Le città del nord e del centro dell’Italia si impegnano a portare avanti la prospettiva green dell’UE che mira a rigenerare gli spazi pubblici e far fronte alla crisi climatica. Le regioni del sud continuano invece ad avere un andamento lento nelle performance ambientali quali inquinamento atmosferico, perdite idriche, mobilità, trasporti pubblici e raccolta differenziata, evidenziano inoltre un netto ritardo nella trasformazione digitale.
Lo rivela lo studio Smart cities e qualità dell’aria della Rome Business School, che fa luce su come la pandemia e l’attuale crisi geopolitica in Ucraina “abbiano accelerato la necessità di implementare le città con soluzioni ecologiche e tecnologiche al fine di mitigare l’inquinamento atmosferico e favorire un’economia sostenibile”, si legge nella nota stampa.
Milano, città più smart d’Italia
In vetta alla graduatoria delle 107 città smart più avviate si trovano Firenze, Milano, Bologna e Roma. Ciò nonostante, i livelli di inquinamento dell’aria delle realtà analizzate da Legambiente nel report Mal’Aria (2022), dimostra come nessuna al momento rientra nei parametri fissati dall’Oms. I livelli sono particolarmente preoccupanti nelle zone di Cremona e Venezia, che dovranno ridurre le concentrazioni del 79%, Milano del 74%, Roma 70%, Ferrara 69% e Bologna 66%, per rientrare nei limiti.
Il nord e centro Italia si confermano i territori maggiormente avanzati in progetti green. A dimostrarlo è Milano, che nella classificata globale delle città intelligenti (Imd Smart City Index) si posiziona al 22° posto, insieme a Bologna (18°) e Roma (77°): “Il capoluogo lombardo resta uno degli esempi più dinamici e proiettati verso il futuro del nostro Paese. Continua la realizzazione di nuovi chilometri di piste ciclabili, il miglioramento del trasporto pubblico e del verde urbano”, si legge nella nota stampa. Quest’ultimo viene indicato come fattore chiave nel contenimento dell’inquinamento atmosferico dei centri urbani: il posizionamento strategico degli alberi nelle aree urbane può raffreddare l’aria fino a 8°C, riducendo le esigenze di condizionamento dell’aria del 30%.
L’Emilia-Romagna è la regione più virtuosa in Italia nell’ambito della raccolta differenziata. Con il Piano regionale dei rifiuti 2022-2027, si è posta l’ambizioso obiettivo di raggiungere l’80% di differenziata ed il 66% per il riciclo dei rifiuti, oltre a voler ridurre il rifiuto urbano pro capite a 120 kg per abitante l’anno entro il 2027.
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Trasformazione e prossime sfide
Le smart cities e la trasformazione digitale nei servizi delle città sono definiti dallo studio un “fenomeno globale”. Tra i principali trend, in forte crescita si trovano:
- l’adozione e il perfezionamento di varie forme di partenariatopubblico-privato per velocizzare la diffusione di servizi innovativi che trasformino la vita nelle comunità urbane (tra le città più virtuose ci sono Copenaghen e Amsterdam);
- l’open innovation promossa da entigovernativi: in Italia il Mise sostiene lo sviluppo delle Case dalle tecnologie emergenti attraverso i progetti approvati e cofinanziati di Matera, Torino, Roma, Bari, Prato e L’Aquila per facilitare l’integrazione tra università, istituzioni, startup e player industriali;
- data governance e policies data-driven: apripista è Trento, che per gestire al meglio il servizio di monopattinielettrici condivisi ha sviluppato una piattaforma ad hoc per raccogliere dati, gestire il servizio e pianificarne l’evoluzione.
La sfida principale del Paese è quella di “colmare i gap ancora presenti in termini di politiche green ed efficientamento energetico, sfruttando i finanziamenti del programma Next Generation EU”, si legge nella nota. Uno dei target che vengono indicati nello studio è quello di pianificare al meglio il processo di riconversione ecologica dell’economia italiana affinché si raggiunga una maturità digitale nazionale, ma anche “mitigare il problema combinato dello spostamento dei cittadini dalle aree rurali a quelle urbane, e dunque della mobilità sostenibile, con quello della crescita veloce della popolazione mondiale”.
Si stima che la percentuale dei cittadini residenti nei grandi centri urbani potrebbe aumentare dal 55% ad un netto 68% della popolazione globale entro il 2050, “stressando ancora di più la necessità di un radicale ridisegno dei modelli di business”, viene evidenziato nella nota. Infine, “è chiaro che i centri urbani, responsabili del 70% delle emissioni di gas serra, debbano ridurre drasticamente i livelli attraverso dei servizi intelligenti accessibili a tutti i membri della comunità”, si legge in conclusione.
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