Città del futuro tra verde, high tech e sharing mobility

Nello sharing un primato italiano con Scuter

Le città secondo le Nazioni Unite saranno presto i luoghi dove vivrà più della metà della popolazione mondiale. Ma come saranno queste città e come ci si muoverà al loro interno? La sharing mobility prenderà definitivamente piede?

elettrolizzatoris sharing mobility
Foto di Gerd Altmann da Pixabay

La città del futuro quando la immaginano autori di fantascienza oscilla tra sfumature che vanno da una oscura Blade Runner a una verde anche se un pò inquietante e tecnologica di Cloud Atlas, passando da luoghi asettici e bianchi di Equals alla suddivisione in caste e stili di vita di Divergent. E potrei citare molti altri esempi, anche migliori, tra cui grandi classici. Ma come la immaginano le persone nella veste di cittadini?

Guardiamo alle attuali criticità e tecnologie a disposizione. Secondo un’indagine condotta per conto di Chaos, 47% degli intervistati concorda sul fatto che traffico e inquinamento siano le principali criticità nelle aree urbane, seguite dalla mancanza di parcheggi (35%) e dall’eccessiva rumorosità (31%).

Non è una novità anche per l’Italia che la qualità dell’aria sia un elemento critico, basta pensare alla recente cronaca in merito. Con essa si torna sempre sul tema della mobilità e dei riscaldamenti.

Una citta intermodale e interconnessa

Per l’inquinamento prodotto dagli edifici l’Europa si è espressa molto chiaramente con la Direttiva EPBD che però deve essere ancora recepita dai vari Stati, diverso è quello che sta accadendo in tema di mobilità.

Per ottenere una mobilità cittadina più pulita e meno stressante per i cittadini è da tempo che si parla di intermodalità.

La possibilità cioè di passare da un sistema privato e rigido: ho il mio mezzo e con quello copro distanze interne alla città; oppure ho la possibilità di muovermi con un mezzo pubblico, ma non raggiungo tutte le aree di mio interesse con facilità.

Arrivando a un sistema ibrido in cui si possano affrontare le distanze maggiori, magari con un treno. Muovendomi con un mix di mezzi pubblici e sharing, utilizzando il mezzo privato il meno possibile. Magari per spostamenti che esulano dalla routine quotidiana.

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Guida autonoma e sharing mobility

Su questo lo sharing ha rappresentato una grande rivoluzione sia nella modalità di spostamento sia nell’approccio al mezzo privato. Sempre meno giovani prendono la patente, in ottica di spostarsi in modo sostenibile e magari con uno monopattino o uno scooter.

Su questo le novità non mancano. Si parla molto di guida autonoma, anche se dietro le auto di Waymo, operative in alcune città degli Stati Uniti, è stato definitivamente svelato che ci siano due autisti che verificano la guida da remoto. Il che apre a nuove prospettive della guida intelligente, magari sarà occasione di duplicare posti di lavoro e farlo da remoto.

Sullo sharing invece le soprese non mancano mai. Dopo le contraddizioni dei monopattini tra chi li ama, chi li odia e chi cerca di irregimentarli, stanno tornando le proposte su due e quattro ruote.

Lo scooter per la sharing mobility che parla italiano

Tra queste possiamo vantare una realtà tutta italiana di Scuter.che non ha neanche bisogno del casco, perché di fatto dispone di cinture di sicurezza e cella di protezione. Mi riferisco al Mark V, di Scuter.

Si tratta del primo veicolo al mondo specializzato per lo sharing urbano: integrato con il proprio sistema cloud, elettrico, a lunga autonomia circa 100Km, leggero, sicuro e protettivo dalla pioggia. Nel complesso è un prodotto economico, agile nel traffico e immediato da parcheggiare, ma robusto per resistere ad atti vandalici ed uso intensivo.

Ideato e progettato dalla start up Scuter ha ricevuto l’omologazione da meno di due mesi, valida per tutta Europa, per cui è stata avviata la produzione in Italia.

L’azienda, ottenuta la certificazione, sta sviluppando una modalità ibrida di diffusione:
“In alcune città faremo noi stessi il servizio di sharing. In altre, faremo una sorta di franchising attraverso dei partner locali.” spiega a Canale Energia Gianmarco Carnovale, Ma sarà sempre tutto integrato nella nostra piattaforma software. Escludiamo la fornitura del solo veicolo. Un po’ come l’Iphone è imprescindibile dall’app store” conclude.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.