pluralità delle valutazioni e la commistione fra profilo tecnico e profilo politico che giustifica in questo caso una certa elasticità della scelta legislativa, e sottolineo questo aspetto, anche in considerazione del fatto che in una sentenza molto più recente del 2021 si è verificata la vicenda opposta, in cui cioè, sempre la regione Molise aveva attribuito il potere, in questo caso, agli organi tecnici. E, la Corte Costituzionale ancora una volta ha detto che ciò non è incompatibile con la disciplina della Via. Quindi in entrambe le sentenze, non si esclude l’intervento del legislatore regionale, che non contrasti con i principi fondamentali espressi dalla legislazione dello Stato. Pertanto, il dato di fondo di questa sentenza è la valorizzazione dell’attività amministrativa: in entrambi i casi la Corte salva la legge del legislatore perché il cuore del problema è che quando si valuta l’impatto ambientale ci si trova in una situazione di seria e approfondita istruttoria tecnica che il procedimento amministrativo garantisce”, ha concluso il presidente.
Le infrastrutture del futuro: ferrovie e porti sostenibili
Abilitare nuove connessioni che toccano la vita delle persone per generare valore durevole nel territorio secondo un’ottica di infrastruttura sostenibile e rispetto del contesto storico e culturale. Questi sono alcuni degli obiettivi che FS italiane, come spiegato dall’ad Luigi Ferraris, perseguirà entro il 2026 per ammodernare la rete e il trasporto su gomma. I treni oramai sono il vettore preferito anche all’interno dei porti, un mondo in trasformazione, come ha affermato Zeno D’Agostino, presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico Orientale: “430 milioni di fondi Pnrr che entrano nel nostro caso su vari progetti. La sostenibilità è la caratteristica fondamentale dell’allocazione di queste risorse e noi oggi siamo al 56% di utilizzo di ferrovia da parte del porto di Trieste, percentuale in crescita. Quindi, con i fondi del Pnrr potenzieremo ulteriormente. Altro tema, non si parla più di porti tradizionali ma si parla sempre più di un hub energetico: produzione di energia ed elettrificazione delle banchine che stiamo portando avanti, nonché riconversione di queste aree in ottica sostenibile”.
Il coinvolgimento delle Regioni nelle valutazioni di impatto ambientale
Massimiliano Fedriga, presidente Conferenza Stato-Regioni, ha affermato di riscontrare un cambio di passo e di dover mettere insieme le capacità e le sfide di un Paese che deve tornare competitivo, al di là delle semplificazioni. Ha ricordato che le Regioni hanno un impegno importante ma che ogni ente pubblico si deve assumere le sue responsabilità. L’ambiente va tutelato anche individuando, norma per norma, le complessità sulle quali le Regioni non riescono ad intervenire.
Il parere della politica
Anche Gianni Girotto, presidente commissione attività produttive del Senato, si è detto soddisfatto del lavoro della commissione che sul repowering ha evaso il 100% dei progetti esaminati sull’eolico on-shore. La transizione rimane una priorità e le comunità energetiche rinnovabili costituiranno un ulteriore strumento che implica tutti i processi dal basso. Inoltre, secondo il senatore Luciano D’alfonso, presidente Commissione finanze del Senato: “Dovremmo ora riuscire a distribuire sul territorio un riordino culturale, dovremmo formare i Rup (Responsabile unico del procedimento), affinché siano dentro la struttura di decisone pubblica. Un’opera infrastrutturale non basta desiderarla, bisogna fare in modo che il personale di tutta la filiera pensi convergentemente e bisognerebbe prevedere dei meccanismi premianti per le amministrazioni”.
Alessia Rotta, presidente Commissione ambiente della Camera, ha detto: “Il diritto amministrativo deve avere prevalenza sul giudizio politico (…), ma è importante fare tesoro dell’esperienza fatta e restituire una prospettiva che tutti devono avere, cioè far diventare le Commissioni come uno spazio di confronto aperto. Abbiano cercato di sciogliere i nodi, ma con regole giuste che dessero soddisfazione a tutti e in nome di un rigore necessario che non deve essere percepito come ostativo”.
Il punto di vista delle aziende del settore energia su Via e Vas
Il settore idroelettrico, pur producendo il 40% di energia rinnovabile ed essendo la più stabile tra le rinnovabili ed estremamente flessibile grazie agli accumuli, è assoggettato a regime concessorio e subisce squilibri ai fini degli investimenti e della durata delle concessioni stesse. “Noi viviamo una fase molto delicata ed esiste una balcanizzazione del quadro normativo perché manca una regia nazionale. A nostro giudizio, è urgente intervenire per mantenere questa fonte, ma non è scontato, gli impianti hanno una vita media di 74 anni che ha la necessità di essere mantenuta e non dispersa, invece purtroppo il comparto è a rischio e le criticità vanno affrontate”, ha sottolineato l’ad di Cva Giuseppe Argirò. Tra le criticità, continua Argirò, “il permitting per il quale serve un’azione di sistema rispetto al contesto che stiamo vivendo in ambito energetico, c’è un’insufficienza dello sforzo normativo. Quindi occorre: attivare una rivoluzione culturale e ambientale anche autocritica del sistema produttivo ed elevare il livello di qualità progettuale, soprattutto in materia di Via non possiamo investire su progetti che partono già con un deficit qualitativo. Io propongo per esempio un sostanziale processo di delegificazione del repowering, che se non attivato in questo ambito, rischiamo di non cogliere il trend che si sta delineando in ambito di decarbonizzazione”.
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Concorde Gruppo Enel che, come dichiarato dal presidente Carlo Tamburi, sostiene si debba investire maggiormente nell’idroelettrico. Non solo, per realizzare la transizione bisogna puntare sia sul geotermico che sulla produzione di energia dai rifiuti. L’obiettivo è l’elettrificazione dei consumi, tanto più se l’energia è prodotta con fonti rinnovabili, a cominciare dalla mobilità elettrica privata e pubblica.
Eni, come raccontato dall’ing. Giuseppe Ricci, DG Energy evolution, è nel pieno della transizione, non solo dei processi ma anche dei prodotti. “Noi siamo in tutti i settori della transizione e in tutte le tecnologie low-carbon per raggiungere gli obiettivi della neutralità carbonica. Tecnologie low-carbon legate a biocarburanti e Ccs ad esempio ma c’è tutto il tema della riconversione dei siti industriali dove si manifesta meglio il concetto di sostenibilità integrata, quindi economica ma anche sociale. Qui, la commissione Via Vas può ben comprendere che sono processi di trasformazione più nuovi e complicati come la conversione in bioraffinerie. (…) Il nostro auspicio è che la Commissione abbia un ruolo di coordinamento tra le varie direzioni anche nella valutazione del Sin (Siti di interesse nazionale) e dei siti industriali esistenti perché la trasformazione è diversa e ci confrontiamo con qualcosa di più nuovo”.
Edison, presente con l’ad Nicola Monti, ha esplicitato la volontà di realizzare progetti in coerenza con l’amminsitrazione locale. Proprio per questo, realizzare gli obiettivi nazionali prevede che si crei sinergia a livello locale.
Infine, l’ad di A2a, Renato Mazzoncini ha ricordato di essere in attesa dell’esito della documentazione di Via e di Vas per convertire a gas le sue tre centrali, di cui ad oggi due a carbone e una a olio combustibile. Gli investimenti complessivi ammontano a 19 miliardi di euro per i prossimi nove anni, a prescindere dal Pnrr, per impianti a biometano e termovalorizzatori, reti gas e reti acqua.
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