“Quando si tratta di idrogeno, non stiamo solo guardando a un nuovo vettore energetico. Stiamo osservando l’inizio di una rivoluzione nel nostro sistema energetico. E vedo l’Europa guidare quella rivoluzione”. Così la commissaria europea all’Energia Kadri Simson, intervenuta alla Conferenza sull’idrogeno dell’Europa centrale ed orientale, svoltasi interamente online, nel discorso che anticipa alcune novità importanti sull’idrogeno verde.
L’idrogeno verde per ridurre le emissioni del 55% entro il 2030
Oggi ci sono tre aspetti perfettamente allineati, afferma la Simson: le condizioni politiche, finanziarie e di mercato per diventare una superpotenza dell’idrogeno. Per questo il momento è favorevole alla crescita dell’idrogeno, la quale sarà orientata dalla bussola del green deal europeo. L’Europa sta già premendo sull’acceleratore: è leader nella produzione di elettrolizzatori e punta ad usare l’idrogeno in settori altrimenti difficili da decarbonizzare.
Il vettore di energia contribuirà a raggiungere una riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030 e la neutralità climatica al 2050. “A giugno presenteremo il pacchetto Fit for 55. Comprenderà un metodo di certificazione completo e garanzie di origine per l’idrogeno rinnovabile e a basse emissioni di carbonio. Per non parlare degli incentivi per aumentare la quota di fonti energetiche rinnovabili e pulite in tutti i settori”.
Nel frattempo, ha proseguito, “stiamo trovando la nostra via d’uscita dalla crisi Covid-19. E con il piano di ripresa e il nuovo quadro finanziario pluriennale per l’Europa, il più ambizioso mai realizzato dall’UE, abbiamo un’opportunità storica per gli investimenti verdi”.
I tre pilastri della Strategia Ue
La commissaria ha citato gli obiettivi fissati nella Strategia sull’idrogeno, lanciata lo scorso 8 luglio contestualmente all’Alleanza per l’idrogeno verde. La Strategia poggia su tre pilastri:
- aumentare rapidamente la produzione di idrogeno rinnovabile;
- abbattere i costi;
- stimolare la domanda in settori difficili da decarbonizzare.
Con l’obiettivo di installare 6 GW di elettrolizzatori entro il 2024 e 40 GW entro il 2030, ha aggiunto, ci sarà la possibilità di creare 10mila posti di lavoro lungo la filiera per ogni miliardo di euro di investimenti.
L’interesse dei paesi dell’Est Europa
I paesi dell’Est Europa guardano al vettore con grande interesse, ha ricordato. La Bulgaria ha annunciato un piano per sviluppare una roadmap per l’idrogeno; la Slovacchia ha fondato un Centro per le tecnologie a idrogeno; la Croazia sta preparando un programma nazionale per lo Sviluppo del mercato a idrogeno. L’area balcanica guarda all’idrogeno per accumulare l’energia rinnovabile, prodotta soprattutto attraverso l’eolico onshore e offshore.
Il Consiglio e il Parlamento europei stanno discutendo della possibilità di includere elettrolizzatori e infrastruttura per il passaggio dell’idrogeno nella rete transeuropea per l’energia Ten-E.
In contemporanea, ha concluso la Simson, “entro la fine di quest’anno lanceremo proposte per rivedere le regole al fine di creare mercati funzionanti per l’idrogeno e i gas decarbonizzati. Ciò significa che proporremo una revisione della legislazione sul mercato interno del gas in modo che possa facilitare l’assorbimento di gas decarbonizzati come il biogas o l’idrogeno rinnovabile, anche dalla produzione locale”.
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