In occasione della Giornata Mondiale della Protezione dei Dati che si celebra oggi, 28 gennaio 2025, la Fondazione per la Sostenibilità Digitale ha presentato il nuovo Rapporto Privacy e Sicurezza. Il documento mette in luce un panorama italiano caratterizzato da una consapevolezza spesso superficiale sull’importanza della protezione dei dati personali, evidenziando con significative differenze tra grandi città e piccoli centri.
Stando ai dati: quattro italiani su dieci si dichiarano indifferenti o ignari del problema della privacy, mentre uno su quattro riconosce la rilevanza di una riforma nell’era digitale. Tuttavia, la sensibilità verso il tema cresce nei grandi centri urbani, dove il 30% della popolazione ritiene prioritario ridefinire il concetto di privacy, contro il 19% nei piccoli comuni.
L’importanza della privacy in un mondo digitale sempre più pervasivo
“La sostenibilità digitale non può prescindere da una gestione responsabile dei dati personali” ha dichiarato Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale.
Urgente quini garantire agli utenti un controllo reale sui propri dati, prevenendo un aumento di abusi e utilizzi impropri in un mondo dove la distinzione tra reale e digitale è ormai sfumata. Il presidente ha infine evidenziato come sia essenziale che cittadini e istituzioni collaborino per tutelare la privacy in un contesto dove la vita quotidiana è sempre più intermediata da piattaforme digitali.
Queste dichiarazioni sono evidenti nei dati che mostrano un tasso di inconsapevolezza abbastanza elevato nella popolazione, segno che il tema della privacy nel mondo digitale non è sufficientemente sponsorizzato: la protezione della privacy è ritenuta una priorità dal 34% degli intervistati, mentre il 20% non la considera tale.
Tuttavia, le opinioni variano notevolmente tra Grandi e Piccoli Centri: nelle aree urbane, il 45% riconosce l’importanza della privacy, con solo il 14% in disaccordo; nei piccoli comuni, invece, soltanto il 22% considera la privacy una priorità, mentre il 27% la ritiene di scarsa rilevanza.
Social network: potere percepito e regolamentazione
Il rapporto evidenzia che quasi il 70% degli italiani considera i social network come Facebook, Google, TikTok e Snapchat strumenti con un potere eccessivo. Tuttavia, solo il 22% degli intervistati ritiene necessaria una regolamentazione più severa, con una maggiore concentrazione di favorevoli nei grandi centri (29%) rispetto ai piccoli comuni (16%).
Questa disparità riflette una diversa percezione del ruolo delle piattaforme: nei piccoli centri, il 62% degli intervistati si fida delle regole interne adottate dai social, mentre nelle città la metà della popolazione richiede un intervento più deciso per limitarne l’influenza. Non solo, nei grandi centri il 31% ritiene che i social abbiano un grande potere mentre nei piccoli solamente il 15%.
Le opinioni tra i diversi gruppi analizzati risultano in gran parte allineate, con una percentuale di accordo sull’influenza dei social compresa tra il 52% e il 59%. Tuttavia, la fascia dei meno digitalizzati e meno attenti alla sostenibilità, in particolare nei Piccoli Centri, evidenzia una consapevolezza significativamente inferiore: solo il 5% riconosce l’elevato potere delle piattaforme. Questo dato sottolinea una marcata disconnessione culturale e una scarsa esposizione a queste dinamiche.
Responsabilità e attenzione alla privacy altrui
Un altro dato significativo riguarda la responsabilità individuale nella pubblicazione di contenuti online. Solo il 24% degli italiani dichiara di prestare sempre attenzione alla privacy altrui, con ancora una volta percentuali più alte nei grandi centri (31%) rispetto ai piccoli (17%). Inoltre, il 56% dei cittadini delle grandi città ritiene che la responsabilità per i contenuti sui social ricada sugli utenti stessi, mentre nei piccoli centri prevale la fiducia nello Stato come garante del controllo.
Privacy e personalizzazione dei servizi digitali: un equilibrio incerto
Gli italiani mostrano opinioni contrastanti anche sul rapporto tra privacy e personalizzazione dei servizi digitali. Nei grandi centri, il 52% respinge l’idea che la personalizzazione possa prevalere sulla tutela dei dati personali, un segnale di maggiore consapevolezza rispetto ai piccoli comuni, dove l’incertezza culturale sembra prevalere. Infatti, i 45% degli italiani considera la privacy “poco o per nulla” sacrificabile rispetto alla personalizzazione dei servizi digitali, ma nei Piccoli Centri questa percentuale si riduce al 39%, mentre il 50% opta per una posizione intermedia, dichiarando che la privacy è “abbastanza” sacrificabile. Questo dato riflette ancora una volta un’incertezza culturale e una scarsa comprensione di quella che è l’importanza della privacy nel moderno mondo digitale nei piccoli centri.
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