L’elettrico conviene davvero? Alla luce della crisi di liquidità e del calo drastico dei passeggeri per l’emergenza Covid-19, gli operatori del trasporto pubblico locale tornano a riflettere su quale sia oggi la risposta più efficace. Con una perdita economico-finanziaria per il 2020 che si aggira su 1,5 miliardi di euro l’obiettivo è trovare il carburante più conveniente che oggi si conferma il gas naturale.
Lo studio su gas e trasporto pubblico
Lo studio presentato da Riccardo Genova dell’università di Genova durante il web in air “Il punto sul gas naturale per il Tpl” (29 maggio 2020) del Mobility innovation tour 2020 ha evidenziato la forte competitività del gasolio nel Tpl rispetto all’elettrico. Nel raffronto tra tutte le alternative tecnologiche esistenti, “i costi del metano e dell’elettrico sono i più bassi, quelli dell’idrogeno più elevati”, ha spiegato. Valutando i pro e i contro il gasolio spicca per la sua flessibilità e per la bassa spesa destinata all’acquisto di bus, all’infrastruttura e al carburante. Il grande svantaggio resta quello delle emissioni.
“Parliamo di circa 49 mila vetture in Italia, 41% in città e 59% nell’extraurbano. Quest’ultimo in termini di produzione di km ricopre la percentuale maggiore”, ha proseguito Genova. Quando si parla di transizione energetica non bisogna dimenticare quest’ultima porzione: “Il metano è ancora molto valido per servizi urbani e suburbani, il gas naturale liquefatto per l’extraurbano”.
Tpl a metano a Brescia
L’esempio concreto arriva da Brescia. “Per tornare al numero passeggeri del pre Covid-19 bisognerà impiegare almeno due anni”, ha commentato Marco Medeghini di Brescia mobilità, “sia per le misure di distanziamento che per il cambio di abitudini. Si sta andando verso il mezzo privato”. L’azienda, ha rimarcato Medeghini, è a favore degli investimenti sulla sostenibilità: “In 14 anni abbiamo risparmiato il 55% di carburante, pari a 35 milioni di euro, con l’acquisto di mezzi a metano piuttosto che a gasolio”.
Al momento non li reputa attuabili nel breve-medio periodo. Questo per diversi motivi: innanzitutto per i maggiori costi di esercizio e di investimento dell’elettrico rispetto al metano.
Poi per la mancanza di sostegni pubblici combinati all’assenza di obblighi normativi (almeno fino al giugno 2021) per l’inserimento di mezzi alimentati con carburanti alternativi.
Per il futuro biometano e gas naturale liquefatto
Sul metano convergono le speranze di tanti. Perché ha ottimi risultati in termini di “riduzione di particolato, CO2, NO2 e di riduzione dell’inquinamento acustico”, ha rimarcato Licia Balboni, presidente di Federmetano. E anche perché è una “tecnologia matura e fruibile”. L’emergenza sanitaria potrà dare nuova importanza al vettore energetico. La crescita esponenziale dei distributori stradali di Cng e Lng dal 2015 a oggi non si può ignorare. E la rete distributiva di Lng non si ferma nemmeno con l’emergenza: hanno aperto il 70° e 71° punto di distribuzione a Modena e Perugia. Altri 39 impianti sono in cantiere. “L’Italia è un’eccellenza in Europa. Potremmo arrivare al 2030 con il 15% del circolante a biometano, annullando le emissioni e sfruttando gli scarti e la Forsu”.
D’accordo sulla convenienza di questo carburante anche Fabrizia Vigo di Anfia, Massimo Santori di Iveco e Roberto Caldini di Scania. Le aziende del trasporto pubblico e non solo, guardano al gas naturale come scelta vincente.
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