Il 29 ottobre 2018 la tempesta Vaia distrusse in Italia oltre 42 mila ettari di bosco. Quasi 20 mila andarono perse in Trentino. Proprio questa terra è la prima a reagire. Per lanciare un messaggio positivo, di resilienza e rinascita, la Magnifica comunità di Fiemme, con sede a Cavalese nella Val di Fiemme, mostra i risultati ottenuti con la gestione sostenibile delle proprie foreste.
La Comunità della Val di Fiemme ha ottenuto la certificazione Fsc nel 1996 oltre alla
certificazione di Catena di custodia (chain-of-custody) Fsc, la certificazione
delle fasi successive di lavorazione e trasformazione del prodotto, volta a garantire la
rintracciabilità del materiale legnoso certificato. Traduce i propri risultati in: sequestro di carbonio, conservazione della biodiversità, garanzia della qualità dell’acqua e dell’aria e promozione di servizi turistici rispettosi della natura circostante.
I risultati Fsc della Magnifica comunità di Fiemme
L’Italia, occorre ricordarlo, è stato il primo paese al mondo a realizzare la forma di certificazione Fsc per le foreste gestite in modo responsabile ed è costellata da comuni attenti a tutelare il proprio patrimonio culturale, storico e naturalistico. Il consiglio di amministrazione della Magnifica comunità di Fiemme ha deciso di affidare a Etifor, spin off dell’università di Padova, il compito di assistere il personale tecnico del proprio ufficio tecnico forestale nel verificare che venissero rispettati i requisiti richiesti dal nuovo standard nazionale Fsc in merito alla dimostrazione degli impatti positivi sui servizi ecosistemici.
È emerso che, ogni anno, i boschi della Val di Fiemme assorbono e accumulano 1.923.368 tonnellate di anidride carbonica, una quantità corrispondente alla CO2 emessa da più di 325.000 persone nello stesso periodo di tempo. È emerso anche che l’ente mantiene elevati livelli di biodiversità, prevenendo al contempo fenomeni di erosione del suolo e garantendo la salubrità e la qualità delle acque. Infine il patrimonio ambientale è reso accessibile grazie a diversi beni e servizi: oltre a 200 km di sentieri costantemente mantenuti agibili, sono da citare percorsi tematici, conferenze, consulenze di esperti ed eventi espositivi.
“Oltre a versanti e crinali, Vaia ha lasciato nudi alcuni nervi del tessuto economico e istituzionale italiano”, spiega a Canale energia Diego Florian, direttore Fsc Italia. “In primis, ci siamo dimenticati di essere un Paese forestale: abbiamo abbandonato le comunità e le attività produttive, spesse volte troppo piccole per competere con ditte straniere attrezzate e con capitale disponibile; siamo diventati tra i maggiori importatori di segati e legna da ardere, nonostante i nostri boschi siano cresciuti quasi del 6% nell’ultimo decennio. Abbiamo pensato che, tutto sommato, il bosco sarebbe rimasto lì ad aspettare: in fondo, gli alberi hanno le radici, e di sicuro non scappano”.
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Invece, evidenzia Florian, occorre sempre trovare strumenti utili per migliorare la resistenza e la resilienza delle aree boscate. Questo ha spinto la comunità “a promuovere con ancora più forza i benefici connessi alla valorizzazione dei servizi naturali forestali: funzioni come il sequestro e lo stock di CO2, o la conservazione della biodiversità e del suolo, o ancora la salvaguardia delle fonti idriche e degli spazi dedicati ad attività turistiche e ricreative sono indispensabili per garantire il prosperare delle comunità, ma anche per arginare eventi atmosferici sempre più imprevedibili e sempre più estremi”.
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