L’uso di soluzioni digitali nel settore energetico è un fenomeno che porterà a una radicale e duratura trasformazione del comparto nell’arco dei prossimi decenni. Un cambio di paradigma che richiede nuovi modelli di business in grado di valutare tutte le implicazioni di questo nuovo trend. È questa la fotografia tracciata dal primo rapporto che la IEA (International Energy Agency) dedica al binomio digitalizzazione/energia con cui oggi apriamo l’ultimo numero di e7, il settimanale di QE.
Molte sono le tecnologie coinvolte, sopratutto per integrare e gestire la mole di dati che si produce e per migliorare tempestività e sicurezza del settore. Ne parliamo su e7 con Sara Di Mario, Responsabile Operations EF Solare Italia.
Non solo rinnovabili
Non solo rinnovabili, la digitalizzazione tocca tutti i comparti industriali, ne è un esempio la centrale termoelettrica di Candela, in Puglia, in cui Edison ha siglato un accordo con General Electric. Digitalizzazione che, come spiega Mario Cincotta, General Manager gas plants power services Europe di GE, “non solo è una questione di software, ma anche di sviluppo delle macchine”.
La gestione delle grandi moli di dati sono “essenziali”, secondo Giovanni Coppini, Direttore divisione Ocean predictions and applications del CMCC, anche nello sviluppo del potenziale dell’economia marittima per il conseguimento degli obiettivi 2020, nell’ottica di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.
Fusione nucleare
Voltiamo pagina e parliamo di fusione nucleare, a pochi giorni dalla scelta del sito per la definizione del Divertor Tokamak Test Facility (DTT), il progetto da 500 milioni di euro (tra fondi pubblici e privati) per creare in Italia un’infrastruttura strategica di ricerca su questa tecnologia. Su e7 l’intervista al Prof. Umberto Minopoli, Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare, e il punto su i nove siti candidati.
Effetti dei cambiamenti climatici sull’ambiente alpino
Studiare gli effetti dei cambiamenti climatici sull’ambiente alpino analizzando la composizione dell’acqua di scioglimento dei ghiacciai. È lo studio sinergico dei due progetti Glori e Sediplan, coordinati dal Prof. Francesco Comiti, titolare della cattedra di Gestione dei rischi naturali e dei corsi d’acqua montani della Facoltà di Scienze e Tecnologie – Università di Bolzano, che, su e7, spiega tipologie di analisi e valutazione dell’impatto climatico. I sedimenti che vengono mobilizzati in estate dallo scioglimento dei ghiacciai inoltre rappresentano un potenziale rischio perché “oltre a depositarsi sul fondo dei fiumi, con volumi e velocità sempre maggiori, si posano nei serbatoi idroelettrici”.
Chiudono il numero le consuete rubriche “Visto su”, “News aziende” e “Calendario eventi”.
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