Dagli Stati Uniti arrivano grossi investimenti sulle tecnologie di cattura CO2 con sei progetti scelti dal Dipartimento dell’Energia americano DOE, che per questi ha elargito 17,6 miliardi di dollari nell’ambito del bando federale “Novel and Enabling Carbon Capture Transformational Technologies”, pubblicato dall’Ufficio delle energie fossili.
Il fondo aiuterà a coprire i costi e le sfide relative alle tecnologie attualmente disponibili a livello commerciale di stoccaggio e cattura dell’anidride carbonica, cercando di implementarne lo sviluppo nelle centrali a carbone.
Due fronti d’azione
Gli aspetti da migliorare, spiega una nota del Dipartimento, includono una riduzione degli alti costi di capitale ed energia e, su un altro fronte, l’affidabilità e la flessibilità operativa delle tecniche oltre all’eccessivo uso di energia associato alle tecnologie operative esistenti. Due aree di interesse che saranno prioritarie nella gestione dei progetti selezionati, affidata al National Energy Technology Laboratory.
I progetti
Nello specifico, un progetto da 3,75 mld di dollari è centrato sullo sviluppo e test su piccola scala di un nuovo “solvente bifasico che favorisce il processo di assorbimento per la cattura del carbone post-combustione (BiCAP)” e sarà diretto dall’Università dell’Illinois. Si tratta di una soluzione con vantaggi di efficienza energetica caratteristici del passaggio di stato fisico, ma anche di bassi costi operativi e di materiale. Saranno anche validati i vantaggi tecnici del processo mettendo alla prova il sistema BiCAP in un ambiente di gas di scarico.
Un’altra iniziativa, del Gas Technology Institute (Illinois), riguarda lo sviluppo su piccola scala di un processo per la cattura di CO2 “pura al 95%”, basato su una membrana in ossido di grafene, ed è destinata alle centrali a “carbone polverizzato” o a gas naturale. Questa sperimentazione dovrebbe aumentare la convenienza nella cattura del gas dagli scarichi. Previsto un investimento di 3,64 mld di dollari.
Un terzo programma incentiverà lo sviluppo di “supporti isoporosi auto assemblanti” che migliorino le membrane per una cattura più conveniente dal punto di vista economico. Il produttore californiano Membrane Technology and Research creerà membrane composte per la riduzione dei costi. Il finanziamento richiesto è di 3,63 mld di dollari.
E ancora, l’organizzazione californiana SRI International studierà, tramite un fondo di 3,78 mld di dollari, un solvente a base di sali misti, utile sia per una riduzione dei costi che sulla “penalizzazione energetica”.
Un “assorbitore di disaccoppiamento cinetico e rigenerazione di solvente attraverso disidratazione delle membrane e trasferimento in una colonna di calore” sarà il fulcro di un altro progetto, della University of Kentucky Research Foundation, da 3,75 mld di dollari. Il processo potrebbe essere applicato ai solventi più avanzati, acquosi o non acquosi, e ai gas di scarico.
Sulla seconda area di interesse, quella sull’affidabilità e la flessibilità operativa delle tecniche e l’eccessivo uso di energia associato alle tecnologie operative esistenti, è stato portato avanti un solo progetto, basato su una tecnologia di pre-trattamento dei gas di scarico degli aerosol e atto a minimizzare le perdite di solventi nella cattura di CO2. I risultati saranno utilizzati per confrontare le performance e i costi di queste tecnologie con quelle attualmente disponibili per il pre-trattamento dei gas di scarico degli aerosol contenenti carbone. La proposta è dell’azienda Linde, LLC del New Jersey e vale 3,48 mld di dollari.
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