GET 2024: è cominciato a Milano il Global Energy Transition Congress

All’introduzione di Tony Blair è seguita una tavola rotonda con i Ministri dell’Energia dei Paesi in via di sviluppo, fra cui l’Azerbaigian che ospiterà la COP29

A moderare la sessione di apertura del Global Energy Transition (GET) Congress and Exhibition, il primo luglio 2024 a Milano, è stato Nik Gowing, fondatore dell’organizzazione Thinking the Unthinkable. Pensare l’impossibile rappresenta un po’ l’obiettivo di GET, forum mondiale che mira a connettere i settori dell’energia a basse emissioni con le industrie hard-to-abate per accelerare la transizione energetica attraverso azioni concrete.

GET 2024
Nik Gowing. Foto di Elisabetta Scuri

“Le temperature globali e i fenomeni meteorologici estremi stanno aumentando e impattando miliardi di persone. Dobbiamo costruire il sistema energetico del futuro, con una transizione equa che assicuri l’accesso universale all’energia pulita”. Queste le parole di Christopher Hudson, presidente dell’area energia di dmg events, società organizzatrice dell’evento.

A GET24 anche Pichetto Fratin e Kerry

Fino al 3 luglio, GET accoglierà presso il Milano Convention Centre circa trecento CEO e Ministri, fra cui Gilberto Pichetto Fratin; più di duemila delegati, fra cui l’inviato speciale per il clima della Casa Bianca, John Kerry; duecento aziende espositrici e 16mila visitatori.

Coinvolgerà in oltre settanta conferenze i rappresentanti dell’ecosistema emergente della transizione energetica, uniti per accelerare la condivisione delle buone pratiche e la nascita di collaborazioni volte a sostenere le riforme necessarie al raggiungimento della neutralità climatica.

L’intervento di Tony Blair

“Il clima sta cambiando ovunque. Abbiamo i mezzi per affrontare questa sfida a livello politico, ma serve una migliore organizzazione. Dobbiamo assicurarci che le politiche siano allineate agli obiettivi. Gli investimenti nell’energia pulita sono aumentati notevolmente, ma la maggioranza è destinata ai Paesi sviluppati”, ha dichiarato Tony Blair, già primo ministro britannico e direttore esecutivo del Tony Blair Institute for Global Change. “La finanza gioca un ruolo fondamentale; la sfida è indirizzare i finanziamenti verso i Paesi in via di sviluppo. Anche la tecnologia è altrettanto importante: questi due fattori insieme possono assicurare una crescita sostenibile”.

Nel 2022, come svelato dall’IRENA, l’80 per cento dei finanziamenti è rimasto concentrato in sole 25 nazioni. Questo si è tradotto in risultati concreti: sebbene la capacità rinnovabile installata abbia raggiunto un nuovo record nel 2022, con 424 watt pro capite a livello globale, al momento i Paesi sviluppati (con 1.073 watt pro capite) risultano avere una capacità installata 3,7 volte maggiore rispetto ai Paesi in via di sviluppo (con 293 watt pro capite). E ci sono ancora 685 milioni di persone senza accesso all’elettricità, prevalentemente nell’Africa sub-sahariana.

Le parole del Ministro azerbaigiano Shahbazov

Alla sessione di apertura è seguita una tavola rotonda con i Ministri di alcuni Paesi in via di sviluppo. Il primo a prendere la parola è stato Parviz Shahbazov, Ministro dell’Energia dell’Azerbaigian, che a novembre ospiterà la ventinovesima conferenza sul clima delle Nazioni Unite (COP29). “Vogliamo dimostrare il nostro impegno a passare dai combustibili fossili alle energie rinnovabili, fra cui l’eolico offshore nel Mar Caspio. Vogliamo creare corridoi per il trasporto di elettricità pulita e gas verdi fra l’Asia e l’Europa. La nostra strategia è allineata all’agenda climatica globale”.

Segnaliamo che, a marzo 2024, WindEurope ha siglato un protocollo d’intesa con l’agenzia azerbaigiana per le energie rinnovabili, confermando l’interesse dell’UE a rafforzare le sue relazioni con il Caucaso. “Il 2024 è l’anno della finanza climatica”, ha poi confermato Shahbazov riprendendo le parole di Blair, “e sappiamo che alla COP29 avremo delle grandi responsabilità”.

È poi intervenuto Musadik Malik, Ministro dell’Energia del Pakistan, fra le nazioni che stanno subendo le conseguenze peggiori della crisi climatica: ricordiamo che, nell’estate 2022, l’area è stata colpita da inondazioni e smottamenti che hanno causato più di 1.700 vittime, oltre a migliaia di migranti climatici. “I Paesi che hanno inquinato per anni ora pretendono che diventiamo climaticamente neutrali senza supportarci. Serve maggiore equità, servono uniformità nelle decisioni e negli investimenti”, ha commentato Malik.

La transizione energetica in Africa

È stata poi la volta dei Paesi africani, rappresentati da:

  • Christopher Keikura Vandy, presidente della Commissione parlamentare sull’energia della Sierra Leone, che ha confermato come l’Africa e le aree rurali non vadano lasciate indietro. Un caso di successo è quello delle mini grid installate grazie al progetto RREP;
  • John Sanie, Viceministro dell’Energia del Ghana, che, con il suo Energy Transition and Investment Plan, mira a raggiungere la neutralità climatica entro il 2060;
  • Antonio Manda, segretario permanente presso il Ministero dell’Energia del Mozambico, che ha parlato delle sinergie fra gli Stati africani, discutendo della possibilità per il suo Paese di continuare a fornire energia idroelettrica al Sudafrica;
  • Doris Uzoka-Anite, Ministra nigeriana dell’Industria, del Commercio e degli Investimenti, che ha parlato della questione del gas, di cui la Nigeria è ricca. È anche la prima nazione africana che abbia emanato apposite norme per ridurre le emissioni di metano nel settore energetico.
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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.