“Il deficit infrastrutturale preoccupa, finalmente” sottolinea Barbara Marinali, vice presidente Utilitalia nel corso del convegno “Investimenti per la sicurezza idrica e il clima che cambia” all’interno degli appuntamenti “I Quaderni del Bluebook” organizzato da Utilitatis e Utilitalia presso la sede dell’ente. “Stiamo ora portando tutti in modo responsabile e collaborativo su investimenti che forse, per la prima volta, non sono più divisivi”.
E’ questa una dei successi maggiori, secondo la vice presidente: aver trovato dei punti di convergenza su investimenti, dispersione, sicurezza reti, tariffa orientata a solidarietà di rete per territori che si vanno spopolando.
“Un pò come l’aria che respiriamo l’acqua è sempre stata data per scontata” ora si sta comprendendo che non è così e che può incidere anche su scelte politiche come dare destinazione agricola o civile a determinate realtà.
“La riduzione delle perdite sulla rete è la priorità“, ma per contrastare la crisi climatica servono nuovi invasi e interconnessione tra le reti. “Le interconnessioni sono essenziali” sottolinea Marinali e necessitano di investimenti costosi. Molto è stato fatto anche grazie al React Eu ma serve un periodo di accelerazione. “Questo non è un settore in cui fare tutto con investimento di privati e tariffa”. C’è bisogno di un importante stanziamento pubblico.
In questo “serve avere una normazione organica che definisca il ruolo di tutti“, e qui Utilitalia chiede il supporto di Cnel, nella istituzione di un organismo che abbia il compito di mettere tutti intorno a un tavolo e ordinare competenze e via libera di tutti. Su cui serve un intervento strutturale e continuativo.
Renato Brunetta, presidente CNEL che rimarca il ruolo dell’ente sia essere “la casa dei corpi intermedi e ha potere di iniziativa legislativa e presentarla al Parlamento“. Per cui suggerisce anche iniziative in apparenza piccole e circoscritte possono dare grandi risultati più delle leggi quadro che rischiano di avere tempi molto lunghi. Inoltre ricorda come “La manutenzione è più importante dell’investimento, ma l’investimento porta consenso. La manutenzione è un impegno costante” anche difficile da portare avanti. “Per questo è importante agire su questo fronte” .
“Dobbiamo guardare a un piano invasi dal nord al sud e pensare di pianificare sulla costa nazionale l’installazione di dissalatori”, assicura in chiusura lavori Enrica Mazzetti, membro VIII Commissione ambiente alla Camera. “Importante fare pianificazione e programmazione ma anche fare una valutazione su tutto ciò che sia necessario a livello territoriale“.
Le sfide degli investimenti contro la crisi idrica
“Le scadenze del Pnrr potrebbero anche rappresentare uno scoglio importante per il comparto” sottolinea Lorenzo Bardelli, direttore ad interim Direzione Sistemi Idrici di Arera, “In quanto non siamo abituati a investire normalmente anche perché un settore che non ha una capacità autonoma di avere qualità tecnica degli investimenti è poco attrattivo sia per il pubblico che per il privato”.
“Abbiamo creato le basi tecniche per consentire allo Stato di programmare investimenti su una base solida e pluriennale” assicura Attilio Toscano, struttura tecnica di Missione MIT. Tra cui varie misure in legge bilancio di quest’anno è stata già inserita una somma di 700 milioni di euro per investimenti nel settore idrico. Ma sottolinea come spesso accade che alcune realtà non abbiano la capacità di mettere a terra opere, anche tra le più semplici. Un approccio che va cambiato “perchè altrimenti la fiducia che il Ministero dà nell’assegnare dei finanziamenti viene a mancare”.
“E’ necessario quanto prima arrivare a un bilancio idrico” sottolinea Marco Casini, segretario generale dell’Autorità di Bacino dell’Appennino Centrale. Che ricorda come sia centrale anche agire sul recupero delle acque reflue e l’applicazione dei desalinizzatori, ma anche agire contro gli sprechi ad esempio delle acque grige del residenziale.
“Non ci dobbiamo fare illusioni gli interventi per la resilienza idrica non potranno fare leva solo sulla tariffa media” assicura Alessandro Mazzei, DG Autorità Idrica Toscana; mentre rispetto al Governance il DG auspica un’esenzione della regolazione anche agli altri aspetti dei consumi idrici. Azione su cui superare la dimensione locale degli enti di ambito anche potrebbe portare a un aumento della qualità della pianificazione e delle azioni. Così che gli Enti di ambito si possano “sganciare dalle normative degli enti locali”, guadagnando una autonomia di interventi maggiore e più efficace.
La best practices della Sardegna
“Il nostro distretto ha effettuato una scelta, vista la difficoltà di ricarica di acquedotti profondi agendo su sistemi di dighe e captazione di acque superficiali” ricorda Costantino Azzena DG Distretto Idrografico Sardegna, il che ha portato a una forte pianificazione che non ha comunque evitato momenti importanti di razionamento della risorsa idrica. Condividendo la sua esperienza di una scelta di un unico gestore del consorzio dighe a livello regionale a conferma delle proposte precedenti di traguardare le parcellizzazioni. Anche il controllo del bilancio idrico è stato uno strumento efficace.
I dati di Utilitatis
La disponibilità idrica è scesa del 20% rispetto l’ultimo ventennio. “Per questo il tema della tutela della risorsa è sempre più importante” sottolinea Francesca Mazzarella, direttore Fondazione Utilitatis. In questo contesto la frammentazione di gestione diventa un problema perché limita le economie di scala e l’efficienza del servizio.
“Nei prossimi 5 anni andranno in scadenza molte concessioni” questo potrebbe diventare secondo la direttrice della Fondazione un’occasione per consolidare e uniformare il servizio sul territorio.
- Fognatura e depurazione gli investimenti maggiori, stando alla direttiva Europea.
- C’è un divario territoriale importante tra nord e sud, su cui la stessa normazione può agire per colmarli.
- I fondi pubblici e contributi (FP&C), nel periodo 2021-2023 hanno raggiunto circa 2,4 miliardi di euro. Dato destinato a crescere a 5,1 miliardi includendo il periodo 2024-2025.
- Il contributo medio pro capite, in aumento da 17 a 33 euro, è particolarmente marcato nelle regioni centrali e meridionali. Un elemento che conferma l’effetto positivo degli strumenti finanziari straordinari, come il PNRR e il REACT-EU.
- L’incidenza media di fondi pubblici e contributi sugli investimenti lordi è del 68% al Sud e nelle isole, del 43% al Centro, del 35% al Nord Est e del 29% al Nord Ovest.
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