Nel report Climate change 2021, the physical science basis viene sottolineato in maniera esplicita che il cambiamento climatico è destinato a intensificarsi e che in tutto il Pianeta dovrà prepararsi all’aumento della probabilità di eventi estremi.
Le imprese hanno un ruolo fondamentale nel percorso dell’adattamento: tra il 2018 e il 2019, l’aumento di un grado ha indotto un calo delle performance del tessuto imprenditoriale italiano pari al 5,8% del fatturato e al 3,4 della redditività, misurata tramite l’indicatore Ebitda – Earnings before taxes, interest, depreciation and amortization.
Lo ricorda Imc group, nell’approfondimento divulgato sui rischi emergenti e sulle opportunità di resilienza che i management possono cogliere in questa sfida.
Sfida per le imprese
Alla Cop26 di Glasgow, una delle decisioni più rilevanti è stata quella di puntare a mantenere l’aumento di temperatura al di sotto di 1,5° dai livelli pre-industriali oltre che accelerare sull’installazione di fonti energetiche rinnovabili.
“Queste decisioni, non vanno solo a impattare sui diversi governi e sulle istituzioni delle singole nazioni ma conseguentemente anche nel mondo delle aziende”, si legge nell’approfondimento.
L’osservatorio Climate finance della School of management del politecnico di Milano, ha di recente presentato uno studio da cui emerge l’eterogeneità nelle reazioni dei diversi settori dell’economia nazionale dovute al cambiamento climatico: “Il settore delle costruzioni risulta essere quello maggiormente colpito, dal momento che l’aumento di un grado ha portato in un decennio a una riduzione del fatturato di settore di oltre il 16%. A seguire, il settore finanziario (11,8%) e le estrazioni (-10,4%), mentre il turismo e i trasporti risultano essere quelli meno danneggiati”.
Leggi anche Sfide dell’energy manager: “Cavalcare rivoluzione energetica e non subirla”
Cambiamento climatico e risk manager
L’approfondimento indica una soluzione: “La pandemia ha accelerato il processo di evoluzione e centralità di una figura emergente in ambito aziendale, quella del risk manager. Una posizione che, anche alla luce dell’attuale scenario geopolitico, ci fa riflettere sull’importanza di un ruolo che può permettere a un’azienda maggiore resilienza e lungimiranza”, indica Imc group.
Quella del risk manager è una figura in continua evoluzione: deve capire le priorità e le tendenze del momento. Proprio sulle tematiche legate alla sostenibilità sono emersi dati molto rilevanti, anche alla luce delle politiche europee che incentivano le aziende a essere più attente alle questioni ambientali. Secondo i dati, i risk manager italiani si confermano particolarmente virtuosi, rispetto ai colleghi europei: il 46% di loro, infatti, ricopre un ruolo specifico relativamente al presidio delle tematiche Esg e alla gestione dei rischi correlati, contro il 27% del resto d’Europa.
“Conseguentemente alla questione climatica e ai gravi effetti che potrebbe avere nell’ambito di un’azienda, è importante farsi affiancare dalla figura del risk manager ambientale”, consiglia la società di consulenza. “Questo professionista deve saper valutare il rischio ambientale e contestualizzarlo rispetto all’attività dell’impresa, effettuare analisi del potenziale impatto, confrontarsi con le altre funzioni aziendali e avere un orizzonte più ampio della propagazione del rischio, individuare coperture assicurative ad hoc, gestire le situazioni di emergenza attivando i programmi di risk management o piani di crisis management e monitorare nel tempo la loro evoluzione”, si conclude.
Leggi anche Cresce il ruolo dell’energy manager e aiuta a contenere il caro energia
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.